Salabè, chiesto il processo

Salahè, chiesto Salahè, chiesto L'architetto del Sisde accusato di evasione e false fatturazioni ROMA. «Sottolineo che all'architetto Salabè sono contestate solo violazioni fiscali, peraltro condonate, e irregolarità in ordine al versamento dell'Iva. I titoli di alcuni quotidiani rispecchiano mia attività denigratoria che ha fatto di Salabè un capro espiatorio per faziose campagne di delegittimazione delle più alte istituzioni dello Stato». E' questo il commento di ieri dell'avvocato Titta Madia alla notizia della richiesta di rinvio a giudizio del suo cliente, l'architet¬ to Adolfo Salabè, per peculato, false fatturazioni, falso in bilancio e evasione fiscale. Salabè è titolare della «Fra. Sa.», l'impresa che appaltò quasi tutti i lavori effettuati per conto del Sisde. La richiesta di rinvio a giudizio, firmata dal sostituto procuratore Aurelio Galasso, fa riferimento a 172 milioni che l'architetto avrebbe ottenuto dal servizio segreto civile, senza emettere fatture, a titolo di rimborso dell'Iva versata all'erario per lavori com- piuti nel periodo in cui era direttore del servizio Alessandro Voci. L'udienza preliminare si terrà 0 21 marzo prossimo davanti al Gip, Monastero. Al vaglio della Procura di Roma c'è anche un altro procedimento riguardante Salabè: è quello relativo alla vendita dell'immobile di via Poh destinato a diventare la nuova sede del Sisde. Alcune precisazioni vengono intanto dalla Procura di Roma sull'iscrizione dei nomi del procuratore aggiunto Ettore Torri e del sostituto Leonardo Frisani nel registro degli indagati della Procura di Perugia. Il provvedimento preso dai pm perugini fa riferimento ad una denuncia presentata dall'ex cassiere del Sisde Ugo Timpano che ipotizzava le omissioni di indagini da parte dei due magistrati romani. Si tratta quindi di «un atto dovuto», [r. i.l

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