«Anche i feti soffrono» Ricercatori inglesi diamogli analgesici di Fabio Galvano

« Anche i feti soffrono « Anche i feti soffrono » Ricercatori inglesi: diamogli analgesici LONDRA. Le doglie del parto? Non è solo la madre a patirle. Alche il feto soffre, a modo suo. Anche a lui, come alla madre, dovrebbero essere somministrati analgesici. E' il risultato di una ricerca svolta al Queen Charlotte's, uno dei maggiori ospedali londinesi, che potrebbe portare a un nuovo modo di concepire i problemi del parto e la cura del neonato. «E' sorprendente - dice la dottoressa Vivette Glover, direttrice del dipartimento di psicobiologia perinatale - che si dedichi grande attenzione al dolore della madre durante il parto, ma che non ci si domandi neppure che cosa accade al feto». Eppure gli esperimenti svolti dalla sua équipe, in collaborazione con il professor Nicholas Fisk del suo stosso ospedale e con gli esperti del Jersey General Hospital, indicano chiaramente che il feto soffre e reagisce. Sottoponendolo ad alcuni tipi di trasfusione e di chirurgia prenatale, si è scoperto, la sua produzione di cortisol e betaendorfine - gli ormoni associati con la tensione - aumenta del 600 per cento. Nel caso di talune terapie intensive quella produzione' ormonale può aumentare addirittura di dieci volte. I risultati della ricerca saranno pubblicati, fra breve, dal British Medicai Journal; e daranno nuovo fiato a una campagna già in corso per garantire i «diritti» del neonato, oggetto di un'indagine cui stanno contiibuen- do da alcuni mesi esperti medici e legali. Il deputato David Alton, già protagonista di una campagna per rendere più stringenti i limiti dell'aborto, è preoccupato che la crescente evidenza medica sul dolore del feto possa essere soppressa. «E' ridicolo - dice - che abbiamo leggi per la protezione dei feti animali ma nessuna per proteggere quelli che si trovano nell'utero umano». Fino a vent'anni fa era convinzione medica che il feto non provasse alcun tipo di dolore. Anche gli interventi chirargici più complessi sui neonati, come quelli al cuore, si svolgevano senza anestesia. Ancora oggi l'uso di preparati a base di morfina è piuttosto limitato nel caso di bambini nati prematiui. E il mondo medico è ancora diviso sull'opportunità di utilizzare anestetici sui feti operati nell'utero. Eppure gli studi più recenti, come quelli della dottoressa Glover, indicano che già dopo 13 settimane il feto ha sviluppato fibre nervose a livello cutaneo e reagisce al tatto ritirandosi. Più tardi, probabilmente fre le 20 e le 34 settimane, si creano le connessioni fra i sensori epidermici e il cervello. «E' un aspetto dell'ostetricia che si è raramente discusso - afferma la Glover - eppure certi tipi di parto, per esempio in caso di doglie prolungate o di estrazioni con il forcipe, possono essere decisamente dolorosi per il bambino». Non tutto il mondo medico, tuttavia, pare disposto ad accettare l'allarme lanciato dal Queen Charlotte's Hospital. La struttura del dolore enunciata dalla Glover e dal professor Fisk è «troppo semplicistica», secondo il dottor Stuart Derbyshire, esperto di ricerche sul dolore allo Hopc Hospital di Manchester. «Il dolore - egli dice - è il risultato di un apprendimento. Affinché un feto o un neonato provino dolore è necessario che comprenda che cosa sta accadendo. E non è in grado di farlo». Fabio Galvano

Persone citate: David Alton, Fisk, Glover, Nicholas Fisk, Queen Charlotte's Hospital, Stuart Derbyshire, Vivette Glover

Luoghi citati: Jersey, Londra, Manchester