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«E' un reato intercettare i deputati» di Francesco Grignetti
La presidente interviene dopo la pubblicazione dei colloqui telefonici fra tre politici e Di Pietro La presidente interviene dopo la pubblicazione dei colloqui telefonici fra tre politici e Di Pietro «E' un reato intercettare i deputati» Rivetti chiede al Csm di processare i due pm bresciani ROMA. Intercettare deputati, senza autorizzazione della Camera, non si può. Irene Pivetti è costretta a ricordare ai magistrati, innanzitutto ai pm bresciani Salamone e Bonfigli, le prerogative costituzionali dei parlamentari. Il presidente della Camera ha inviato ieri una nota ufficiale a Lamberto Dini (nella sua qualità di ministro Guardasigilli ad interim), a Piero Capotosti (vicepresidente del Csm) e a Filippo Zucconi Galli Fonseca (pg della Cassazione) per. sollevare il caso. Si chiedono sanzioni disciplinari per i due magistrati. «Le scrivo - è il testo della Pivetti - per segnalarle la circostanza che nell'ambito di alcune indagini preliminari sembrano essere acquisite agli atti del procedimento, pur in assenza della specifica autorizzazione prevista dall'articolo 68 della Costituzione, trascrizioni di intercettazioni telefoniche alle quali hanno preso parte taluni membri delle Camere». L'intervento del presidente della Camera è stato sollecitato da almeno due degli onorevoli intercettati, Mirko Tremaglia (An) e Ernesto Stajano (gruppo misto, ex pattista), che si sono ritrovati sbattuti in prima pagina sui giornali tra i tanti interlocutori di Di Pietro. «In particolare il deputato Mirko Tremaglia - scrive ancora la Pivetti - mi ha inviato, nella mia qualità di presidente della Camera, una lettera di cui allego copia con la quale denuncia di essere stato indebitamente sottoposto a intercettazioni telefoniche. Tale intercettazione, sebbene disposta su un'utenza telefonica non di sua pertinenza, sarebbe stata di fatto effettuata nei suoi confronti, avendo egli conversato con la persona oggetto delle inda¬ gini». Già, la persona «oggetto delle indagini» è l'ormai innominabile Antonio Di Pietro. Corteggiatissinio, al telefono, fino al dicembre scorso. Ma anche intercettato, con regolare richiesta del pm e decisione del gip, tra il 17 novembre e l'I dicembre 1995. E' potuto così accadere che nelle diecimila pagine dell'inchiesta ci siano pure le conversazioni con giornalisti, im¬ prenditori, amici. E con politici. Ci sono pure - regolarmente finite sui giornali - le telefonate con Elio Veltri, il suo consigliere. Con Romano Prodi, che lo corteggiava. Ma anche con Luciano Violante, Ernesto Stajano, Mirko Tremaglia. E questi ultimi sono deputati, persone che la Costituzione protegge da arresto, perquisizione e intercettazione a meno di un esplicito voto della Camera di appartenenza. Un vero e proprio strappo costituzionale, insomma, queste intercettazioni. Che fanno discutere. Irene Pivetti era già intervenuta quattro giorni fa, a Strasburgo, chiedendo norme più severe contro la divulgazione di intercettazioni ordinate dalla magistratura. Ora non ha dubbi. Chiede a Dini di mandare sotto processo i due pm «al fine di garantire l'assoluto ri- spetto da parte dei magistrati di fondamentali prerogative stabilite dalla Costituzione a tutela del libero esercizio della funzione parlamentare». E commenta Tiziana Parenti (Forza Italia), presidente dell'Antimafia ed ex giudice: «Se degli strumenti si fa cattivo uso, è responsabilità delle persone. In passato ci sono stati casi ben più eclatanti. Ricordo una telefonata tra due donne che non c'entravano direttamente nella vicenda in cui si indagava, le tangenti per la metropolitana di Milano. Quelle intercettazioni a che cosa servivano, a dimostrazione del fatto?». Da notare che la Parenti, maliziosa, fa riferimento a un'inchiesta di Di Pietro: come a dire, chi di intercettazioni ferisce... Francesco Grignetti
Luoghi citati: Milano, Roma, Strasburgo
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