« Mi hanno ostacolato » di Massimo Gramellini

Mi hanno ostacolato « Mi hanno ostacolato » «Sono cauto, non ho ancora firmato nulla» DIMISSIONI VIRTUALI IROMA N quella dolente sceneggiata di poltrone che è la nuova guerra fra i potenti Rai, le parti in commedia cambiano di continuo (Minicucci, ieri mattina dimissionario e vicino al Polo, la sera veniva dato in carica e dalle parti dell'Ulivo), ma i caratteri, almeno quelli, restano fissi: se Letizia Moratti è la lady milanese «lavoro-guadagno-pago-pretendo» rapita in un sogno di attivismo aziendalista, Raffaele Minicucci veste i panni dell'azzimato burocrate napoletano con il fazzolettino triangolare scientificamente incastonato nel taschino, l'orecchio ai rumori sotterranei dei partiti, le frasi sospese e un po' sfinite, il tono vago e attendista: «Io sono cauto, molto cauto...», dice prima di infilarsi nella sala della commissione di vigilanza, gremita di politici da blandire. Senta, dottor Cautela, perché in questo meraviglioso Paese non si riesce mai a capire se uno ha dato le dimissioni oppure no? «L'articolo 22 del contratto dei dirigenti dice che le dimissioni devono essere presentate per iscritto. Io invece non ho firmato niente. Niente. Non so se mi spiego». Non ha nemmeno gridato davanti al consiglio «io mi dimetto»? «Sono stato messo al mio posto per svolgere un lavoro, ma quando questo mi viene impedito con richieste e manovre pretestuose, non mi resta che denunciare la cosa attraverso l'unico atto di cui posso disporre. Non so se mi spiego». Quindi ha dato le dimissioni. «No. Ho solo chiesto di esaminare le modalità operative del mio ruolo per poi trarre le mie conclusioni, che significano anche dimissioni. Non so se...» No. Si spieghi. «Il motivo del conflitto è che mi sono opposto a improvvise accelerazio¬ ni non dettate da reale stato di necessità». E' vero che Lady Moratti le ha chiesto di terremotare l'organigramma della Rai? «Se si parla di nuove direzioni, essendo delle opinioni io le ho esaminate. Con cautela. Perché io sono molto cauto, per natura. Certe cose non sono indispensabili oggi. Si possono fare benissimo a maggio. Ma siccome qualcuno preme, io resisto, perché sono il direttore generale». Si è opposto a un taglio di teste? «Bisogna studiare caso per caso. E' cum grano salis che vanne viste le cose. Senza apriorismi assoluti. Se si tratta di decidere se entrare o meno nel mercato delle pay-tv io sono d'accordo, perché decidere fra sei mesi sarebbe tardi. Ma se si parla di sostituire quattro direttori di rete e quattro di testata, di comprare film per cinque anni quando basterebbe farlo per un anno... Sappiamo bene la delicatezza del servizio pubblico, la situazione politica e istituzionale e quella della Rai. Siamo tutti prorogati, ma la proroga non va all'infinito. Almeno credo, eh eh. Oggi siamo di 15 o 16 gennaio, non so quanto siamo, ma insomma... Io ricordo che c'è stato uno di una banca di Torino prorogato per dodici anni...». Nulla riesce a smuoverlo, neanche che Moratti abbia mandato un telegramma alla commissione di vigilanza per comunicare le sue dimissioni. «Può darsi che il presidente la veda in modo diverso. Al di là di quelli che possono essere i telegrammi, da parte mia c'è tutta la buona volontà, una volta intesi sulle modalità operative...». Poi cita Kissinger, ma francamente non è i! caso. Giorgio Bogi, un vecchio repubblicano come lui, dice: «Minicucci è uomo accorto. Uno che non si fa sposare da nessuno. Tesse la sua tela, in equilibrio». Con cautela, verso l'eternità. Massimo Gramellini

Persone citate: Giorgio Bogi, Kissinger, Lady Moratti, Letizia Moratti, Minicucci, Moratti, Raffaele Minicucci