Giavazzi sfida Tedeschi De Benedetti alla prova del dividendo di Fabiano Fabiani

Giavazzi sfida Tedeschi, De Benedetti alla prova del dividendo I NOMI E GLI AFFARI Giavazzi sfida Tedeschi, De Benedetti alla prova del dividendo Francesco Giavazzi, professore di economia politica alla Bocconi, lancia il sasso: chiudiamo l'Ili e trasferiamo le sue partecipazioni al Tesoro. Avendo collaborato a lungo con Mario Draghi proprio al Tesoro, Giavazzi lo ritiene evidentemente un privatizzatore più efficiente e preparato del direttore finanziario dell'Iri, Pietro Ciucci. Risponde Michele Tedeschi ricordando che è il Governo a dover dettare le regole delle privatizzazioni, non un professore bocconiano. Curioso perché, in passato, era stato proprio Tedeschi a dire per primo che, una volta venduti tutti i gioielli e i rottami della corona, l'istituto fondato nel '33 da Enrico Beneduce doveva alla fine cessare di vi¬ vere. Francesco Giavazzi to Ha cambia!opinione?' Michele Tedeschi Forse sì o forse no. Probabilmente, a tirarlo per la giacca sono in molti della sua squadra, dal presidente delle Autostrade (società che sarebbe tutt'altro che difficile vendere) Elia Valori al presidente di Finmeccanica Fabiano Fabiani, che ha bisogno ancora di due anni prima di poter pensare al mercato. Senza dimenticare Ernesto Pascale e Francesco Chirichigno, che preferiscono fare in santa pace le scelte strategiche sulle telecomunicazioni, e la potente lobby dei piloti dell'Alitalia che sta affossando perfino l'onorevole carriera in Ibm di Renato Riverso. Tuttavia, a ben guardare, il Bocconiano e il presidente dell'Ili non sono poi così lontani. Chi, se non 1'«azionista Tesoro»! potreb¬ be rappresentare meglio nell'Ili il governo, visto che il ministro che lo guida è uno delle principali istituzioni della Repubblica, oggi addirittura anche presidente del consiglio? Dal pubblico al «public». Carlo De Benedetti ha sei mesi per giocarsi il tutto per tutto. Ha promesso ai fondi americani un dividendo Olivetti nel '96. Se a giugno non potrà annunciarlo, dovrà fare le valigie. A meno che non gli riesca un'altro dei miracoli per cui è famoso: sfilare dalla manica l'asso di un nuovo alleato. Rischia con lui, ovvio, Corrado Passera. Ma l'ingegnere non sembra preoccupato. Dice che gli restano tanti amici, il presidente onorario di Mediobanca Enrico Cuccia in testa. Sen- Fabiano za contare Fabiani Carlo De Benedetti l'affetto dei figli e della «persona che mi è vicina». E poi, se proprio dovrà mollare gli resterà una gloria: aver creato la prima, vera «public company» del nostro paese. Il governatore Antonio Fazio moltiplica gli interventi. Denuncia l'impotenza delle banche centrali a tener sotto controllo i cambi, ribadisce che i tassi non calano. Poi addolcisce la pillola: se saremo buoni e virtuosi, tra tre anni la lira tornerà ad essere una moneta forte. Un presagio che, date le circostanze, è anche un chiaro messaggio politico. Forse ispirato dal suo grande amico, il presidente della Repubblica Oscar Luigi S carfaro. In Assolombarda oggi si parla di «competitività dell'impresa». Introducono Ennio' Presutti e Ma¬ rio Monti. Chiude il presidente di Confindustria Luigi Abete. Il quale ha appena rilanciato il dibattito scottante sulla «flessibilità» per salvare il Mezzogiorno. Forse spronati dal modello tedesco e dalla grande alleanza per il Duemila che il cancelliere Helmut Kohl ha siglato con imprese e sindacati, le aziende del Nord fanno da battistrada. Nel gruppo Zanussi, Gianmario Rossignolo accetterà nello stabilimento di Mei un orario sotto le 35 ore, alla Pirelli pneumatici Marco Tronchetti Provera ha ottenuto che si lavori sette giorni su sette. Come al solito fa controtendenza la snobbissima Inghilterra. Dove il nuovo direttore generale della Confindustria, Adair Turner, ha appena invitato gli im- Antonio fazio prenditori ad alzare i salari, visto che gli operai sono tornati a lavorare di lena. Forse ispirato da un suo parente, l'allora presidente della Consob Franco Piga, nel 1987 Massimo Gatti decise di diventare un grande finanziere e quotò in Borsa la Raggio di Sole, azienda nella quale era entrato per via di matrimonio. Da allora cominciò la scalata ad una gloria senza confini. Immobili, aziende, merchant banking negli Usa, Costa Smeralda e super yacht. I tempi duri hanno avuto ragione di lui. TJa tre giorni ha lasciato il consiglio della Raggio di Sole dove, ora, siedono in prevalenza avvocati, da Marcello Piga a Riccardo Szemere, da Pietro Guerra a Sergio Erede. Si parla di nuovi possibili soci (Alfio Marchini?) e di un nuovo uomo del destino: Salvatore Mancuso, appena approdato con pieni poteri ai vertici del gruppo di Gianni Varasi. Il buio sulla crisi di Governo farà forse slittare, in Consob, la nomina del commissario che dovrà sostituire Mario Bessone, dimessosi per assumere la presidenza della Commissione di vigilanza sui Fondi pensione. Intanto, stasera, il presidente della Consob, Enzo Berlanda presenterà a Milano, con Attilio Ventura e Roberto Ruozi, il libro di Fabio Tamburini sui «Misteri d'Italia». Non quelli di oggi ma quelli di ieri, custoditi per anni da un Soros di casa nostra, Aldo Ravelli. r, Valeria Enzo» Sacchi Berlainda Francesco Giavazzi Michele Tedeschi Fabiano Fabiani Carlo De Benedetti Antonio fazio Gianmario Rossignolo Enzo» Berlainda

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