Toma Borsaro da imputato«Bambini ustionati costretti a rimanere in corsia Basta un milione e 850 mila»

Riunite sette diverse inchieste: avrebbe «intascato» 14 miliardi Riunite sette diverse inchieste: avrebbe «intascato» 14 miliardi Toma Borsaro: da imputato Ma oggi non sarà all'udienza Gli hanno persino consigliato di farsi assistere con il gratuito patrocinio, che lo Stato concede ai poveri: lui si dichiara spiantato. Riecco Gian Mauro Borsano, ultima professione conosciuta: export di polli congelati e di vecchi autobus Atm in Sierra Leone. E' venuto il suo giorno da imputato: oggi il gip Piera Caprioglio apre l'udienza preliminare contro l'ex di tante avventure: dalla presidenza del Torino Calcio al Parlamento. I pm Sandrelli, Avenati Bassi e Riccahoni gli contestano una sfilza di reati per sette diverse inchieste che sono state riunite. C'è tutta la vita di Borsano in quegli enormi faldoni: i dissesti delle Finanziarie Bolina e Ipifim, che prestava parte del denaro che riceveva dalle banche con lo sconto di cambiali firmate da chi chiedeva quei prestiti (quasi un gioco dell'oca). E poi le bancarotte di Gima, Miller & Benson, di società immobiliari, e il gran botto finale della Gazzetta del Piemonte, undici mesi di vita, un enorme deficit dichiarato di 50 miliardi. Borsano ha fatto sapere che in aula, stamane, non si presenterà. Motivo ufficiale: evitare una sgradita pubblicità, malgrado l'udienza si svolga in camera di consiglio, a porte chiuse. Ci sarà invece gran parte della sua corte (i commercialisti Moriondo, Lucattini, il braccio destro Ferracini, l'ex socio Sobrito, il fedelissimo Trapani e altri ancora) che risponde di concorso in vari reati: bancarotta fraudolenta, falso in bilancio, frode fiscale. E quello che dovrebbe, ancora oggi, bruciare di più all'ingegnere»: l'appropriazione indebita di denaro del Torino Calcio. In particolare, i pm gli contestano di essersi messo in tasca i 14 miliardi in nero avuti da Juventus e Milan per cedere loro rispettivamente Dino Baggio e Lentini. Per la seconda operazione Borsano ò indagato a Milano per concorso nel falso in bilancio della società rossonera. «Denaro che finì in parte nella campagna elettorale di Borsano, nel 1992 - ammette il suo nuovo legale, Tom Servetto - e per lo più nel sostegno della Gazzetta del Piemonte. Ma per dirla sino in fondo il mio cliente pretese quegli extra per sé, a titolo di risarcimento del danno di immagine che avrebbe subito e subì. Per non parlare dei miliardi a iosa che Borsano prelevò da altre sue società e versò in nero nel Torino. Lo prova l'ormai famoso conto "Mundial" presso la Ban¬ ca Brignone che serviva a pagare extrabilancio ed esentasse allenatori e calciatori granata». A cominciare da Emiliano Mondonico che in «nero» avrebbe ricevuto mezzo miliardo l'anno. Oggi molti imputati si offriranno di patteggiare la pena, mentre l'avvocato Servetto chiederà il giudizio abbreviato per Borsano. Trecento creditori dell'Ipifim si costituiranno parte civile con i legali Comellini e Marta. Sono gli ultimi strenui oppositori alla volata finale dell'ex deputato psi verso una condanna senza carcere effettivo. I magistrati hanno ammesso che Borsano ha collaborato con loro nel ricostruire l'architettura delle sue 36 società (in buona parte di cartapesta) che avrebbero creato un buco ufficiale, alla fine, di oltre 50 miliardi. Ed è vero che Borsano ha pure rivelato di aver dato in pegno in pieno campionato '91-92 le azioni del Torino a Berlusconi e che questi le avrebbe fatte pesare nella trattativa personale con Lentini nel momento in cui la Juve si era fatta pericolosamente sotto per averlo e il calciatore sembrava più propenso ad accettare le offerte di Boniperti. Frode sportiva? Sul punto i pm hanno raccolto più di mi «non ricordo». Dal giocatore, emigrato nel frattempo nelle file rossonere, a Boniperti che, secondo Borsano, avrebbe appreso la circostanza in un colloquio con Lentini. Degli affari poco chiari del calcio non ha parlato solo Borsano. Il patron del Parma, Calisto Tanzi, ha raccontato ai pm i suoi dubbi: «Neanche oggi capisco perché a trattare con me la cessione di alcuni calciatori granata si sia presentato Borsano. La società era ormai di Goveani» Alberto Gaino A sinistra, l'ex presidente del Torino Calcio Gian Mauro Borsano e (in alto) l'ex allenatore del Toro, Emiliano Mondonico

Luoghi citati: Juventus, Lentini, Milano, Sierra Leone, Trapani