Un Paperone a Troia

La discussa figura dell'archeologo in una nuova biografia La discussa figura dell'archeologo in una nuova biografia Un Paperone a Troia Scbliemann, scavi e delusioni d'amore ERA alto un metro e cinquanta, precocemente calvo, ed era un fecondo parlatore, ma per nulla aggraziato né di buone maniere. Heinrich Schliemann che da ragazzo di bottega di Amburgo riuscì a diventare miliardario e realizzò uno dei maggiori ritrovamenti archeologici di tutti i tempi - per l'intera sua vita ebbe due obiettivi prioritari: far quattrini e conquistarsi il cuore delle belle donne. Mentre nel primo caso fu un un genio, un vero re Mida, nel secondo non riuscì mai ad ottenere quell'amore che da sempre cercava. La storia della sua esistenza e delle sue scoperte è depositata in un mare di carta - 80 mila lettere, 18 diari, 10 libri e infiniti articoli. Ma Schliemann, malato di mania di grandezza, gran mentitore, intraprendente, coraggiosissimo, amò sempre deformare la realtà. Adesso esce Alla scoperta del tesoro di Priamo (Piemme Editore), la biografia che è costata diciotto anni di lavoro al germanista e storico dell'arte Philipp Vandenberg, in cui si fa luce su grandi e piccole verità. Schliemann era un giovanottino diciottenne, senza nemmeno un vestito decente e senza una lira in tasca, quando il 28 novembre 1841 decise di espatriare dalla Germania. Nel suo diario e nelle lettere alla sorella racconta che il Dorothea, su cui si era imbarcato, naufragò sulla costa olandese. Naturalmente non era vero, ma «Schliemann con le sue menzogne - annota Vandenberg - voleva dimostrare che esisteva una volontà sovrumana che l'aveva destinato ad imprese sovrumane». Nel gennaio del 1846 decise di trasferirsi a San Pietroburgo: dopo poco tempo diventò un mercante di successo. Ma il denaro non gli bastava mai. Raddoppiò il suo capitale in California, tra i cercatori d'oro di Sacramento River. Solo un neo oscurava la vita di quel trentenne molto ben vestito, presuntuoso, con soldi a palate: la mancanza di una compagnia femminile. Il suo matrimonio di convenienza con la fredda e indifferente Caterina Lysina fu la rovina della sua vita. Così Schliemann si fece assorbire da un giro frenetico di affari (tanto per fare un esempio, rifornì di polvere da sparo la Russia durante la guerra di Crimea) per dimenticare le frustrazioni coniugali. Non sapeva quello che sarebbe emerso da una lettera tanti anni dopo: che l'intoccabile Caterina gli preferiva una signora del bel mondo pietroburghese. Per consolarlo delle carenze affettive un crudele amico gli disse esplicitamente: «La sua natura non è propriamente ammaliatrice per le donne. Forse sua moglie ha sempre sentito con disagio la mancanza in lei di una amabilità esteriore». Il Paperon de' Paperoni, poiché la moglie non gli voleva concedere il divorzio, decise di fare il giro del mondo. Esaurita anche questa curiosità, nel 1866, studente maturo, appassionato di antichità, studioso di greco antico, si iscrisse alla Sorbona e, grazie indubbiamente ai suoi quattrini, ottenne rapidamente una laurea in filologia. Sempre per merito di una ingente quantità di denaro comprò la cittadinanza americana e ottenne l'agognato scioglimento del vincolo matrimoniale. A 46 anni, il 9 agosto 1868, con un caldo tremendo, Schliemann si avviò a cavallo verso la Troade, la regione all'angolo nord-occidentale dell'Asia Minore. Voleva tentare l'avventura di ritrovare la città di Troia. La sua scelta del posto dove, a suo parere, doveva essere sepolta cadde sulla collina di Hissarlik. Innamorato della Grecia e dei suoi abitanti, prima di iniziare gli scavi, scrisse all'arcivescovo di Atene affinché gli procurasse una nuova moglie: «Povera ma istruita, appassionata di Omero e del tipo greco, capelli neri e possibilmente bella». Al miliardario fu destinata la sedicenne Sofia. Tra i sogni di Schliemann vi era quello di avere al suo fianco l'avvenente ragazzina durante i lavori. Ma anche questa sposina gli si tenne lontana accusando un'infinità di malattie psicosomatiche. Pioniere dell'archeologia classica, che a quell'epoca era ancora alle prime armi, Schliemann era convinto che la collina di Hissarlik fosse formata da più strati culturali omogenei e sovrapposti l'uno all'altro. Ma era un'idea sbagliata. In realtà trovava solo reperti di età preistorica. Nessuno apparteneva al periodo della Troia descritto da Omero. Continuando a scavare, lui che sapeva a memoria l'Iliade, trovava molti riscontri tra i resti di mura, case, oggetti che affioravano e i versi del poema omerico. Quando vennero alla luce quelle che il tedesco riteneva le Porte Scee e un grandioso edificio che pensò fosse il Palazzo di Priamo, Schliemann credette di aver portato a termine la sua missione. Il 24 maggio 1873 annunciava ai giornali la sua scoperta. Ma immediatamente dopo si imbatté in quello che venne chiamato il tesoro di Pria¬ mo: 8833 pezzi, alcuni dei quali minuscoli, foglie, stelle, anelli, dischetti d'oro, collane. Sopta tutto era appoggiato uno scudo ovale di rame, una bottiglia di oro, una coppa e poi due diademi con gemme e una splendida fascia frontale. Un «tesoro» che i russi trafugarono ai tedeschi alla fine dell'ultima guerra e che finalmente hanno deciso di mettere in mostra a Mosca in aprile. Infinite furono le polemiche nel mondo degli studiosi. Lui stesso da vero sbruffone creò la leggenda eli Sofia al suo fianco, pronta a raccogliere nello scialle i preziosi reperti. Al contrario, una lettera ritrovata di recente dimostra che la ragazza greca se ne stava a casa con i figli Andromaca e Agamennone, indifferente alla passione per l'antichità del marito. Lo stesso Schliemann alla fine riconobbe di essersi sbagliato nel ritenere di aver trovato Troia, anche se l'errore non riguardava la posizione della città, ma la profondità dello strato omerico. Delirando su Troia e sulle glorie classiche Schliemann morì a Napoli, mentre andava da Parigi ad Atene tutto solo. Proprio come in solitudine aveva passato l'intera vita. Mirella Serri Dalla Germania a Pietroburgo alla California; ricco sfondato trova il «Tesoro di Priamo» ma non una donna che lami Una spilla del «Tesoro» di Priamo; a destra, Heinrich Schliemann (il primo a sinistra) sul luogo degli scavi; accanto, la moglie Sofia indossa i gioielli del «tesoro»;