Fitzgerald, genio e strafalcioni

Pubblicato in America l'originale di «Gli ultimi fuochi»: fu riscritto da Edmund Wilson? Pubblicato in America l'originale di «Gli ultimi fuochi»: fu riscritto da Edmund Wilson? Fitzgerald, genio e strafalcioni Pigro e dannato, rifiutava d'imparare l'ortografia ■w y IN ampio articolo di Joyce Carol Oates sul primo numero del Times Literary I I ÌSupplement del 1996 antimi I cipa di nove mesi uno dei centenari dell'anno, quello della nascita di Francis Scott Fitzgerald, da lei definito come il «minore» degli scrittori americani «maggiori». In ogni caso, l'autore del Grande Gatsby è assai più presente sulla scena letteraria oggi che nel 1940, l'anno in cui morì, nel quale se non è vero, come pur dice la Oates, che nessuno dei suoi libri era in stampa (ce n'erano sette, invece), è un fatto che il totale dei suoi diritti d'autore gli fruttò appena tredici dollari. Meteora dei folli e dissipati Anni Venti, Fitzgerald come si sa si era distrutto a forza di alcol e di autocommiserazione, e dopo il fiasco del suo romanzo autobiografico Tenera è la notte in epoca di depressione (1934), era scomparso a Hollywood, dove ora sappiamo che pur non eccellendo come sceneggiatore si guadagnò da vivere assai dignitosamente. La sua leggenda rinacque con la pubblicazione postuma del romanzo incompiuto, appunto, sulla Mecca del cinema vista attraverso un affascinante personaggio di produttore ispirato e inflessibile nonché destinato a morire giovane, modellato sul mitico Irving Thalberg: Gli ultimi fuochi ovvero The Last Tycoon. Grazie al celebre critico Edmund Wilson, che ne curò la pubblicazione, fu subito avvolto da un'aura di capolavoro sfiorato. Oggi però Matthew J. Bruccoli, che è il principale esegeta di Fitzgerald, proietta serie riserve sull'operazione di Wilson, offrendo una edizione critica del manoscritto originale che lo mostra in uno stato molto più grezzo di quanto le scelte dell'«editor» la¬ sciassero intravedere. Malgrado la sua reputazione di frivolezza, e l'indubbia superficialità con cui buttò giù molti dei suoi pagatissimi racconti per le riviste popolari, Fitzgerald era infatti un lavoratore accanito, lento e incontentabile; Tenera è la notte per esempio aveva avuto più di sette versioni. Ora, il libro che Bruccoli intitola The Love ofthe Last Tycoon: a Western non è un libro, nemmeno incompiuto, ma solo un lavoro in corso, con incertezze e proposte di varianti, bisognoso di ancora chissà quante mani, e insomma molto più simile a un progetto che al torso già ben sbozzato emerso dall'operazione di Wilson. Fra i pochi detrattori del frammento manipolato da Wilson si era schierato a suo tempo Hemingway, che lo considerò soltanto un abile tentativo del povero Scott per estorcere anticipi editoriali. Questo emerge dall'altro contributo, sempre di Bruccoli, con cui si potranno mettere delle prime basi per una ridiscussione del caso Fitzgerald, vale a dire una nuova versione aggiornata con molto materiale nuovo di uno studio già uscito nel 1978 sul rapporto fra Fitzgerald e l'autore di Fiesta. Questa amicizia letteraria è fra le più chiacchierate del secolo dal 1964, data di uscita di Festa móbi- le, libro postumo in cui famosamente Hemingway racconta come il povero Fitzgerald gli avesse confessato l'umiliazione subita dalla moglie Zelda, che lo accusava di avere un pene troppo piccolo e quindi di non riuscire a soddisfarla; presa visione dell'organo, Hemingway avrebbe tentato di rassicurare il poveretto, ma invano. Non c'è motivo di ritenere l'episodio inventato, ma privilegiandolo venti o trent'anni dopo Hemingway indulse a un certo suo atteggiamento di superiorità viriloide del quale in passato aveva già avuto modo di pentirsi: per esempio nel '39, quando Fitzgerald era ancora vivo, gli era capitato di rileggere Tenera è la notte e di buttar giù le sue impressioni. ((Avevo sempre avuto verso Scott uno stupidissimo senso di superiorità da ragazzino», aveva scritto allora, «come un ragazzino di quelli che fanno il duro che sbeffeggia un altro ragazzino delicato ma pieno di talento. Però, rileggendo quel romanzo, una parte così grande era così buona che mi ha fatto paura». Questa lettera era indirizzata a Maxwell Perkins, il leggendario direttore editoriale della Scribners che lanciò e sostenne fra altri i talenti di Fitzgerald, di Hemingway e di Tom Wolfe. Fu Fitzgerald a raccomandare Hemingway a Perkins, prima ancora di averlo incontrato di persona; e come documenta il libro di Bruccoli - che ora si intitola Fitzgerald and Hemingway - A Dangerous Friendship (Deutsch) -, l'ammirazione per l'autore più giovane (Hemingway aveva tre anni meno di Fitzgerald, il quale inoltre aveva sfondato giovanissimo) fu alta ma tutt'altro che incondizionata. Sopravvivono infatti le lettere in cui Fitzgerald prodiga all'amico consigli molto spesso estremamente acuti su come tagliare la sua prosa, distribuire gli effetti, evitare luoghi comuni: e Hemingway ne approfittò, anche se in seguito ne minimizzò l'importanza, e in fondo alla lunga critica di Scott al manoscritto di Addio alle armi scrisse una frase oscena. D'altro canto se è facile rimproverare Hemingway di scarsa generosità con l'amico non più in auge, trattato con sufficienza nel racconto Le nevi del Kilimangiaro ancora prima che nel ritrattino di Festa mobile, non si può non condividere la sua esasperazione davanti all'assurdo spreco che costui faceva di se stesso, rifiutandosi di coltivare il suo dono per abbandonarsi quasi quotidianamente a un alcolismo che non riusciva a controllare e che lo rendeva perfettamente irresponsabile. Sempre Hemingway disse che Scott aveva voluto di proposito precipitare dall'adolescenza nella vecchiaia, evitando la maturità; e del bambino capriccioso i tratti sono parecchi, a partire dal rifiuto, durato tutta la vita, di imparare l'ortografia. L'intelligenza, l'umorismo, le intuizioni di questo eterno fanciullo sono sciupati, nei testi fedelmente riprodotti da Bruccoli, da strafalcioni continui, imperdonabili anche in uno scolaretto delle elementari. Masolino d'Amico Dal sostegno delgrande critico all'amicizia di Hemingway: con qualche «piccolo» tradimento cis Scott gerald da Levine yright N.Y. ew of Books e per l'Italia tampa) Hemirassicno. Npisoddolo mingwatteggloide già aesemrald etato de di b((Avevuno srioritto allquellfeggiama pQuMaxwdirettbnerstri i mingtzgergwayaverlcomecoli - and Frienzione(Hemdi Fitva sfma tu Francis Scott Fitzgerald visto da Levine (copyright N.Y. Review of Books llpa, e per l'Italia La Stampa) Ernest Hemingway: descrisse maliziosamente l'amico nelle «Nevi del Kilimangiaro» e in «Festa mobile»

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