«Sì a Tonino congelato»«Letta chiede conferma a Tremaglia» di Gianni Letta
«Sì q Tonino congelato» «Sì q Tonino congelato» Letta chiede conferme a Tremaglia IL POLO E L'EX PM ROMA I N tutta fretta Gianni Letta B sbuca dall'ascensore di Montecitorio e guadagna il portone a passo di carica, nella speranza di passare inosservato. Ma appena incrocia un paio di cronisti che azzardano un «Letta, ha incontrato Tremaglia?», lui, l'uomo tutto aplomb, cambia marcia e si mette a correre, come quella volta che fu immortalato ai Caraibi, in braghette bianche dietro a Berlusconi. Ora Gianni Letta è già dentro l'autoblù che lo porterà ad «un appuntamento urgente» e negli stessi istanti, al secondo piano di Montecitorio, Mirko Tremaglia sta telefonando a Gianfranco Fini: «Lo sai chi è venuto a trovarmi?». Una chiacchierata a porte chiuse tra Mirko Tremaglia e Gianni Letta è già un piccolo avvenimento, perché due personaggi più distanti è difficile scovarli sulla variopinta scena politica italiana, l'uno tutto sentimento e voce alta, l'altro tutto freddezza e modi felpati. Ma Letta si è deciso a far visita a Tremaglia perché quel missino così esuberante e così anti-berlusconiano è anche uno dei pochissimi canali di collegamento tra il Polo e Di Pietro, uno dei pochi in grado di «tradurre» il pensiero e le parole dell'ex idolo di Mani pulite. E due giorni fa Di Pietro ha fatto un annuncio importante, che ha messo l'acquolina in bocca a Berlusconi: in una lettera a la Repubblica, Di Pietro ha definitivamente spiegato che fino a quando è in corso un'«azione penale» nei suoi confronti, lui non entra in politica. Certo, Di Pietro si dice convinto di poter essere eletto in Parlamento nel caso in cui si candidasse, ma col rischio di trovarsi a discutere di giustizia «una volta a Brescia come persona sotto processo e una volta a Roma: che confusione di ruoli! Quanti sospetti di conflitti di interessi!». E alla fine il secondo annuncio, altrettanto importante: «In questa mano non solo non mi candiderò, ma non sponsorizzerò nuovi movimenti». E allora rieccoci, all'ora di pranzo, nel bello studio del presidente della commissione Esteri di Montecitorio con Letta che chiede a Tremaglia: «Cosa vuol dire quella lettera di Di Pietro?». E Tremaglia, che con l'ex giudice è riuscito a parlare di persona dopo svariate triangolazioni per evitare il telefono, risponde sicuro: «Di Pietro non è mai stato un uomo di sinistra e dopo quella lettera non farà neanche appelli a favore del centro-sinistra». Confiderà più tardi Tremaglia: «Berlusconi e i suoi erano letteralmente terrorizzati all'idea che Di Pietro potesse in qualche modo aiutare elettoralmente la sinistra. Ora hanno capito che non lo farà e che non appoggerà neppure movimenti che dovessero nascere col suo nome». Dunque, Di Pietro non scenderà in campo a favore dell'Ulivo, ma neanche per il Polo e per Fini. «Il solo fatto che non aiuti l'altra parte, per ora già è sufficiente...», dice Tremaglia. Dunque, il «Di Pietro congelato» già basta a mettere il buon umore agli uomini di Berlusconi, anche se fra Tremaglia (che lavora per Fini) e Forza Italia le strategie restano diverse. Tremaglia punta a demolire Fabio Salamone, l'accusatore di Di Pietro: «Il fratello del dottor Salamone accusa il presidente della commissione Esteri - è stato indagato dopo un'indagine di Di Pietro. Io chiedo: come mai Salamone non ha sentito il bisogno di astenersi dall'inchiesta su Di Pietro? Perché nel novembre del 1993 il dottor Salamone ha chiesto di essere trasferito proprio a Brescia?». E mentre la destra esulta sotto voce, a sinistra si fa buon viso a cattivo gioco: «Una posizione molto nobile», dice Pietro Folena del pds, mentre Giovanni Pellegrino, presidente pidiessino della Commissione stragi e amico di Di Pietro, batte le mani: «In quella lettera ho ritrovato l'uomo che ho conosciuto e che dà alle due parti politiche una grande lezione di stile». Ma un po' controcorrente va Luciano Violante, che conosce come pochissimi la magistratura italiana e che è solito misurare le parole: «Bisogna vedere come vanno le udienze fissate a febbraio - dice il vicepresidente della Camera del pds -. Se Di Pietro, per ipotesi, dovesse essere scagionato, come molti si augurano, me compreso, gli ostacoli cadrebbero». Fabio Martini Il senatore: Berlusconi era terrorizzato che Di Pietro aiutasse l'Ulivo to Salato nello uo «netro. L'ex e offesa ento, è eno due screzioi Pietro ssolutarsi con e del gberto Pallini, ha respinto l'istanza. Ora Sergio Cusani sta valutando con i suoi avvocati se presentare una nuova istanza per la riapertura del procedimento contro Antonio Di Pietro, da lui accusato di calunnia e abuso d'ufficio, e già archiviato lo stesso anno dagip Anna Di Martino. Cusani, già condannato a sei anni di reclusione per la vicenda Enimont, al termineL'ex magistrato Antonio Di Pietro L'ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio nel governo Berlusconi Gianni Letta L'ex magistrato Antonio Di Pietro
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