«Gli insulti? Reagirò alla grande» di Fabio Vergnano

«Gli insulti? Reagirò alla grande» «Gli insulti? Reagirò alla grande» II bianconero: mi sono ricaricato e ho tanti obiettivi ::;:v:::;vX:::Xw UN BOMBER NEL MIRINO P TERNI ARLA Ravanelli. I suoi tormenti, le amarezze, ma anche la voglia di spaccare il mondo. Da un mese si era imposto un personalissimo silenzio. Non gli era piaciuto il fatto che dei cinque intoccabili juventini, dopo gli ultimi rovesci, l'unico candidato a perdere il posto fosse proprio lui. «Quando le cose vanno male danno sempre la colpa a me», si era sfogato. Ma Lippi l'ha rassicurato e Ravanelli l'ha ricambiato con il bacio di Bergamo dopo il gol segnato su rigore. Anche Sacchi gli conferma la fiducia e gli rida la parola. L'attaccante è uno dei pupilli dell'Arrigo e ieri il et ha perfino interrotto l'allenamento per difenderlo. E' successo che un gruppo di tifosi ternani ha ripetutamente bersagliato Ravanelli, rinfacciandogli le sue origini perugine. Insulti pesanti. Durante l'allenamento mattutino prima il suo vice, Varrella, poi Sacchi sono intervenuti per calmare gli animi. Alle 18,30 seconda razione. Complice una mossa «distensiva» dei dirigenti federali, che si è invece rivelata infelice: l'allenamento doveva essere a porte chiuse, ma all'ultimo momento i duemila fans in attesa sono stati ammessi all'interno dello stadio. E si sono nuovamente scatenati con slogan, fischi e pernacchi. Un piccolo assaggio di quanto potrà accadere stasera. Le premesse non sono confortanti: sui muri dello stadio «Liberati», ritinteggiato per l'occasione, sono comparse scritte poco simpatiche nei confronti di Ravanelli, volgarità che la Ternana ha cancellato in tutta fretta. Insomma, il destino di Fabrizio è quello di dividere. Un personaggio scomodo, che non ha torto quando dice di essere poco amato. Ieri mattina era ancora di pessimo umore. Non si sarebbe concesso ai media se non fosse intervenuto Antonello Valentini, capo ufficio stampa della Nazionale, che l'ha catechizzato a dovere, invitandolo ad ammorbidire il proprio atteggiamento. Ravanelli non era troppo convinto, ma alla fine ha accettato. E ha trovato in Sacchi un difensore d'ufficio: «La maleducazione è dovunque, ma nel nostro ambiente ci sono maggiori possibilità di manifestare il peggio di noi stessi. Ravanelli deve trovare la tranquillità nel lavoro, senza cer¬ care alibi. E' la sua coscienza che deve restituirgli la serenità». L'attaccante juventino ha cercato di sdrammatizzare: «Qualche ragazzotto ha rivolto, diciamo così, degli elogi a mia madre. Amen. Non è colpa mia se sono nato a Perugia e non a Terni, qui non mi perdonano i gol che ho segnato alla Ternana quand'ero nella Casertana. Ma quando c'è di mezzo la Nazionale ci vorrebbe più intelligenza, perché rappresento l'Italia non Perugia». Ma Terni è uguale a Salerno e Reggio Emilia, così Ravanelli diventa il meno amato dagli italiani. Fischi e insulti sono la colonna sonora che l'accompagna. E lui spiega: «Sono uno che ha fatto tanta gavetta, ma proprio tanta. Per questo si ricordano di me a Salerno come a Licata, sui campi dove se perdi ti staccano un orecchio. A chi è abituato soltanto alle grandi platee non capita». C'è un mese di black-out da ripercorrere. Ravanelli, che in campionato non segna su azione dal 22 ottobre, spiega il motivo di questo lungo silenzio: «Per me era un momento delicato, la mia posizione era stata messa in discussione e allora ho pensato soltanto al mio lavoro per cercare di recuperare la forma e rispondere sul campo. In effetti, dopo quindici mesi molto tirati, era arrivato un calo fisico. Hanno detto che mi sono montato la testa. Bisogna vedere da che pulpito viene la predica. Ormai ho capito di essere antipatico a certa gente, ma non ci bado e vado per la mia strada. Normale che fossi di pessimo umore. Lo sono sempre quando perdo. Ma ora il peggio è passato e mi sento di nuovo bene. Ho risolto tutti i miei problemi e ho imparato a riconoscere gli amici. Nei momenti difficili vedi chi ti vuole bene e chi ti vuole male». Dicono che a fine stagione la Juve potrebbe rinunciare a lui. Pettegolezzi. Ravanelli non crede che il rapporto con squadra e società si sia deteriorato: «A Torino spero di restare il più a lungo possibile, non ci sono problemi. E vi assicuro che alla Juve mi trovo bene come in Nazionale. Il fatto è che prima nessuno mi considerava, mentre adesso sono sotto tiro. Anche per questo in campo è tutto più difficile. Ma io ho sempre sognato di diventare un giocatore importante». Ancora una volta è la Nazionale a dargli la carica. Sacchi, il grande psicologo, rivitalizzava il Codino e ha poteri magici anche con Ravanelli. «La sua fiducia mi dà una carica straordinaria. Sento che contro il Galles farò una grande partita». Lippi ringrazia. Un Ravanelli rimesso a nuovo è un vantaggio per la Juve. E Fabrizio ritrova l'ottimismo: «Credo ancora nello scudetto, ma ci sono altri traguardi importanti nel mio futuro. La Juve delude nei risultati, non nel gioco. Ora dobbiamo reagire, siamo sulla strada giusta, il nostro è un problema psicologico. Dovremo giocare le prossime sedici partite come se fossero altrettante finali. Può essere che a Cremona abbiamo rubato un punto, ma abbiano anche ritrovato la strada giusta». Fabio Vergnano Ravanelli, 27 anni, in allenamento: «Ho fatto tanta gavetta, qui non mi perdonano ancora i gol alla Ternana» «Ho attraversato momenti delicati; ora sono sotto tiro ed è tutto difficile però so difendermi»