«Di Pietro di nuovo sotto inchiesta»

BIAGI E il gip ha deciso di non accogliere nel processo le intercettazioni telefoniche sull'ex pm «Di Pietro di nuovo sotto inchiesta» Brescia, per abuso d'ufficio BRESCIA DAL NOSTRO INVIATO Il suo nome è di nuovo nel registro degli indagati. Proprio lo stesso giorno in cui il suo avvocato ottiene una prima vittoria contro i due pm bresciani. Arrivano una dopo l'altra le due notizie - una buona, l'altra pessima - per Antonio Di Pietro. La pessima: il suo nome è stato iscritto nel registro degli indagati per una vicenda di informatizzazione. Abuso d'ufficio, l'ipotesi di reato formulata da Salamoile e Bonfigli- Quella buona: il giudice delle indagini preliminari Anna Di Martino, con un provvedimento di due pagine, ha deciso di non accogliere le intercettazioni telefoniche sull'utenza dell'ex magistrato simbolo depositate agli atti da Salamone e Bonfigli. Per il gip bresciano - che dà ragione a Di Pietro - quelle intercettazioni non riguardano il processo per cui il prossimo 26 febbraio ci sarà l'udienza preliminare. Soddisfatto è Massimo Dinoia, il difensore di Di Pietro. Ma la sua è una soddisfazione a metà: «La mia è una battaglia di retroguardia perché il danno è già stato fatto. Le intercettazioni sono già stale pubblicate su tutti i giornali. Volevo quanto meno affermare un principio». Faccia buia (ma non troppo) quella di Silvio Bonfigli, l'unico in camera di consiglio davanti al giudice Di Martino. Incassa, Bonfigli: «Non cambia nulla. Di quelle telefonate ce ne interessavano 18, ma solo due o tre erano realmente importanti». Diciotto telefonate, un'inezia rispetto ai grandi numeri delle intercettazioni legate alle molteplici inchieste bresciane. Le telefonate ascoltate dalla Digos dal 30 maggio al 3 dicembre sono state ben 24 mila 722. Una dietro l'altra formano un'unica lunghissima telefonata di 1188 giorni, pari a tre anni, tre mesi e tre giorni, 24 ore al giorno. Solo una parte di queste - trentasei in tutto - sono state intercettate sul telefono cellulare di Antonio Di Pietro. Ed è su queste tre dozzine che c'è stata la battaglia davanti al gip. Battaglia vinta da Massimo Dinoia e dal suo assistito Antonio Di Pietro. Ricostruisce Silvio Bonfigli: «A nostro giudizio per il procedimento relativo al cosiddetto complotto politico contro Antonio Di Pietro (quello che vede indagati i due fratelli Berlusconi, D'Adamo e Improta, ndr) c'erano alcune telefonate interessanti che potevano essere inserite nel procedimento sulla concussione contro Gorrini». Ma il «travaso» di intercettazioni non ha convinto affatto il gip Di Martino. Che dopo averci pensato meno di un'ora ha detto «no» a quell'acquisizione anomala. Sottile il suo ragionamento giuridico che fa fronte a due argomenti. 11 primo: intercettazioni autorizzate per una vicenda processuale non possono essere trasferite in un altro procedimento, diverso anche se identici sono i protagonisti. Di più: queste intercettazioni non possono essere allegate al processo per la vicenda Gorrini perché il reato contestato è concussione. E per concussione non possono essere disposte intercettazioni telefoniche o ambientali. Separati i due tronconi, con queste intercettazioni che potranno essere naturalmente utilizzate per il procedimento penale per cui sono state autorizzate, cioè quello che vede implicati i due fratelli Berlusconi, il gip Di Martino ha disposto una nuova udienza. Al 31 gennaio, quando saranno discusse tutte le intercettazioni utilizzabili nel procedimento già aperto, quello destinato a chiudersi cori un rinvio a giudizio (o no) per Di Pietro e per i suoi coimputati. Ma intanto la polemica sulle intercettazioni continua. Oreste Dominioni, difensore di Paolo Berlusconi, commenta così le iniziative, tra cui quella di Irene Pivetti, per aprire un dibattito sull'utilità delle registrazioni telefoniche: «Sono felicemente sorpreso che finalmente scendano in campo così tanti garantisti. Non c'era mai stato un interessamento così forte da parte di poteri pubblici a tutela della libertà dei cittadini». Per una polemica che continua, nuove indagini sono in arrivo. Fre¬ schissime quelle che vedono nuovamente nella veste di indagato Antonio Di Pietro. «Non ne sapevo nulla», dice - secco - Massimo Dinoia. ■ Ed in effetti si sa ancora molto poco. Si sa che si tratta di una vicenda che riguarda la Commissione nazionale per l'informatica. Che Di Pietro è indagato pei- abuso d'ufficio. E che tra i vari testi già sentiti da Salamone e Bonfigli ci sono l'ex ministro de Virginio Rognoni e Giancarlo Albini, ex presidente di Lombardia informatica. Infine, è slittata al 12 marzo l'udienza preliminare davanti al gip Battistacci, chiamato a decidere sulla presunta calunnia del generale Cerciello contro Antonio Di Pietro. Fabio Poletti tre dozzine che c'è stata la battaglia davanti al gip. Battaglia vinta da Massimo Dinoia e dal suo assistito Antonio Di Pietro. Ricostruisce Silvio Bonfigli: «A nostro Antonio DI Pietro ora è docente alla Libera Università di Castellanza Il pm bresciano Fabio Salamone che con Bonfigli guida l'inchiesta su Di Pietro Antonio DI Pietro ora è docente alla Libera Università di Castellanza

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