Così cambierà il 10% di Gian Carlo Fossi

Così cambierà il 10% Così cambierà il 10% Treu prepara le modifiche ai decreti ROMA. Sono quasi un milione i lavoratori «parasubordinati», in parte professionisti e in parte autonomi, che dovranno iscriversi all'Inps entro il 29 febbraio per rispettare il primo adempimento stabilito dalle nuove norme sul versamento del 10% a fini previdenziali. Nelle sue previsioni l'istituto ne aveva indicati 800 mila, ma questa stima sembra destinata ad essere largamente superata. Invece, suscita grande perplessità fra gli esperti la valutazione che il pagamento di questo 10% possa portare un gettito di ben 2 mila e 600 miliardi nel '96, ipotizzando per questa fetta di lavoro professionale e di attività «atipiche» un monte salari nel '96 di ben 26 mila e 200 miliardi. Ed ancora più sorprendente viene giudicata la prospettiva che in un decennio le entrate della nuova gestione possano coprire quasi un terzo dei famosi 108 mila miliardi di «risparmio» attribuiti alla recente riforma delle pensioni. Comunque sia, incertezza e confusione sono notevoli sulla sorte definitiva dell'esercito dei «parasubordinati» nell'attesa che il Consiglio dei ministri approvi quasi certamente nella prossima settimana due nuovi decreti-legge mterministeriali destinati a sostituire, su proposta del ministro del lavoro Tiziano Treu, quello sospeso di recente dal Tar per motivi sopratutto formali, come la mancata acquisizione dei pareri del Consiglio di Stato e della Corte dei conti. La pausa, peraltro, è servita a mettere a fuoco una serie di problemi e a individuare - anche su richiesta delle categorie interessate - alcune modifiche che dovrebbero eliminare inconvenienti ed attenuare l'escalation di contestazioni. Una delle novità più significative riguarda chi è già in pensione, ma svolge un'attività «coordinata e continuativa»: il contributo del 10% dovrà essere ugualmente versato; ma, se ha più di 65 anni, ogni 2 anni potrebbe chiedere il rimborso dei contributi versati, come già accade per i commercianti (i quali però ottengono il primo rimborso a distanza di 5 anni dal primo versamento e i restanti ogni 2 anni). Un'altra concerne i professionisti che non hanno una cassa previdenziale, come agronomi, biologi, geologi, periti industriali ecc., ma sono in possesso di partita Iva: dovranno versare all'Inps il 10% dei redditi netti (esclusi, cioè, i contributi), ma saranno autorizzati a scaricare in parte questo nuovo costo sui loro clienti. In pratica verrebbero autorizzati ad aumentare fino al 4% le loro parcelle con una apposita voce da inserire nelle fatture, così come già fanno gli avvocati con la percentuale del 2% e il versamento alla loro cassa di previdenza. La terza innovazione riguarda i promotori finanziari: verranno esclusi dal nuovo Fondo previdenziale del 10% ed aggregati a quello dei commercianti e alle sue regole. La quarta interessa i professionisti iscritti alle rispettive casse (avvocati, ingegneri, architetti, giornalisti ecc.) che svolgono collaborazioni: con il precedente decreto avrebbero dovuto versare all'Inps il 10% di quanto ottenuto dal secondo lavoro e ne avrebbero ricavato in futuro una seconda pensione generalmente modestissima; con i nuovi decreti, in alcuni casi non ancora esattamente definiti, il contributo del 10% dovrebbe finire alla cassa del professionista. «Però - spiega Treu - se il professionista svolge una seconda attività completamente diversa, come ad esempio quella di presidente di una Fondazione, alla sua cassa non andrà nulla». Infine uno dei due decreti preciserà in dettaglio come il nuovo contributo diventerà pensione: la rendita sarà calcolata con il metodo contributivo e ciascuno riceverà un assegno in proporzione a quanto versato. Un esempio: con un compenso annuo di 30 milioni e un contributo di 15 milioni in 5 anni si avrà una pensione annua di 1 milione 104 mila 480 lire. Gian Carlo Fossi

Persone citate: Tiziano Treu, Treu

Luoghi citati: Roma