Polvere bianca e pasticche nella febbre del sabato sera

Polvere bianca e pasticche nella febbre del sabato sera Voglia di trasgressione nei templi della musica: «Le ragazze sono le più golose» Polvere bianca e pasticche nella febbre del sabato sera RIMIMI DAL NOSTRO INVIATO «Vedi», fa il ragazzo ossuto, «la musica è la nostra salvezza». Piove che Dio la manda. La musica, per noi, è solo qualche nota che si perde nell'aria, come fa a salvare qualcuno? Il ragazzo scuote la testa, la sua cravatta sembra uno straccio bagnato. «E' tutto questo», dice. Un cielo, un posto, tanta gente insieme. Però, in principio, sembra soltanto una foto. Gente alla deriva. Sguardi persi. Luci laser. Solo che in questa atmosfera irreale, nella musica che ti assorda, in questo delirio e in questa lividura che ti avvolgono come una preda, c'è qualcosa di più vero, di più forte di una semplice fotografia. Quasi un mare in tempesta, e in mezzo a questa burrasca il senso del nulla. C'è chi batte la testa contro le colonne, ballando da solo. C'è persino chi piscia sulle scarpe di un altro, e chissà se lo fa apposta o semplicemente perché non sa dove lo fa. Una pista gigante, canottiere d'ordinanza, capelli corti, tettone finte, piume di struzzo. Bum bum. E' tutto vero? La notte al Cocoricò di Riccione può esser fatta così, e ci chiediamo perché, quale sia il senso dell'esistenza che accomuna questa gente, questo popolo alla deriva. «Un'altra vita», dice Fiorenzo Bortolami. «Il desiderio di un'altra vita». 0 la solitudine, come racconta Sandro, 25 anni, professione buttafuori. Ricorda una sera. Quella volta, Giovanni provava a contare gli amici che aveva, e quando tirò fuori la foto di gruppo un po' stropicciata dal taschino dei jeans, Sandro gli disse: «Ma come? Non hai la foto di una ragazza?» No, disse Giovanni, e il dito scorreva su facce mentute e sguardi stralunati: «Morto. Sposato. Perso. Questo no, ha anche un lavoro». Giovanni Forte, 25 anni, da Busto Arsizio. La musica veniva da quelle pareti bianche illuminate e lasciava solo un'eco lontana sullo spiazzo del parcheggio. Sandro l'aveva trovato seduto da solo in un angolo della sala, che sibilava parole spingendole fuori a fatica dalla gola spezzata. E allora gli aveva detto di andar fuori con lui. «Magari avrà pensato che era fatto, e così ha cercato di aiutarlo», dice Adriano Bugli, 31 anni, il generale dell'esercito che sorveglia le notti al Cocoricò di Riccione. E quello gli ha raccontato la sua vita, come se lo conoscesse da sempre, gli ha parlato dei suoi amici che non ha, di quello che voleva andare in Bosnia e di quello che si inventava fidanzate che non aveva. «Vedete, voi ci chiamate buttafuori, ma non è così», dice Bugli. «Non siamo gorilla. Non più. Noi ormai siamo come degli assistenti sociali. Sapeste quanta solitudine raccogliamo, quante confidenze prendiamo. Questi ragazzi hanno un bisogno disperato di amicizia, di affetto, di confessioni. E non è colpa nostra se sono ridotti così, perché il male sta fuori di qui, oltre le mura di una discoteca». Che strano mondo è diventato questo, con gli assistenti sociali educati in palestra, con la musica che ci strugge e la notte che ci divora. Eppure, ci dev'essere un senso a tutto questo, una risposta. «La mia città non è un bel posto», gli aveva detto a Sandro quella volta, adesso qui a Rimini è quasi uguale, solo-che c'è il mare oltre il parcheggio, e molto vento, Giovanni. «Io lo ripeto», dice Bugli. «A me quello che colpisce è la loro solitudine. Tu li vedi assieme e si fingono grandi amici, e scherzano e ridono, perché questo è il messaggio che ricevono, perché così devono fare. Poi ti accorgi nel momento del bisogno di quanto sia falsa questa impressione. C'è il vostro amico che sta male, gli dici. E loro, vabbè pensaci tu. Sì, ma bisogna chiamare un'ambulanza, dico. E chiamala, fanno». I racconti della notte sono strani, quasi deformati, come questa musica che si schiaccia contro le mura, per cercare il cielo, l'aria, il vuoto. Poi capita che qualche volta i racconti diventano cronaca. A Rimini, comincia un processo in questi giorni. Quasi quattro anni fa, nel parcheggio del Cocoricò, morì Maurizio Mazzocchetti, 24 anni, da Pescara. Alle 6 del mattino, quando i nottambuli tornavano alle macchine. Scoppiò una rissa tra ragazzi di Roma e di Pescara. Mazzocchetti fu colpito con un martello e un posacenere. Imputati: Massimiliano D'Amore, Claudio Mazzotta e Fabio Gabriele. Ragazzi, e adesso fa pena vederli in un'aula di tribunale. Litigarono per una biondina. Ma che tutto questo abbia un senso non ha importanza. Un giovane che lavorava nelle discoteche ha raccontato così la sua vita di notte: «Quando ho iniziato avevo solo 17 anni, mi piaceva