Sacchi: «I bianconeri? Devo a loro gli Europei» di Roberto Beccantini

Sacchi: «I bianconeri? Devo a loro gli Europei» Sacchi: «I bianconeri? Devo a loro gli Europei» TERNI DAL NOSTRO INVIATO Affogata nella nebbia, la Nazionale si rimette in marcia. L'avevamo lasciata il 15 novembre a Reggio Emilia, quattro gol alla Lituania e il biglietto dì seconda classe per Londra. Domani sera, a Terni, amichevole con il Galles di Rush. L'operazione Europei Sicuri comincia così, fra spot elettorali (Giulivi, presidente della Lega dilettanti e nemico «trattabile» di Matarrese, è di Narni, a un tuo di schioppo da qui) e spericolate kermesse. Nel frattempo, anche Arrigo Sacchi, come il Cavaliere, ha fondato un Polo. Si chiama Forza Juve. Ce ne parla nel palazzetto dello sport di Acquasparta, il borgo deputato al battesimo della Creatura. «Sì, ci sono sette juventini. E allora? Premesso che Dino Baggio si è rotto il naso, Maldini ha l'influenza e Benarrivo me lo fanno giocare ogni morte di papa, mi sono detto che non sarebbe stato carino manomettere il gruppo che ci ha scortati alla fase finale degli Europei. Non potevo tradirlo. Vero, altri giocatori, oggi, sono più in forma. Ma lo stato di forma, se il fine ultimo è la rassegna di giugno, non può essere fondamentale. E difatti, per me, non lo è». Parole chiare, se non proprio sante. Sacchi allarga il tiro: «Cannavaro è un ragazzo in gamba. Sta facendo bene, e proprio per questo l'ho voluto. Le assenze di Maldini e Benarrivo giustificano la riemersione di Torricelli. E quanto a Bucci, è stato fermo a lungo, mentre Toldo, da Spalato in avanti, non ha mai sbagliato. Dico di più: i tre portieri in Inghilterra saranno loro, Peruzzi, Toldo, Bucci». Con tanti saluti a Pagliuca e Rossi. L'Arrigo non corre più. Preso in braccio il gruppo, lo accarezza, lo culla, lo imbocca. «Mi fido di loro. Il punto è questo. Sapevano da tempo che li avrei chiamati. So che un'investitura del genere comporta dei rischi: potrebbero rilassarsi, "tanto il posto è garantito". Li conosco, non lo faranno». Forza Juve proprio adesso che la squadra stenta, Forza Juve a una settimana dall'anatema di Lippi, se continuiamo così a fine stagione ci cacceranno tutti. L'Arrigo sorride: «Premesso che restare al top per tutta la stagione è molto, molto difficile, ho fiducia nel lavoro di Lippi e nelle qualità, tecniche e caratteriali, dei suoi ragazzi. Del resto, questa squadra, delle ultime sei partite, cinque me ne ha vinte e l'unica pareggiata, in Croazia, me l'ha pareggiata in dieci contro undici. Inoltre, paradossalmente, che la Juve sia appannata a gennaio, non mi disturba più di tanto. L'importante è che non lo sia più avanti. Lombardo? Lo aspetto. A destra siamo scoperti. E comunque, non fossilizzatevi: i sette ju¬ ventini di oggi potrebbero scendere a cinque un domani, così come i due milanisti diventare tre o quattro». Milanisti, cioè Roberto Baggio. Il Codino, come Signori, è sempre nel cuore di Sacchi. «Per principio, mai due mai. E' il mio motto. Se Baggio e Signori al momento opportuno saranno in forma, li convocherò. Garantito». Domanda: non era il caso di dare un'occhiatina a Igor Protti? «Ci avevo pensato. Se lo sarebbe meritato. Ma va per i 29, non è più giovanissimo». Peccato. Capitolo Tacchinardi. Da «centrale», non ne azzecca una. «Attraversa un momento non ottimale. Meno lo vedi, me¬ glio è». E poi, in generale: «Come esperienza, come nomi, come effetto alone, questo gruppo non vale quello "americano". Ma come gioco, avendone acquisito le conoscenze, potrà fare addirittura meglio. Recuperare sul piano collettivo quanto abbiamo perso a livello individuale: ecco il nostro progetto». Gli chiedono una battuta sulle squadre prossime venture di undici stranieri. L'Arrigo se la cava brillantemente: «Benissimo. Così i club mi affideranno tutti gli italiani e io, finalmente, potrò allenarli in santa pace dal lunedì al sabato. Scherzi a parte. Setaccino pure i mercati esteri, i nostri dirigenti, ma attenzione: se ai Mondiali del 1982 siamo arrivati primi, a quelli del 1990 terzi e nel 1994 secondi, ciò significa che il nostro calcio resta altamente competitivo». Insomma: piano con le razzie. In carrozza, dunque. La scelta del Galles viene giustificata in questi termini: meglio essere criticati per aver affrontato una squadra che ci ha presi terribilmente sul serio, che essere elogiati per avere sculacciato un avversario imbelle. Sacchi chiude così: «I diciotto elementi che ho convocato non rappresentano 0 massimo del campionato, ma se sono finalista agli Europei lo devo a loro. E, di conseguenza, con loro, e da loro, riparto». Roberto Beccantini

Luoghi citati: Acquasparta, Arrigo, Croazia, Galles, Inghilterra, Lituania, Londra, Narni, Reggio Emilia