«Così ho comprato l'Italia» di Angelo Conti

Dopo l'arresto della funzionarla di Lagos, ci sarebbero altri due ricercati «Così ho comprato l'Italia» Due ore di attesa per il timbro dopo aver pagato mille dollari avevano più TORINO. Vive a San Salvarlo e lavora a Volpiano. Dice di chiamarsi Jennifer Omaso, ma probabilmente non è vero. Dice anche di avere 22 anni e di essere nata a Benin City in Nigeria. E' una delle tante ragazze che hanno comprato il visto all'ambasciata italiana di Lagos. Racconta la sua storia senza troppi problemi, perché sa che almeno tre suo colleghe hanno già vuotato il sacco, alla Polizia. Perché lo hanno fatto? Perché hanno finalmente rotto un muro di omertà, che durava da anni? «Forse perché non paura, forse perché non avevano più nulla da perdere. Ma probabilmente perché i poliziotti hanno promesso loro un permesso di soggiorno. Sono tre ragazze libere, che si sono già affrancate dalle "maman", e che quindi non temono più ritorsioni in Nigeria». Jennifer, quando sei arrivata in Italia? «Due anni fa. E sono subito venuta a Torino, dove già lavoravano due mie amiche». Il visto è stato un problema? «No, affatto. Il visto non è mai stato un problema a Lagos. Almeno per chi aveva i dollari da palle. Io, per ottenerlo, ci ho messo soltanto due ore». Ci racconti come è andata? «Mi sono presentata, con parecchie altre ragazze all'ambasciata. No, non sono andata da quella Monaci che è stata arrestata, ma da un'altra signora (e Jennifer ne fa il cognome. N.d.R.) che mi ha detto subito che non c'era nulla da fare, lo ho risposto che mi mandava "la zia". Mi veniva da ridere, ma credo fosse una frase convenzionale. Lei allora ha sorriso e mi ha dato il modulo da compilare. Senza aggiungere una parola» Già, ma il pagamento? «Il pagamento non avveniva al- lenniferda Bena San Sper pro sbarcata in City alvano stituirsi l'ambasciata. Con quel modulo sono infatti uscita e ho raggiunto un ncgozietto di fratta, lì vicino, gestito da un nigeriano. Quel negozictto non era altro che la succursale dell'ambasciata italiana, mi ricordo che su un muro c'era una vecchia fotografia del Colosseo. Un sogno, per tante di noi. Quell'uomo si è fatto consegnare il denaro, mille dollari, ma solo perché gli ero simpatica. Altre hanno dovuto pagare anche 15002000 dollari. Ricevuti i soldi quel signoro ha personalmente compilato la domanda, o alla fine ci ha messo una sigla. Subito dopo sono tentata all'ambasciata: la signora ha controllato il 5ìS8ss^«&^<sss modulo e mi ha ■HNHI consegnato il visto. Con tutti i timbri e le firme». Fino a quando è continuato questo sistema? «Da quel che mi raccontano le ragazze arrivate da poco funzionava ancora cosi il mese scorso. Adesso c'è l'inchiesta, ma non so cosa cambierà. A Lagos con mille dollari si ottiene sempre tutto». Che effetto avrà, in Italia, il blocco di questi visti? «Noi, che siamo già qui, siamo contente. Meno ragazze nuove, meno concorrenza. Piuttosto saranno seccato le "maman". Loro avevano sempre qualcuna nuova in arrivo. E, di recente, avevano ripreso a guadagnare bene con le minorenni». Le minorenni? «Si, ragazze di quindici-sedici anni. Qualcuna è entrata con il passaporto della sorella più vecchia o della cugina. Tanto ai varchi doganali nessuno è in grado di capire bene l'età. Qualche altra è arrivata di recente dalla Francia. Credo in treno. Le "maman" contano molto su di loro, cercano di non farle scendere in strada e di gestirle in casa con i clienti più fidati». Angelo Conti lennifer, sbarcata da Benin City a San Salvano per prostituirsi

Persone citate: Bena, Jennifer Omaso