«lasciatemi adottare mia figlia»

Civitavecchia: ma il tribunale intende affidare la neonata a un'altra famiglia Civitavecchia: ma il tribunale intende affidare la neonata a un'altra famiglia «lasciatemi adottare mia figlia» La madre non la riconosce, lui la vuole con sé ROMA DALLA REDAZIONE Non sarà facile per il dottor Mario Giacobbe, magistrato del Tribunale dei minori di Roma, dirimere la questione che pochi giorni fa è andata ad arricchire una pratica sulla quale stava già lavorando da qualche mese. Un caso singolare e aggrovigliato, al centro del quale c'è una bimba di due mesi che rischia di essere data in affidamento o in adozione a una famiglia senza che la madre faccia molto per impedirlo e che invece viene richiesta con tenacia da chi sostiene di esserne il padre naturale. Una storia insolita, di degrato e di sregolatezza, insolita ma comunque amara. La vicenda è cominciata quando le assistenti sociali della Usi di Civitavecchia hanno segnalato al Tribunale dei minori il caso di un bambino di 8 anni che la madre, nubile, non mandava a scuola. Due mesi fa, poco dopo che il giudice aveva affidato il bambino a un'altra famiglia, nel reparto di ginecologia e ostetricia dell'ospedale locale la donna ha dato alla luce una bimba prematura. Ma pochi giorni dopo, quando la donna si preparava a riportare a casa la bimba, le stesse assistenti sociali si sono accorte che il rientro avrebbe comportato più di un problema per la piccola. L'attuale convivente della donna aveva dichiarato esplicitamente di non volerla in casa. La donna era pertanto orientata ad affidarla alla propria madre. Sembra inoltre che in seguito alle riserve delle assistenti sociali sull'inadeguatezza di quella soluzione, abbia lasciato capire che il desiderio di conservarsi il compagno era più forte del legame con la sua creatura. Di qui la nuova segnalazione al Tribunale dei minori, con una relazione nella quale si sostiene che né la famiglia della donna né quella della madre erano adatte a garantire alla bambina un ambiente famigliare in grado di garantirle uno sviluppo normale. Ma appena si è saputo che il magistrato era orientato ad affidare la piccola a un'altra famiglia, ecco il colpo di scena. Si fa avanti Alessandro Cozzolino, pensionato delle ferrovie di 52 anni, il quale afferma di essere il padre naturale della bambina e ne reclama l'affidamento. Al tempo in cui la piccola è stata concepita, dichiara, lui conviveva con la donna che l'ha messa al mondo. E' quindi disposto a riconoscerla come propria figlia e ad averne cura. Ma l'offerta non entusiasma più di tanto le assistenti sociali, che esprimono al magistrato qualche riserva su questa soluzione. Innanzitutto la paternità è ancora tutta da verificare, e per farlo con precisione sarà necessario ricorrere ad accertamenti di laboratorio, compresa la prova del Dna. In secondo luogo, i trascorsi dell'uomo non sembrano molto confortanti. Qualche anno fa Cozzolino ha lasciato la moglie e i tre figli, dei quali non si sarebbe mai occupato a dovere. La sua relazione con la madre della bambina è stata piuttosto burrascosa, al punto che la donna l'ha interrotta pur essendo incinta e ha ribadito con forza di non essere più disposta a riprenderla. Dal canto suo Cozzolino non ha perso tempo e si è trovato un'altra donna, con la quale convive tutt'ora. «Non capisco perché le assistenti sociali non mi ritengano in grado di badare a mia figlia - protesta. - Ho una buona pensione, una casa di fronte al mare, molto tempo libero. Sono perfino disposto a stipendiare una bambinaia». Ma per il personale della Usi e per 0 magistrato tutto questo non basterebbe a garantire l'assistenza e l'amore di cui la bambina ha bisogno. Una scena del film «Kramer contro Kramer» e un reparto maternità

Persone citate: Alessandro Cozzolino, Cozzolino, Mario Giacobbe

Luoghi citati: Civitavecchia, Roma