Il gelo vince il Paperone assassino

Dopo 3 giorni di assedio, stava cercando di accendere il riscaldamento spento dalla polizia di Filadelfia Dopo 3 giorni di assedio, stava cercando di accendere il riscaldamento spento dalla polizia di Filadelfia Il gelo vince il Peperone assassino Du Pont catturato nel giardino della sua villa NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Si è concluso al terzo giorno l'assedio a John du Pont nella sua villa poco fuori Filadelfia. Assediato da imponenti forze di polizia, il cinquantasettenne miliardario accusato di omicidio è stato catturato mentre usciva di casa per cercare di rimettere in funzione l'impianto di riscaldamento, messo fuori uso dagli agenti. Il dramma è terminato così senza ulteriore spargimento di sangue, come si temeva visto che l'erede della grande dinastia della chimica aveva in casa un imponente arsenale di armi nel cui uso è espertissimo. La polizia aveva dislocato attorno alla villa una settantina di uomini, la metà dei quali appartenenti alle famose «Swat», Special Weapons and Tactics, le squadre specializzate negli assalti, ma non era sembrata per niente intenzionata a servirsene. «Le armi che intendiamo usare sono quelle della pazienza e della pressione», aveva spiegato 0 tenente Lee Hunter, e per pressione intendeva per esempio la messa fuori uso del riscaldamento. In questi giorni in Pennsylvania, come nel resto del Paese, la temperatura è molto bassa, tutta la campagna attorno è gelata e la speranza era che il miliardario a un certo punto non ne avrebbe potuto più. E infatti questa si è rivelata la carta vincente. L'assedio durava da venerdì, quando John du Pont si era chiuso in casa dopo avere ucciso, sparandogli a bruciapelo, David Schultz, campione olimpionico di lotta libera, nonché allenatore nel «centro» per lo sviluppo di questo sport creato dal miliardario nella sua tenuta. Per più di due giorni la polizia ha continuato a dire che la sua sola intenzione era quella di convincere du Pont a uscire di propria volontà e questa sua particolare «gentilezza», a dir poco insobta, ha suscitato commenti disparati. La spiegazione ufficiale era che gb agenti non volevano correre rischi perché sapevano bene che l'assediato disponeva di un gran numero di armi e che è un ottimo tiratore, visto che in passato hanno avuto con du Pont un ottimo rapporto, quando lui li invitava ad esercitarsi nel suo poligono di tiro privato (cui aveva dato il nome di Edgard Hoover, 0 famoso capo dell'FBI noto per avere ricattato tutti, da John Kennedy a Martin Luther King) e loro, in cambio, lo avevano nominato «agente onorario». Ma non manca chi sospetta che proprio quei trascorsi abbiano indotto i poliziotti a usare nei confronti di du Pont quell'occhio di riguardo che di solito è negato ad altri. Man mano che passavano le ore, del resto, venivano fuori cose come la denuncia presentata a suo tempo dalla ex moglie di du Pont sulle violente «mattane» del miliardario (la minacciò con un pugnale, cercò di gettarla da un'automobile in corsa, le puntò una pistola in faccia accusandola di essere una spia russa), o quella di un altro allenatore di lotta Ubera, Andre Metzer, anche lui minacciato con una pistola. In ambedue i casi, la polizia - per niente impressionata dal fatto che du Pont aveva puntato la sua pistola su Metzer proprio mentre era a bordo di un'auto della polizia medesima - lasciò cadere quelle denunce, sostenendo che du Pont era «un po' eccentrico ma innocuo». A consolare i poliziotti impegnati nell'assedio era arrivata ieri una cerimonia religiosa officiata ad hoc da un pastore battista. «Ha pregato per la sicurezza degli agenti e per la saggezza dei negoziatori - ha detto poi il tenente Hunter - e ha anche pregato per la pace nella famiglia di David Schultz e in quella di John du Pont». Sorprendentemente, la «copertura» che le tv americane hanno dato di questa storia è stata piuttosto sbrigativa. Ma è stata comunque sufficiente perché da tutti gli Stati Uniti arrivassero offerte di aiuto. Predicatori televisivi e psichiatri si sono detti disposti a «parlare» con du Pont; suoi ex dipendenti si sono messi al servizio della polizia e anche un veterano del Vietnam ha telefonato per dire che, se volevano, poteva pensarci lui a «stanare» il mUiardario assediato. «A tutti abbiamo risposto: no grazie», ha detto il tenente Hunter. Franco Pantarelli Imbarazzo tra le fila dei poliziotti abituati ad allenarsi nel suo poligono di tiro privato Qui accanto due immagini della lussuosa residenza presso Filadelfia dove il miliardario du Pont è rimasto asserragliato per quasi tre giorni dopo aver commesso un omicidio [FOTO ANSA-REUTER]

Luoghi citati: Filadelfia, New York, Pennsylvania, Stati Uniti, Vietnam