ballare. Loro cercano i capibranco. Se hai la stoffa fai camera. Poi, passi dai biglietti ai pezzi, che in gergo equivale a un grammo di cocaina. In ogni discoteca ce ne sono almeno tre, pierre e camerieri imbottiti di ecstasy e coca. Spacciatori, insomma. Fare i puri non serve a niente. Il cliente ordina, tu lo servi al tavolo. E' un business che fa paura. Le tecniche sono tante. Si va dalla classica stretta di mano allo scambio di sigarette. Infili il pezzo in un pacchetto, il cliente mette nell'altro le duecentomila. Al bar avviene lo scambio e nes¬ suno si accorge di niente. I più raffinati usano la boccetta col caricatore; avvicini la mano al naso e tiri su la dose giusta. Lo sanno tutti, è che preferiscono non vedere. Pasticche colorate per i giovanissimi, polvere bianca per quelli con i quattrini. I gestori più seri hanno provato di tutto. In un locale di Riccione hanno messo addirittura la colla biadesiva sui portacenere del cesso. Ti facevi una riga e la coca rimaneva appiccicata al metallo. Con l'ecstasy è più facile. Quella la tengono nella tasca dei pantaloni, allun¬ ghi le 50 mila e te la cali. Le ragazze sono le più golose. Le vedi a un chilometro, sono impizzate da far paura». Eppure, non è tutto questo, il mondo delle discoteche. «Vedi», fa il ragazzo, ossuto come un garretto da cavallo, «l'altra vita comincia da qui». Andrea Bellari, 22 armi, studente, Rimini. Sarà la musica ribelle, «sarà qualcosa che sogliamo», dice. E cos'è l'altra vita? «Una speranza. Un'attesa. Puoi dire che ci divertiamo sperando. E' un peccato?» In fondo, sette o otto giovanotti, pallidi come fossero usciti da un sudario. No, non è un peccato. E' un controsenso, però. «Siamo scappati dalla famiglia, dall'impegno, dalla politica», dice Andrea. «E può essere che ci siamo emarginati qui dentro, in una discoteca qualsiasi. Ma perché vederla solo in negativo. Magari qui ci siamo salvati. La droga e la morte ci sono lo stesso, anche fuori» Il fatto è che questa febbre del sabato sera, questa voglia di trasgressione, di giochi pericolosi, questo istinto di fuga, sono stati per anni i segnali di altre sconfitte. E se qualcosa adesso sta cambiando, dovremo accorgercene, prima o poi. A Rimini, ad esempio, ci sono 160 locali da ballo. Oggi, stanno chiusi durante tutta la settimana e aprono soltanto il sabato sera. Anche questo è un segnale. E poi ce ne sono altri, e Andrea Barnabé, del Resto del Carlino, spiega come negli ultimi tempi, da queste parti, nelle discoteche scendano gli incassi e intanto i cinema riaprano i botteghini: «A Sant'Arcangelo, l'anno scorso due sale, Wenders e Antonioni. A Bellaria, il vecchio cinema Astra riapre fra poco. A Rimini centro il Metropol, sala a luci rosse, ha cambiato nome ed è rinato. Il Settebello ha raddoppiato, due sale al posto di una. A Misano l'Astra adesso fa programmazione anche d'inverno». Difficile pensare che siano tutte soltanto coincidenze. Qualcosa cambia, davvero. Anzi, è già cambiato, ripete Adriano Bugli: «Pensate al nostro lavoro, quello che voi chiamate da buttafuori. Cinque o sei anni fa, dovevamo pensare allo risse o basta. Adesso facciamo corsi con i vigili del fuoco e sedute legali. E ci chiamiamo operatori di sicurezza e facciamo gli assistenti sociali». Alla fine, la verità è che forse bisognerà cominciare ad inventare nuove discoteche, non più solo templi dello sballo, ma qualcos'altro da pensare, da cercare, da organizzare. E intanto, la musica va. Batte contro le pareti, sulla testa, rimbomba dentro di noi. E te lo vedi, quello che viene avanti a gambe divaricate, barcollando come su una zattera in un tifone e poi ci crolla davanti, e sembra in catalessi, senza un gemito. I ragazzi 10 rialzano e lui in un lampo porta via il suo essere, come fosse diventato etereo. Gli ubriachi, a volte, hanno una straordinaria e fortunata velocità. La musica va. Quando finisce, il cielo è livido e 11 giorno che viene non sembra bello. «Vedi», fa il ragazzo. «Io mi sono salvato». Pierangelo Sapegno «Le tecniche di spaccio della droga sono tante: dalla stretta di mano allo scambio di sigarette» «I giovanissimi scelgono l'ecstasy, quelli con i soldi preferiscono la cocaina» I buttafuori: questi ragazzi hanno un bisogno disperato di amicizia Stanno in gruppo, ma sono soli DISCOTECHE IN ITALIA VOLUME DI AFFARI IL BALLO ALLO SPECCHIO 5 MILA PRESENZE IN UN ANNO 140 MILIONI 1039 miliardi m LA SPESA 1990 812.413 (DATI IN MILIONI DI URE) ]ypi 869.571 1992 932.800 1993 997.838 LE REGIONI CHE SPENDONO DI PIÙ' (DATI IN MIUONI DI LIRE, 1993] LOMBARDIA 204.415 EMILIA R0MAGNA 190.317 PIEM0NTE 109.793 TOSCANA 106.321 VENETO 101.122 La discoteca rimane il luogo preferito di ritrovo degli italiani, in particolare dei giovani