Dal muro spunta il rapinatore«Ho sfondato a colpi di mazza una parete» di Ezio Mascarino

Il malvivente, preso il denaro, è fuggito dallo stesso buco da cui era entrato Clamoroso colpo nell'ufficio postale di via Vernazza: lo sconosciuto se n'è andato con 200 milioni Dal muro spunta il rapinatore Ha sfondato a colpi di mazza una parete Un primo colpo di mazza: il muro ha ceduto, una piccola crepa. Altri due o tre colpi: nella parete dell'ufficio postale di via Giuseppe Vernazza, a Santa Rita, si è aperto un buco. E da quel buco, pistola in pugno, il volto coperto da passamontagna, è comparso un bandito: «State calmi, voglio i soldi». Oltre duecento milioni il bottino: soldi in contanti, divisi in mazzette. Agenzia 14. Un assalto clamoroso. Un soggetto da film. Le 13,45. Giorgio Bortolami, condirettore dell'ufficio postale di Santa Rita, è chino sulla tastiera del computer. Memorizza incassi e versamenti. Ride: «Svelti ragazzi, oggi compio 48 anni, voglio tornare a casa presto per far festa». L'agenzia è chiusa al pubblico da pochi minuti. I dieci impiegati stanno finendo la contabilità. La direttrice, Carla Scrosoppi, 36 anni, ha riposto l'incasso, 220 milioni, in un sacco di tela che deve essere ritirato dagli agenti della Mondialpol. L'ufficio si affaccia sull'angolo di via Fieramosca. Un grande salone. Cinque sportelli sul lato più lungo; poi l'angolo riservato ai pacchi e alle raccomandate. «Dai facciamo svelti, mia moglie mi aspetta», ride Bortolami. Un primo colpo. Un botto secco, ricorda Deliana Arpaio, uno delle impiegate. Qualcuno pensa sia caduto qualco- sa, magari una calcolatrice. Capita. Altri due o tre colpi. «Ma che cosa succede?» si interroga Bortolami. Un tratto di parete, un palmo sopra il pavimento, si apre. Una mazza spinge i mattoni. Si crea un buco largo mezzo metro. Proprio dietro la scrivania sulla quale c'è il telegrafo. E da qual foro, che porta alle cantine del palazzo vicino, sbuca il bandito. Mascherato. Armato. Tran¬ quillo. Si passa una mano sul soprabito per togliere la polvere dei calcinacci. «State calmi, voglio i soldi». La cassaforte è aperta. Accanto c'è il sacco in tela con i soldi. I duecento milioni. Attimi di terrore. Alcuni impiegati corrono urlando verso il fondo dell'ufficio. La rapina dura una manciata di secondi. Il bandito prende il sacco, lo infila nel buco che porta alle cantine. C'è un complice che lo attende. «Grazie, non date l'allarme». E scompare con i soldi in quel buco di mezzo metro quadrato. Il varco porta negli scantinati del palazzo adiacente, il civico 7 di via Fieramosca. I carabinieri hanno ricostruito la via dei malviventi. Sono entrati in una cantina piena di bottiglie di vino. E da quella, con un primo sfondamento, sono passati in una specie di soppalco nella cantina adiacente. L'ufficio postale, l'agenzia 14, è dietro ad un sottile muro in mattoni. Ma come hanno fatto i banditi ad entrare nelle cantine? Aldo Conti, 76 anni, dice di aver chiuso a mezzogiorno con due mandate l'uscio in ferro, al fondo delle scale. Avevano chiavi false? Hanno lavorato sodo per prepararsi quel passaggio. Hanno agito di notte, nei giorni scorsi. Alcuni vicini ricordano di aver segnalato «rumori sospet¬ ti» giovedì sera. Erano intervenuti carabinieri e polizia. Ma le indicazioni avevano portato i controlli nella casa adiacente quella dell'ufficio postale. E non si era trovato nulla di sospetto. Così ieri i banditi hanno potuto dare gli ultimi colpi di mazza, sfondando la sottile parete. Un assalto studiato da tempo. Compiuto il giorno del compleanno del condirettore. Ezio Mascarino Il malvivente, preso il denaro, è fuggito dallo stesso buco da cui era entrato Il foro aperto dal bandito e, a sin., gli impiegati dell'ufficio svaligiato Sopra, il condirettore delle Poste, Giorgio Bortolami, e sotto Deliana Arpaio una delle impiegate

Persone citate: Aldo Conti, Bortolami, Carla Scrosoppi, Giorgio Bortolami