Tardelli gli altri danno i numeri io no di Bruno Bernardi

L'ex juventino è ancora un vincente, sta guidando il Cesena verso la promozione in serie A L'ex juventino è ancora un vincente, sta guidando il Cesena verso la promozione in serie A Tardelli: gli altri danno i numeri, io no « Il 4-4-2 e il 4-3-3? Tutte storie, non si vince con i moduli» DA UNA MAGLIA BIANCONERA ALL'ALTRA CESENA ARCO "Fardelli, a 41 anni, scopre che il calcio può regalare grandi emozioni anche stando in panchina. Certo, il primato solitario del suo Cesena nel campionato di B non lo fa urlare di gioia, con gli occhi spiritati e i lineamenti del viso stravolti, come nella notte magica di Madrid '82: ma gli dà consapevolezza che, quello dell'allenatore, è un mestiere affascinante. Un mestiere che paga ed appaga. Sul campo era un trascinatore come pochi, un leader che, con l'esempio, contagiava i compagni. La stessa cosa accade ora da tecnico, a Cesena, dove sta mostrando qualità di condottiero in giacca e cravatta. Tardelli, la serie A è davvero dietro l'angolo? «Siamo in cima, ma si può tornare indietro. Nello spazio di pochi punti ci troviamo in tanti e, a gioco lungo, i valori vengono fuori. Mancano all'appello squadre che hanno un organico superiore al nostro, come Brescia, Bologna, Perugia, Reggiana e persino il Foggia, sebbene si trovi a meno 12. Calma, dunque». Cesena vive con compostezza questo momento, ma è già trascorso un lustro dall'ultima retrocessione e c'è grande attesa per la promozione. La Romagna può sognare? «Senza sogni si muore. Ma bisogna sognare ad occhi aperti. E lo sa bene il presidente Lugaresi, il nostro primo tifoso, molto passionale e persona di grande onestà. In questi cinque anni ha vissuto un paio di spareggi, senza fortuna. Vedremo cosa accadrà in un prossimo futuro. A darmi fiducia e ottimismo c'è un gruppo di autentici professionisti. Questo è il miglior complimento che rivolgo ai miei giocatori. E' merito loro, non mio, se siamo al comando». Bearzot l'aveva ribattezzata Il Coyote perché la notte prima delle partite della Nazionale non riusciva a prender sonno. Cos'è rimasto di quel Tardelli? «E' cambiata solo l'età. Sono sempre lo stesso, con qualche ruga in più. Prima ero gestito, adesso gestisco gli altri e ho imparato ad essere paziente». Come calciatore era un vin¬ cente, in azzurro e con la Juventus: un Mondiale, cinque scudetti, una Coppa Campioni, una Coppa Coppe, una Uefa, una Supercoppa europea, due Coppe Italia, un Mundialito per Club. Che cosa farà Tardelli da grande? «Ho tanti progetti, ma diventerò grande? Lo spero». Nella sua carriera, ha avuto diversi allenatori. Qual è il modello cui si è ispirato? «Mi sono ispirato a tutti quelli che mi hanno guidato: da ciascuno ho preso gli aspetti positivi, cercando di eliminare i negativi. E, soprattutto, non mi piace raccontare bugie. In questo senso, c'è stato un solo maestro. Il nome? Lo so io». Zona, zona mista, difesa a cinque, calcio totale, gioco all'i¬ taliana. Qual è l'identità tattica di Tardelli? «Senza numeri. Niente 4-4-2 o 43-3, tutte balle che servono ad offrire argomenti ai giornali. Discussioni spesso sterili. Quando giocavo nella Juve, Trapattoni adottava il 4-3-3 e tutti dicevano che era un difensivista. Adesso chi fa lo stesso gioco è un grande offensivista. Incredibile ma vero. Nel calcio contano le vittorie e basta». E' pronto per fare il salto di categoria? «Voglio concludere nel migliore dei modi questa stagione, cercando di dare il massimo. Preferisco stare con i piedi per terra. Nel nostro mondo, se parli troppo vieni castigato. Anche la Under 21, come collaboratore di Maldini, era stata una scuola utilissima, a livel¬ lo giovanile ma intemazionale, per la mia formazione. A Como avevo avuto belle soddisfazioni passando dalla C alla B. Poi ho conosciuto la retrocessione, ma ho imparato più da quella brutta esperienza che dalla precedente». Due stagioni fa, tra i possibili successori di Trap alla Juve, si fece anche il suo nome. Cosa c'era di vero? «Niente. Mai avuto contatti. Hanno scelto Lippi, toscano come me. Scelta che, alla luce dei risultati, s'è rivelata azzeccata». Non vede, nel suo avvenire, ima panchina bianconera? «Bianconero è il colore del Cesena, e il mio contratto scadrà il 30 giugno: spero di rinnovarlo». Bruno Bernardi Marco Tardelli come giocatore vinse tutto, ora scopre che il calcio dà grandi gioie anche stando in panchina