Visti «facili» ambasciate nel mirino

11 Dopo l'arresto della funzionarla di Lagos, ci sarebbero altri due ricercati Visti «facili», ambasciate nel mirino S'indaga su 12 mila permessi l'anno dalla Nigeria TORINO. Uno scandalo internazionale, dietro l'inchiesta sui visti a pagamento rilasciati dall'ambasciata italiana a Lagos: altre persone, oltre alla funzionarla arrestata nei giorni scorsi, sono coinvolte in questo traffico. Due le persone già identificate, per le quali la magistratura torinese ha chiesto le misure cautelari. E' certo che dietro quei permessi, concessi dietro pagamento di cifre che vanno dai mille ai 3 mila dollari l'uno, c'è una grossa organizzazione che poteva contare su appoggi sicuri all'interno della nostra ambasciata in Nigeria. E che provvedeva a tutto: alla pratica per il visto, al pagamento della garanzia patrimoniale che versa all'ambasciata chi si reca all'estero, al biglietto per arrivare in Italia. E c'è il grosso sospetto che quella bandr» abbia un collegamento diretto con l'organizzazione che gestisce il business della prostituzione nigeriana in Italia, che controlla migliaia di donne finite sui marciapiedi di Torino e di altre città. Dalla procura filtra poco, ma sembra che l'inchiesta sia destinata ad allargarsi ad altre ambasciate: il marcio non è solo a Lagos. Almeno 12 mila persone all'anno hanno beneficiato dei visti rilasciati a Lagos, una marea che ha invaso l'Italia e che ha aggravato e incancrenito il già drammatico problema dell'immigrazione dai Paesi africani. L'inchiesta condotta dal pm Elena Daloiso e dal procuratore aggiunto Maurizio Laudi, con la collaborazione dell'ufficio prevenzione generale della Questura, ha già delineato un quadro preciso della vicenda. Ci sono decine di testimonianze di prostitute vittime del traffico, racconti che hanno riscontri precisi. La funzionaria arrestata, Graziella Monaci, (detenuta per motivi di sicurezza in un carcere della provincia) è stata interrogata: nulla si sa sulla deposizione. E' accusata di concussione, corruzione e associazione a delinqu ';re, chiaramente in concor¬ so con altre persone che la seguiranno tra breve in carcere. La Monaci era a Lagos dall'81: non fa parte dei ruoli del ministero, fu assunta come contrattista sul posto. Era lei che istruiva le pratiche per i visti. Ma la firma veniva apposta dall'ambasciatore o da un funzionario delegato alla firma. «Possibile che in questi anni nessuno si sia accorto di quel flusso enorme? Possibile che si firmasse con tanta facilità?». Ma la procura ha già delle risposte, magistrati e poliziotti sono sicuri che l'mdagine abbia imboccato la strada giusta. «Non ha agito da sola», hanno confermato ieri il questore Giuseppe Grassi e il suo vice Filippo Dispenza impegnato direttamente in questa indagine. E hanno spiegato i vari trucchi a cui ricorreva l'organizzazione: «Bloccava o ritardava il rilascio dei visti. Chi voleva ottenere quel timbro doveva passare per le forche caudine della banda. E pagare. E poi farei sfrattare all'arrivo in Italia. Dove le donne arrivavano con permessi di 7 giorni, con le motivazioni più varie: pellegrinaggi, partite di calcio all'estero. E non facevano più ritorno». E cos'i alla immigrazione «normale» che da anni investe i Paesi europei si aggiungeva anche questa marea sotterranea. Una marea che non era passata inosservata. «Già nel 1990 scrivono i parlamentari di Democrazia proletaria Patrizia Arnaboldi e Giovaimi Russo Spena - abbiamo denunciato in un'interrogazione la "strana" solleci¬ tudine con la quale la nostra ambasciata a Lagos (ma anche la polizia di frontiera) concedeva visti d'ingresso nel nostro Paese a giovani donne africane». Che il problema possa investire altre ambasciate italiane trova indiretta conferma in una mozione presentata dai federalisti liberali democratici, Lucio Malan e Lelio Lantella che chiedono un'indagine su tutte le sedi italiane all'estero. E c'è un'intorrogazicne del senatore Gian Giacomo Migone, presidente della Commissione esteri, che chiede al ministro degli Esteri: «Perché, malgrado le ripetute segnalazioni, non è stata esercitata la necessaria vigilanza. E quali misure il ministro intende disporre per accertare quanto accaduto e prevenire ulteriori abusi in altre sedi». ivano Barbiero Nino Pietropinto Con tremila dollari l'organizzazione provvedeva a tutto Graziella Monaci, arrestata a Savona Donne nigeriane Per sfuggire alla miseria sono disposte a pagare fino a tremila dollari (Foto GRAZIA NFRIJ