Baby-detenuto in America 12 anni di Franco Pantarelli

Ha gettato dal 14° piano un amico di 5 anni perché non rubava le caramelle Ha gettato dal 14° piano un amico di 5 anni perché non rubava le caramelle Baby-detenuto in America: 12 anni «Troppo pericoloso per il riformatorio» NEW YORK NOSTRO SERVIZIO E' l'ultimo record stabilito dal sistema giudiziario americano: il più giovane detenuto nella storia di questo Paese. Ha 12 anni e quando ne aveva appena 10 ha commesso un delitto orribile: lui e un complice appena più grande, oggi tredicenne, avevano fatto penzolare dalla finestra un bimbo di 5 anni, Eric Morse, per convincerlo a rubare delle caramelle per loro conto. Lui si era rifiutato, e loro lo avevano lasciato cadere. Si trovavano al quattordicesimo piano di un edificio, nel quartiere povero e sordido, nonché nero, di Chicago. Lo scalpore era stato enorme, così come l'immancabile «parata» degli esperti. Lo sgomento per l'età dei protagonisti di quella storia, l'orrore per la futilità del «movente», lo strazio per la fine della piccola vittima, le riflessioni su dove può arrivare il degrado sociale e culturale, tutto confluiva sulla domanda «che fare?», che poi voleva dire: si possono o no sbattere in galera bambini così piccoli? A due anni di distanza, ecco che il tribunale dei minorenni della Cook County, la contea di cui fa parte Chicago, ha dato la sua risposta: quei due bambini (i nomi non si fanno appunto per via della giovane età) devono finire in prigione. Un istituto di rieducazione, è stato deciso, per loro è troppo poco perché «sono pericolosi e non si sono affatto pentiti del gesto compiuto», come ha spiegato uno psicologo che in questi due anni li ha «studiati» e che ò andato a deporre in tribunale per appoggiare la richiesta di internamento presentata dagli stessi assistenti sociali. La difesa si è battuta per ottenere che i due ragazzi venissero mandati in un istituto di rieducazione, magari con quello che viene chiamato «l'obbligo alla residenza». Sì, ha riconosciuto il loro avvocato, i due «soggetti» sono «particolarmente aggressivi», ma questo può significare solo che l'istituto destinato ad accoglierli deve essere scelto bene, fra quelli che dispongono di personale specializzato, capace di trovare il trattamento giusto. Ma alla fine il giudice, Carol Kelly, ha optato per la «massima pena che la legge consente», e cioè la detenzione in carcere almeno fino a quando non avranno compiuto il ventunesimo anno di età. Poi si vedrà. A giustificare la sentenza, ha detto la signora Kelly, c'è la particolare crudeltà da loro messa nel compiere il crimine. «Hanno scelto come vittima un bambino molto più piccolo di loro e quindi vulnerabile. Lo hanno tenuto sospeso fuori della finestra non una, ma due volte e alla fine lo hanno lasciato cadere, condannandolo a una morte orribile. Quando si commettono atti simili, si perde il diritto di vivere liberi nella società». Ora, quelli impegnati sul fronte della delinquenza giovanile discutono sulla possibilità che la decisione della signora Kelly «faccia tendenza». E molti lo temono. «Un tempo - dice Michael Mahoney, direttore della John Howard Association, un istituto che studia per l'appunto le tendenze del sistema giudiziario sulla base delle sentenze che emette - si po¬ neva l'accento soprattutto sulla rieducazione. Oggi ci si preoccupa molto di più di punire». E dove si va in questo modo? «Passeranno anni - dice Bruce Perry, uno psicologo studioso dell'età evolutiva al Baylor College of Medicine di Houston -, ma un bel momento quei due ragazzi dovranno pure uscire di prigione. E a quel punto, senza essere stati sottoposti ad alcun trattamento e senza avere seguito alcuna terapia, saranno delle belve. E la società dovrà tornare a difendersi da loro». Franco Pantarelli Un gruppo di adolescenti neri fermati per un controllo dalla polizia [fotoafpi

Persone citate: Bruce Perry, Carol Kelly, Cook, John Howard, Michael Mahoney

Luoghi citati: America, Chicago, New York