Pacciani si apre uno spiraglio«Nuova perizia sulla cartuccia trovata nell'orto»

Pacciani, si apre uno spiraglio Firenze: gli avvocati dell'imputato puntano alla riapertura del dibattimento Pacciani, si apre uno spiraglio «Nuovaperizia sulla cartuccia trovata nell'orto» IL MOSTRO DI FIRENZE ALLA SBARRA FIRENZE DAL NOSTRO INVIATO Alla ricerca dell'«altro». Quello perfido, sanguinario e astuto. Quello imprendibile. Quello vero. E per smascherarlo, nuovo pool tecnicoinvestigativo e vecchi difensori invocano la riapertura de! dibattimento, anche se non ci contano di poter rifare dall'inizio alla fine 0 processo. Ma qualcosa, per aiutare il Pietro, pensano di riuscire a strapparlo. In fondo, si gioca con la pelle di un uomo. Innocente, secondo i difensori, anzi: vittima. Condannato per 14 dei 16 omicidi commessi dal «mostro di Firenze e tenuto in carcere a dispetto di condizioni fisiche definite «gravi». E poi, tutte quelle ombre che, lungi dall'aver spazzato, le 526 pagine di motivazioni della sentenza della Corte d'Assise hanno moltiplicato. Quasi a voler tagliare corto, il procuratore generale, Piero Tony annuncia che, probabilmente non si opporrà a qualcosa: alla richiesta di una nuova perizia balistica sulla cartuccia trovata nell'orto di Pacciani. E aggiunge di «non credere molto alle valutazioni probatorie contenute negli atti sul delitto del 1968». Furono quel proiettile e un blocco da disegno tedesco gli scogli sui quali fece naufragio Pietro Pacciani. Dunque, ora c'è un barlume di speranza. Non soltanto, ma pure un avvocato di parte civile, Luca Santoni Franchetti, annuncia di aver «trovato nelle carte qualcosa d'importante, di cui nessuno si era accorto». E parla del duplice omicidio del '68, il primo della serie, quello che la condanna ha risparmiato al Pietro. Furono uccisi Barbara Locci e Antonio Lobianco, sembrò per una faida di gelosia esplosa in seno a un clan di sardi. Ma, precisa l'aw. Santoni, pochi giorni prima del fatto, Maria Barranca, moglie di Lobianco, era andata dai carabinieri per riferire che il marito le aveva detto: «Vedrai che fra poco diventeremo ricchi». Lei si era impaurita. Il punto è che la Beretta cai. 22 uccise per la prima volta in quell'occasione. E quella storia, sottolinea l'aw. Santoni Franchetti, riporta «al clan dei sardi». Una traccia, certo, ma ci vorranno non meno di due mesi per ripercorrerla fino in fondo. Ci stiamo lavorando ed è presto per poter dire qualcosa. Comunque, è quel delitto il cardine di tutta la vicenda». Non lo sostiene soltanto lui. L'aw. Rosario Bevacqua coglie l'occasione, tutto sommato ghiotta: «La sentenza di primo grado ha eli¬ minato troppo disinvoltamente il ruolo del clan dei sardi e il rapporto di un ufficiale dei carabinieri è stato del tutto ignorato». Ma allora, qualche vero spiraglio per il Pietro che attende nuove nella sua cella a Sollicciano? Diserta l'aula, ma perché gliel'hanno imposto i difensori. «Perché non sta nemmeno male, è che hanno fatto più confusione che altro», dice don Danilo Cubattoli, il cappellano del carcere. A dispetto di tutto sembra un momento favorevole e la difesa tenta un'altra mossa: la scarcerazione per motivi di salute. Del resto la Cassazione ha annullato la decisione del Tribunale della Libertà che aveva confermato le sbarre per Pacciani. «E' una vera bacchettata alla Corte di assise e al Tribunale della Libertà», ha sogghignato l'aw. Marazzita. «E' cambiata la legge, occorreva una certa documentazione, sarà mandata», ha dichiarato, imperturbabile, Paolo Canessa, che sostenne l'accusa in primo grado. . [v. tess.] r j j j Pietro Pacciani, j condannato in primo grado per gli omicidi del mostro di Firenze

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