Stop al patto atomico con gli Usa

La Russia blocca le ispezioni per il disarmo atomico. Gaidar: «Rottura definitiva e totale fra me e il Cremlino» La Russia blocca le ispezioni per il disarmo atomico. Gaidar: «Rottura definitiva e totale fra me e il Cremlino» Stop al patto atomico con gli Usa E Eltsin annuncia: mi ricandido Presidente MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE E così, Boris Eltsin si candida per le presidenziali. La decisione finale, ripete, la prenderà a metà febbraio, ma intanto mette a punto lo stato maggiore della propria campagna. Il primo vicepremier Soskovets ne sarà il generale. Ieri il sindaco di Mosca, Jury Luzhkov, ha confermato che accetta di fargli da vice. E il povero Serghei Filatov, ex responsabile dell'amministrazione presidenziale, da poco licenziato, retrocede in terza posizione tra coloro che dovranno tirare la volata al presidente uscente. Ma appena pronunciate le parole «probabilmente mi candido», Eltsin ha ricevuto il primo colpo: l'ex fido Egor Gaidar annuncia la «totale e irreversibile rottura» con Eltsin. «Se si candida sarà il miglior regalo ai comunisti. Non possiamo più sostenerlo dopo quello che è successo a Pervomajskaja, dove non si può dire cosa sia stato peggio: se l'incapacità, la violenza o la menzogna. E dopo gli avvicendamenti al vertice già avvenuti». Gaidar si riferiva ai recenti licenziamenti in tronco di Anatolij Ciubais, primo vicepremier, di Andrei Kozyrev, ministro degli Esteri, e di Serghei Filatov. E aveva anche in mente, evidentemente, la prossima, ancora non ufficiale, nomina di Egor Stroev (ex membro del politburò del partito comunista russo), alla testa del Consiglio della Federazione, al posto di Vladimir Shumeiko. L'ex capo del primo governo delle riforme ha annunciato ieri di aver mandato anche una lettera di dimissioni dal Consiglio presidenziale, un organismo puramente decorativo di consultazione che Eltsin non convoca più da mesi. Dopo Gaidar si è dimesso anche Otto Lazis, il commentatore principale delle Izvestija. Eltsin, parlando davanti ai membri del consiglio consultivo per gli investimenti esteri, ha liquidato sprezzantemente il tema del cambio di linea: negandolo. Da Ciubais si è congedato con un giudizio senza appello: «La privatizzazione non l'ha fatta lui da solo, ma determinati errori li ha fatti invece lui, da solo». A conti fatti Eltsin può perfino pensare che la rottura con Gaidar e con tutta l'ala radical-democratica sia per lui un vantaggio: lo aiuterà a dimostrare agli elettori che il presidente non ha più nulla a che lare con «questi democratici». Resta da vedere se Eltsin potrà conquistare gli elettori dei comunisti e di Zhirinovskij. Per giunta nei pochi mesi che restano da qui a giugno. Gli hanno detto che la situazione economica sta migliorando rapidamente. Il che è tutt'altro che dimostrabile. Ma, anche se fosse vero, ben difficilmente gli elettori russi potranno percepire miglioramenti nelle loro tasche da qui a giugno. E su tutti gli altri fronti la situazione appare perfino peggiore. Valga per tutte la tragica vicenda di Pervomajskaja. Eltsin ha usato la mano forte per dimostrare che non patteggia con i nemici e che li può annientare. Ma l'esito è stato catastrofico. Il generale Lebed ha definito ieri l'operazione Pervomajskaja una «vergogna nazionale». In altri termini per apparire forti bisogna che le strutture della forza funzionino. Se accade il contrario si finisce nel ridicolo, per giunta con le mani sporche di sangue. Questa è l'opinione generale in Russia in questi giorni. Ma siamo solo all'inizio di una serie di «correzioni di linea». Ieri da Washington è veuto un altro segno di allarme. Il ministero degli Esteri russo ha fatto capire di volere una pausa di riflessione circa gl'impegni alla reciproca verifica dei controlli per la riduzione delle armi nucleari. Il Dipartimento di Stato Usa ha subito reagito mettendo in guardia il Cremlino che ciò potrebbe accrescere le difficoltà di ratifica da parte del Senato americano. Ma intanto Eltsin invia un'altra strizzata d'occhio al fianco nazional-patriottico. Piccole mosse che, però, difficilmente possono dargli spazio di manovra. Sposando le tesi di Zhirinovskij e dei comunisti Eltsin rischia di avvantaggiare piutto¬ sto loro che se stesso. Nel contempo dovrà navigare a vista per non inimicarsi definitivamente l'Occidente. E i sospetti che il presidente russo stia manovrando troppo furbescamente si vanno allargando in numerose cancellerie occidentali. Del resto ieri il premier Cernomyrdin ha gettato il sasso nello stagno per vedere quante onde ne vengono fuori: «Non vedo niente di strano in un eventuale ingresso dei comunisti nel governo. Purché siano dei professionisti». In cambio i comunisti di Ziuganov fanno i pesci in barile: per ora niente sfiducia al governo. La Duma, grazie ai loro voti, ha finora evitato di discutere della crisi di Pervomajskaja. Si accontentano del licenziamento della bestia nera Ciubais e aspettano proposte ministeriali. Ma non è detto che le accettino. A Ziuganov conviene essere legittimato e avere spazi televisivi, ma non gli conviene certo condividere responsabilità di governo. Almeno fino a giugno. Giuliette Chiesa

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