Peruzzi: si è perduto lo spirito vincente

Raduno di Terni: gli azzurri della squadra campione analizzano il momento no che stanno attraversando Raduno di Terni: gli azzurri della squadra campione analizzano il momento no che stanno attraversando JUVE CRISI Peruzzi: si è perduto lo spirito vincente TERNI DAL NOSTRO INVIATO «A Del Piero, dopo quel famoso gol al volo contro la Fiorentina, facemmo ripetere la stessa azione cento volte in allenamento. E mai, dico mai, infilò la porta. Un anno fa qualcuno ci teneva una mano sulla testa e alla Juve si facevano i miracoli. Oggi la mano non c'è più». Uno dei Lappanti ci descriveva, dopo il pareggio con il Bari e le polemiche, il lato soprannaturale della crisi juventina. Lassù Qualcuno non ama più la Signora. Ma per quanto il calcio sia pervaso da nuova fede, come ha dimostrato il presidente del Cagliari, il pio Cellino, portando a Messa la sua squadra perché tornasse a vincere, è difficile credere che il male dei bianconeri abbia una natura divina. C'è dell'altro e lo si capisce dagli sguardi smarriti dei sette che la Juve ha mandato nel convitto di Arrigo, l'unico che le dà fiducia. Lippi in ribasso. La prima sensazione è che Lippi sia sceso dal piedistallo. I giocatori, anche quelli che non lo amavano, avevano una fiducia illimitata nelle sue intuizioni. Per forza, qualunque cosa toccasse riprendeva a funzionare: provava Carrera in difesa (dopo che la società stava per cederlo) e quello giocava la migliore stagione della sua vita; gettava in campo Porrini e gli segnava un gol decisivo a Dortmund; nell'emergenza con la Lazio buttava nella mischia il ragazzino Grabbi ed ecco la rete decisiva. Pareva Re Mida e il professor Ventrone, che s'era portato appresso dal Napoli, uno sciamano capace di creare dal niente il filtro della potenza. Oggi che le cose non girano basta leggere qua e là per trovare i primi tentativi di delegittimazione, talvolta troppo ispirati per apparire casuali. Nelle difficoltà si rovinano i rapporti. E i correttivi che Lippi cerca di apportare paiono tentennamenti al buio, mentre prima erano scelte geniali. «Io lo capisco se cambia assetto e formazione - dice Peruzzi -. Per raddrizzare la barca deve provare ogni soluzione». Ma nella squadra e in società non tutti sono così solidali. Troppa paura. L'aspetto più inquietante lo testimonia ancora il portiere: nelle difficoltà la squadra si affloscia. «A Cremona per venti minuti ho rivisto la Juve del passato. Poi io ho combinato quel pasticcio e sull' 1 -1 non ho visto la capacità di reagire. Lo stesso sul 2-2: avrebbe dovuto tremare la Cremonese, invece eravamo noi a temere di prendere il gol. Li avremmo dovuti schiacciare nella loro area e non l'abbiamo fatto. Nei momenti più delicati reagiamo male: era successo già con la Roma». Conte parla di depressione: «Quando abbiamo subito il terzo gol a quel modo mi sono detto che non c'era più niente da fare. Troppe cose ci girano storte, troppi gol strani e occasioni sprecate d'un niente. Si perde in sicurezza». La difesa bucata. «Non abbiamo scuse - sostiene Ferrara - i gol che prendiamo sono frutto dei nostri errori, parlare di coperture sbagliate e di filtri che non funzionano non ha senso davanti a certi episodi. Si è scaricato tutto addosso a Tacchinardi: ma lui non c'entra con le tre reti di Cremona e, poi, è giovane, la responsabilità maggiore è di chi ha esperienza». I cambiamenti continui non vi frastornano? <(Anche l'anno scorso si cambiava spesso uomini e posizioni in difesa, però si vinceva e nessuno diceva niente. Non dico che non ci agevolerebbe trovare un as¬ setto definitivo, tuttavia con il Parma e la Cremonese gli uomini erano gli stessi e il risultato è stato diverso». Torricelli ammette di aver vissuto un pomeriggio da incubo: «Siamo ammalati, troppo lunghi. E negli spazi che c'erano Petrachi mi ha messo in croce». Secondo Peruzzi: «Noi ci troviamo bene quando non siamo in linea, ma uno dei quattro si sgancia e sta un po' dietro. La tattica? La zona alta? Sì, parliamone. Senza dimenticare che sul terzo gol la palla è rimasta in area 10 secondi senza che nessuno la calciasse via e c'erano tre avversari liberi. La carambola sul rinvio di Vierchowod è stata sfortunata, ma le nostre colpe non le voghamo dire?». L'enigma Del Piero. «Non ho giocato male, come ho letto sui giornali - si difende il Talentino -, E' vero che non centro più le punizioni, forse ha ragione Baggio quando scherza sul mio piede che si è impippito. Il problema vero è che andiamo bene una partita e male quella dopo. Forse è per questo che spero molto nella Coppa: in un match diamo il meglio, giocheremo benissimo a Madrid. Comun- que capisco la delusione degli Agnelli: basta guardare ai risultati e a cosa combiniamo in campo». «Umberto Agnelli dice che abbiamo perso lo spirito vincente? chiede Peruzzi -. Beh, ha ragione perché non vinciamo più; ma sarebbe un guaio abbattersi. D'ora in poi giocheremo alla giornata, se la Roma spera ancora nel titolo possiamo farlo pure noi. Tuttavia parlare di scudetto alla Juve oggi è una cosa insensata». Così pare anche a noi. Marco Ansaldo «A Cremona ho visto per venti minuti la squadra scudetto Poi, dopo il mio errore, non c'è stata la capacità di reagire e sul 2-2, invece di tremare loro, avevamo paura noi» Ferrara: «Poche scuse e poi Tacchinardi non c'entra: colpe e responsabilità sono dei giocatori anziani ed esperti» A fianco, Del Piero e, a sinistra, Ferrara: «Facciamo troppi sbagli» Peruzzi, nella foto grande Sotto, il et Sacchi e Matarrese

Luoghi citati: Cremona, Dortmund, Ferrara, Lazio, Madrid