La (santa) guerra delle Paoline di Marco Neirotti

il caso. Che cosa succede nell'editrice cattolica? il caso. Che cosa succede nell'editrice cattolica? La (santa) guerra delle Paoline Ribaltoni e licenziamenti in abito talare AMILANO I militari da fucilare strappavano le mostrine. L'alto dirigente della Periodici iSan Paolo licenziato deve restituire: carta di credito American Express, telefonino cellulare, badge aziendale e chiavi di accesso agli uffici e locali di via Albani, autorizzazione notarile conduzione autovettura aziendale, chiave distributore automatico bar. E' l'ultima «fucilazione» in ordine di tempo nella dura guerra alle Paoline. I licenziatoli di ieri hanno visto tornare i licenziati. E il gioco si è ribaltato. Prete che licenzia prete fa colpo. Tant'è che, alla sede della Congregazione, rispondono: «Il Superiore Generale don Silvio Pignotti è partito per l'estero». C'è il vicario? Sì. E don Teofilo Peres spiega gentile: «Sono rientrato ieri, di questa vicenda non so nulla». Ma sanno i dipendenti e i giornali, a volte schierati, a volte storditi, a volte preoccupati. Anche perché, dicono all'interno delle Paoline, non si ribalta in pochi giorni un consiglio d'amministrazione e non si licenzia un sacerdote se non lo sa il vertice della Congregazione e addirittura il Vaticano. Al centro della poco santa guerra potrebbe esserci stato, all'inizio, il direttore di Famiglia Cristiana, don Leonardo Zega, collaboratore strettissimo del suo predecessore don Zilli. Don Zega gode di grande seguito e fiducia, nei giornali e fuori. Il segnale della presenza di un gruppo di dissidenti può vedersi però in un episodietto di fine estate-inizio autunno. Don Zega riceve i ringraziamenti di un lettrice per la risposta a un suo quesito e decide, mentre forse già un po' di braci si accendono, di pubblicare quel «grazie» sul bollettino, una sorta di rassegna stampa interna. Qualcuno lo accusa di voler mostrare quant'è bravo e il bollettino viene abolito subito dall'allora direttore dei periodici, don Stefano Andreatta (responsabile di Jesus). Intanto don Zega, su invito del cardinale Martini - e qui ci potrebbe essere l'anello portante della contesa, o almeno lo spunto -, si prepara a partecipare, in novem¬ bre, al terzo convegno ecclesiale di Palermo dove si discute anche di comunicazioni sociali e dove lui parlerà di un'idea di sinergie fra i giornali cattolici. L'intervento viene ripreso in una pubblicazione dell'editore Marietti e da qui - nonostante precisazioni del sacerdote - si crea tensione: quel progetto preoccupa anche il cardinal Ruini, presidente della Cei. Che cosa avvenga non si sa, ma alla San Paolo Periodici è intanto arrivato un nuovo amministratore delegato, don Tommaso Mastrandrea, direttore del Giornalino. Il quale il 27 ottobre licenzia il laico Corrado Minnella, direttore centrale commerciale, da lui ritenuto incompatibile in quanto titolare di attività concorreti, persona stimata però da don Zega. Passano appena 27 giorni e Minnella viene richiamato con mille scuse. Però da im nuovo consiglio di amministrazione: Mastrandrea e gli altri sono stati sostituiti. E' rimasto soltanto il presidente don Giuseppe Proietti, con nuovi consiglieri, tra i quali don Pietro Campus che sostituisce come direttore generale don Stefano Andreatta. La forza di don Zega è ristabilita. Tutto finito? No. All'ex direttore della Diffusione, don Giovanni Serra, la riorganizzazione portata da Minnella ha tolto la poltrona. Dalle ferie coatte, Serra si sfoga su Italia Oggi. E don Pietro Campus prende carta e penna, ribadisce che per lui non c'è posto e lo manda a casa senza la chiavetta per il caffè. Marco Neirotti Il direttore di «Famiglia Cristiana», don Leonardo Zega, successore di don Giuseppe Zilli Qui sopra: il cardinale di Milano Martini

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