«Berlusconi? E' volatile»
Il leader del centrosinistra ieri ha incontrato popolari, verdi e retini Il leader del centrosinistra ieri ha incontrato popolari, verdi e retini «Berlusconi? E' volatile» Prodi: non è un interlocutore affidabile ROMA. Tripla giornata per Romano Prodi, sbarcato a Milano da Londra con passaggio all'assemblea dei popolari: «Voi siete uno dei pilastri della coalizione», poi transitato a Roma dai Verdi: «Andiamo compatti alle elezioni» e infine dai retini: «L'Ulivo alla resa dei conti tiene». Dunque giornata sposa a rafforzare gli auspici per una coalizione che in verità oscilla dentro al paesaggio balcanizzato della politica. Oscilla, ma non quanto il Polo avversario. E se c'è da sottolinearlo, Prodi non si fa pregare: «Ma vi pare che Berlusconi sia un interlocutore credibile? Io ormai penso di no. Anzi mi sembra sempre più volatile», dice davanti all'assemblea dei popolari che alla parola «volatile» mettono in azione gli applausi. «Volatile, sì. In una settimana nella quale abbiamo visto Berlusconi fare tutte le proposte possibili, con doppi turni che andavano e venivano, dal cancellierato alla tedesca al sindaco d'Italia... Mi chiedo se possiamo ancora basarci su un interlocutore con questo tipo di volatilità». E ancora: «Mi hanno accusato di essere poco appariscente, ma se appariscente vuol dire fare proposte che sconcertano la gente, allora è bene essere poco appariscenti. Non siamo qui a fare una gara di barzellette, la politica è una cosa seria. Noi non abbiamo mai messo le scarpe con i tacchi alti per sembrare più imponenti. Noi abbiamo preparato 88 tesi che dovranno essere discusse e diventare un programma comune. L'Ulivo è una struttura stabile in un Paese spaccato. Pensate che tra Fini e Berlusconi non c'è un solo punto in comune sulla politica estera... E aggiungo che ce ne sono pochi anche sulla politica intema, riforme comprese». A proposito di «struttura stabile», Prodi è volato a Roma dai Verdi, dove Ripa di Meana - che ha assai criticato le 88 tesi giudicandole molto poco ambientaliste - ha appena annunciato di voler pilotare i parlamentari verdi fuori dal gruppo progressista. Prodi fa spalluc- ce, dice: «Noi possiamo cambiare questo Paese solo se rimarremo uniti. Siamo una struttura forte e non autoritaria. Sono disposto a qualunque confronto... Voi avete criticato il programma e a me sta bene. So che non ci sono problemi insanabili sui temi ambientali, ci sono differenti punti di vista, magari differenti soluzioni, ma sulla filosofia del programma siamo già d'accordo: dobbiamo preparare un Paese completamente diverso da quello che abbiamo ricevuto». E ha spiegato: «Qualcuno di voi mi accusa di avere una visione entusiastica del mercato. Non ho mai idolatrato il mercato né sono mai stato un liberista selvaggio: credo nel mercato ma solo temperato da regole chiare e severe, che impediscano i monopoli, che atte- nuino le posizioni dominanti e che insomma favoriscano la libera competizione delle imprese». Parole e poi anche applausi, a coprire la freddezza di questa battaglia in corso tra le diverse parti della coalizione che ancora non sa se dovrà misurarsi a breve con le elezioni, scadenza che si allontana e che si avvicina a giorni aitemi. Ultimo passaggio: alla sesta assemblea nazionale della Rete. StessH musica. Con un paio di puntati! sugli scenari esteri: «La mia impressione è che l'Europa sia molto preoccupata da una possibile vittoria di questa destra che ogni giorno accende fuochi d'artificio, che non ha una coesione intema, che viaggia in plateale contrasto con le prospettive dell'Europa di Maastricht. E poi pensate bene a quello che è il partito di Gianfranco Fini: come mai ha abbandonato il fascismo e non ha avuto nessuna seria scissione al suo intemo? Vuol dire che ne conserva il cuore...», [r. int.] II leader dell'Ulivo Romano Prodi
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