Rapina nel «supermarket dei cani»

«Aiuto/ c'è Satana al cimitero» Due banditi (uno forse extracomunitario) l'altra sera al Diner-dog di corso Siracusa Rapina nel «supermarket dei cani» Ostaggio il figlio della direttrice Rapina «dura» alla maniera di certi telefilm tanto violenti da non sembrare reali. Regia senza autori, sabato sera tra le 19,30 e le 20. Luogo: corso Siracusa, 13. Lì c'è uno dei nove centri vendita «Diner-dog», mini-catena di supermercati che trattano prodotti per cani, gatti e animali domestici. Protagonisti due banditi; vittime gli addetti alle casse (tre donne) e due impiegati. Attrice a rischio d'infarto Adriana Valsesia, responsabile del supermercato (il cui proprietario è Giuseppe Nizza, 66 anni che dal 1980 in poi ne ha subite d'ogni colore tra sequestri, rapine, ispezioni, attentati incendiari e bisticci con la giustizia). All'ora solita Adriana Valsesia chiude il cancello, abbassa le saracinesce. A lei compete il controllo degli incassi. I clienti se ne sono andati. Si conta il danaro. All'improvviso la porta che immette nel magazzino si apre, irrompe uno sconosciuto dal volto mascherato con calzamaglia. Impugna una pistola (vera o arma giocattolo nessuno saprà dire). Rituale solito: «E' una rapina. Aprite il cancello». La Valsesia ubbidisce. Apre. Un'occhiata oltre il marciapide e il gelo le entra in petto. A pochi metri uno sconosciuto sta puntante la rivoltella alla tempia del figlio Sergio, 19 anni, che in auto la stava aspettando per ricondurla a casa. Il ragaz¬ zo non parla, è atterrito. Il bandito è di poche parole: «Tutti a terra e fuori i soldi». Si stendono sul pavimento le cassiere, gli impiegati e Sergio sempre sotto tiro. Gesti collaudati del rapinatore venuto dal magazzino; prende le mazzette del danaro, le infila in un sacco: «Fatto». Nel silenzio di qualche minuto tutto si consuma come da copione. Restano lo spavento di Sergio, l'angoscia della madre, il terrore delle vittime. Rituale anche l'appendice. Telefonata al proprietario. Rapido scambio di frasi smozzicate: «Vi hanno fatto male?». «No, solo l'incasso». «A quello si rimedia», è il rassegnato commento di Giuseppe Nizza. Poi la denuncia ai carabinieri di Pozzo Strada. Tante domande, risposte vaghe. Forse una traccia tenue: «Uno aveva la pelle nera, l'altro bianca». Forse il bianco, quello venuto dal magazzino dove si era rinchiuso furtivamente dopo essere entrato come cliente, ha un accento noto: voce che a qualcuno dei testimoni sembra di riconoscere, un tono famigliare. Chissà, probabilmente è soltanto un'impressione: succede quando si ha il cuore in tumulto, i nervi tesi. Indagini al buio dunque, in attesa che la strana coppia (un extracomunitario, così è parso ai testimoni, e il compare), fuggita a piedi, compia qualche passo falso. M^Uwatma ragadi 17 ■ v>:.- wv,.,v.i, j. ■ - : Wit-. anni '**"-•> . j • ;'-■•'.»>*.< >a„,.s,.. ■■:iMr»a,,<:..s., ,^ ««.:'.(*> vi.*....(-,... i <» >*i«>«.*' Da sinistra Diego Grespan e Raffaele Lazazzera quest'ultimo già protagonista di una rapina con siringa pubblicata nella Cronaca de La Stampa

Persone citate: Adriana Valsesia, Diego Grespan, Giuseppe Nizza, Raffaele Lazazzera