Uomini-jet il segreto è italiano
Merito di un piemontese «doc» se Alphand e Kernen continuano a vincere Merito di un piemontese «doc» se Alphand e Kernen continuano a vincere Uomini-jet, il segreto è italiano Alberto Casse, pendolare di lusso Forse è solo un caso. Ma durante i suoi tre anni di lavoro con i francesi è esploso Lue Alphand, detto Gatto Nero, che fino a quel momento era un modesto discesista senza risultati e adesso è il migliore del mondo. E quest'anno, dopo pochi mesi con gli svizzeri, costoro sono tornati alla vittoria grazie a Bruno Kernen che ha firmato le due libere sulla pista dell'Orso di Veysonnaz. Al caso, tuttavia, noi crediamo poco. Crediamo ai meriti, all'impegno, alla serietà e all'intelligenza. Alberto Casse, piemontese di Ulzio, ha 43 anni e da 4 stagioni si guadagna il pane su nevi straniere. «Sono un professionista e vado dove mi chiamano: ora lavoro in Svizzera, ho un contratto di tre anni, mi piace: per il momento non penso ad altre squadre» dice mentendo e sapendo di mentire. Infatti, subito dopo, aggiunge: «I discesisti italiani sono forti, gli manca solo la vittoria: si, sarebbe piacevole lavorare con loro». Ma perché un allenatore italiano, bravo e gentile, deve cercare gloria aldilà delle Alpi? Per denaro, magari, ma anche perché a differenza di quel che capita da noi c'è qualcuno che crede in lui. «Fino a Calgary '88 ero con le discesiste azzurre. Poi ho lasciato la Federazione. L'ho lasciata, non sono stato cacciato. Dopo un periodo a Ulzio, dove fra l'altro ho allenato Alessandra Merlin, nel 1992 ho incontrato Nadig che mi ha chiamato con lui in Francia. Tre anni. Poi Nadig è andato in Svizzera e io l'ho seguito assieme a Sedan. Sono l'allenatore in pista, quello che sta a contatto con gli atleti: raccolgo le loro confidenze, cerco di risolvere i loro problemi. Ho fatto così con Alphand e lui mi ha ringraziato vincendo la coppa di discesa». Lue Alphand, trentenne di Serre-Chevalier, fino a tre anni fa aveva ottenuto solo un podio. «Siamo vicini di casa, viaggiavamo insieme in macchina durante le trasferte. Lui continuava a dire che un terzo posto in 10 anni era niente, era sfiduciato, senza stimoli. L'ho ricostruito a livello psicologico. Gli ho risolto tanti piccoli problemi, che insieme fanno uno grosso. Adesso Lue è il re della discesa». Alberto è sposato con Mirella e ha due figlie, Carolina di 10 anni e Clotilde di 3 e mezzo. E' fratello di Alessandro, ex campione del KL, da ragazzo è stato nella Nazionale B di gigante e discesa: «Nel '71 ho vinto il titolo italiano juniores di gigante davanti a Pierino Gros» dice con un certo orgoglio. Ma gli occhi addirittura si illuminano quando parla del Gatto Nero: «Non è vero che porta sfortuna». Però è una strana coincidenza che i suoi compagni di stanza, Duvillard e Burtin, siano stati vittime di gravi infortuni. Anche Alphand ebbe un incidente nel 1993 a Whistler Mountain. Voleva smettere con la discesa: «Io invece ho insistito, ho cercato di convincerlo che poteva fare bene. Non voleva gareggiare a Bormio e allora gli ho telefonato dicendogli che non c'era pericolo, che c'era un metro di neve. E in- vece ha trovato ghiaccio puro. E' arrivato nono ed è ripartito con la testa». Un altro episodio. Alberto racconta: «A Kitzbuehel nel '94 era in testa e ha trovato un banco di nebbia arrivando diciassettesimo. Io ero arrabbiato, non sapevo della nebbia, credevo avesse sba¬ gliato, lui era furibondo. Siamo stati senza parlare fino a Bolzano, poi gli ho offerto una birra e l'equivoco è stato chiarito. L'anno dopo, vinte le due libere della Streif, mi ha fatto una dedica ricordandomi la famosa birra della pace. Molto carino». Adesso Alberto allena Bruno Kernen, la promessa del discesismo svizzero. «E' un fenomeno. Si è allenato pochissimo in slalom ed è arrivato terzo nella combinata di Kitzbuehel sfiorando la vittoria in quella di Veysonnaz, dove ha vinto tutte e due le discese ed era ottavo in speciale al termine della prima manche. Può diventare uomo di Coppa, anche se non è stato ancora programmato. E' giovane, per ora deve insistere sulla discesa: ha una grande carriera davanti. Ha avuto un incidente due anni fa a Valloire e nella scorsa stagione non ha ottenuto risultati. Anche lui voleva lasciare. Ma io l'ho lavorato ai fianchi, parlandogli tutte le sere, ogni giorno una goccia: questo è il vero compito di un allenatore, non solo quello, importante, si capisce, di dosare il lavoro in pista». Carlo Coscia Alphand (alto) e Kernen (sopra)
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