« Lamberto-bis » si al reincarico dai centristi di Alberto Rapisarda

Sì al reincarico dai centristi « Lamberto-bis » Sì al reincarico dai centristi ROMA. Tre giorni per decidere la sorte della legislatura. L'ora X è arrivata e non ci saranno ulteriori rinvìi della sentenza. Da domani il Capo dello Stato comincia il suo «ultimo» giro di consultazioni con i gruppi parlamentari e giovedì deciderà, sulla base di quello che gli verrà detto. Se la maggioranza dei partiti gli porterà una base di accordo sulle riforme realizzabili, Scalfaro potrebbe ridare a Dini Ima dal Polo chiedono Scognamiglio o Ciampi) un incarico a mezza strada con l'esplorazione, per formare un governo «di decantanzione» o di «tregua» Icosì lo chiamano i centristi del Polo). Se l'aria sarà quella che spira in questo inizio di settimana, non se ne farà nulla. Rimarrà Dini per gestire le elezioni che si terranno il 14 aprile. Perché domenica è accaduto un fatto nuovo che ha riportato ogni speranza di accordo in altissimo mare. E' successo che Gianfranco Fini, su La Bepubbìica, ha spiegato, di fatto, che per lui il presidenzialismo è una netta contrapposizione tra popolo e Parlamento, sostenendo che la delega non funziona più. Una mossa fatta a freddo permettere Berlusconi nei guai. E, a stare agli umori che ieri si coglievano nei vertici del pds, ci è riuscito pienamente. A questo punto, si è capito che Massimo D'Alema attende da Berlusconi un chiarimento. Una esplicita presa di distanza dalla tesi di Fini, definita «micidiale». Altrimenti «non c'è proprio nulla da trattare». 0 Berlusconi considera come terreno di discussione la bozza elaborata anche da Urbani e Fisichella (e respinta da Fini), o stia certo che si può andare diritti allo scioglimento delle Camere. L'ultime giro di Scalfaro si apre, quindi, con il preannunzio di rottura definitiva tra D'Alema e Berlusconi, che aleggia sull'agitazione di tutti coloro che alle elezioni non ci vorrebbero andare. «Siamo ad un grado di improvvisazione e di inaffidabilità assolutamente inaccettabili» è il giudizio che Walter Veltroni, numero due dell'Ulivo, dà dell'intervista di Fini, titolata: «La partita è chiusa, non resta che il voto». I «centristi» del Polo si vedono cadere in testa il tetto della loro alleanza e stanno cercando uscite di emergenza. Al momento si aggrappano alla proposta di un presidente incaricato che «con la sua autorevolezza istituzionale (Scognamiglio, presidente del Senato, ndr) dovrà condurre la trattativa tra i due poli». Governo che dovrebbe durare da tre a sei mesi (secondo Raffale Costa) o anche otto mesi (secondo Mastella) per veder se le riforme della Costituzione si possono fare. «Se sarà possibile farle, certamente non seguiremmo le imposizioni strumentali di qualcuno (Fini)» è l'impegno che prende il segretario del ecd, Casini. E per la prima volta fa l'offerta che, in passato, tanto fu attesa dal centro-sinistra: «Credo che potremmo assumerci anche la responsabilità, in forme e modi da decidere, di dare la fiducia al governo». Ma, forse, è ormai troppo tardi. «C'è una quota drammatica di politicaspettacolo di cui siamo vittime» ammette Francesco D'Onofrio, anche lui del ccd. «Sì, ci sono rischi di rottura molto forti», conferma Clemente Mastella. Che ricorda a Fini, che definisce i ccd ex de, che «lui è un ex fascista». E mentre il pds pare rassegnato al fallimento della trattativa perché Berlusconi non ce la fa proprio a staccarsi da Fini e dalle sue tesi, i popolari tengono le porte aperte ai fratelli separati del edu, invitati a «tornare sui loro passi. La chiesa madre è qui. Ripensateci» li esorta il segretario del ppi, Gerardo Bianco. Alberto Rapisarda

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