De Benedetti maxi-pignoramento di Alberto Gaino
Battaglia legale sulla vicenda Ambrosiano. I difensori: nulla è dovuto Battaglia legale sulla vicenda Ambrosiano. I difensori: nulla è dovuto De Benedetti, maxi-pignoramento Nel mirino azioni per 100 miliardi TORINO. Carlo De Benedetti non può più disporre delle azioni della finanziaria che a sua volta controlla le tre maggiori società del suo gruppo: Olivetti, Cir e Cofide. I legali del liquidatore del vecchio Banco Ambrosiano hanno pignorato il 99 per cento della Carlo De Benedetti & Figli s.a.p.a. e chiesto al pretore Francesca Bresciani di metterne in vendita le azioni per entrare in possesso dei 100 miliardi di provvisionale e dei relativi interessi maturati che - in base alla sentenza di primo grado per il crack dell'Ambrosiano - i 33 condannati dovevano pagare subito. Non l'hanno fatto se non in minima parte, per cui gli avvocati del liquidatore Lanfranco Gerini hanno deciso di agire contro l'ingegnere De Benedetti, ritenuto il più solvibile. Prima hanno pignorato gli emolumenti che al finanziere spettavano per il 1995 come amministratore di società del suo gruppo e l'ultima udienza, di fronte al pretore torinese Lorena Canaparo, si è svolta ieri: l'avvocato Emanuele Balbo di Vinadio ha chiesto l'assegnazione delle somme, 2 miliardi secondo il legale del vecchio Banco Ambrosiano, un miliardo e 600 milioni per la controparte. Il pretore si è riservato di decidere. Ma quest'azione non era che l'inizio dell'offensiva dei legali di parte civile. Nel frattempo, da Milano si è ripartiti all'attacco e il 9 ottobre un ufficiale giudiziario si è presentato negli uffici della Compagnia Finanziaria Torinese a notificare il pignoramento di 10 milioni e 982.280 azioni avute in pegno da De Benedetti. Dell'operazione non è mai stata data alcuna spiegazione. Il pignoramento rappresenta l'avvio della procedura di esecuzione dell'esproprio delle anioni, assegnata al pretore Francesca Bresciani, e non esercitata direttamente verso il debitore perché in questo caso gli avvocati hanno deciso di rivalersi nei confronti di un terzo soggetto, la Cofito, che sarà chiamata a rendere ima dichiarazione nel merito. Per conto di Carlo De Benedetti, l'avvocato Paolo Rocca ha presentato formale opposizione al procedimento sostenendo che nulla è dovuto al liquidatore dell'Ambrosiano. L'argomento speso: la parte civile ha già transato con altri imputati del processo, per cui il credito è azzerato o massicciamente de¬ curtato. Il legale ha anche sottolinealo la sproporzione fra i 100 miliardi pretesi e il valore delle azioni pignorate, che controllano di fatto società con un fatturato complessivo di 20 mila miliardi e hanno 70 mila dipendenti, in Italia e in altri Paesi. «Nel novembre scorso la Corte d'appello di Milano ha ribadito che la nostra azione civile è legittima replica l'avvocato Balbo - e per quanto riguarda le transazioni effettuate non ci può essere confusione: riguardano coimputati di De Benedetti che hanno concordato di versare al commissario liquidatore del vecchio Banco solo una parte del dovuto e in relazione alla loro posizione processuale in vista dell'appello». Il collega milanese Salvatore Morvillo aggiunge: «Per la provvi¬ sionale, immediatamente esecutiva dalla sentenza del '92, sono stati sinora incassati 62 milioni e 500 mila lire. Soltanto per gli interessi maturati dovremo ricevere altri 30 miliardi». L'opposizione al pignoramento si discuterà nella prossima udienza, convocata dal pretore Bresciani il primo febbraio. In ogni caso, per il giudizio di merito, data la somma elevata, dovrà essere una sezione civile del tribunale a pronunciarsi. Al pretore Bresciani rimarrebbe la competenza dell'esecuzione del pignoramento. «In quel caso - ha dichiarato ieri sera un portavoce del gruppo De Benedetti - chiederemo la sospensione della procedura. Sia chiaro comunque che si andrà avanti per anni, e che alla fine il creditore privilegiato Cofito eserciterà il proprio diritto di prelazione nell'acquisto delle azioni». Il messaggio è questo: l'accomandita di famiglia non corre pericoli, la Cofito è controllata dai commercialisti torinesi Giulio e Franca Segre, molto vicini all'Ingegnere. La parte civile non intende mollare. «Noi chiederemo al pretore l'adozione di tutte le cautele - aggiunge l'avvocato Morvillo - per preservare i nostri diritti. Come la nomina di un custode giudiziale delle azioni pignorate». Alberto Gaino lla è dovuto mento di cutiva ati si0 mila matulla fiCofito prelani». Il andita la Coialisti molmollare l'aggiunreseromina azioni aino Il gruppo di Ivrea: l'accomandita di famiglia non corre pericoli Il presidente della Olivetti Carlo De Benedetti
Luoghi citati: Italia, Lorena Canaparo, Milano, Torino, Vinadio
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