Rai scontro aperto ai vertici di Maria Grazia Bruzzone

L'Ulivo fa quadrato sul direttore, il Polo difende la presidente L'Ulivo fa quadrato sul direttore, il Polo difende la presidente Rai, scontro aperto ai vertici Minicucci contro la Moratti e il Cda ROMA. «Non mi sono dimesso, ho soltanto minacciato di Carlo, il consiglio di amministrazione non dice la verità», reagisce il direttore generale della Rai Raffaele Minicucci, sorpreso dalla nota del consiglio che ufficializza le sue dimissioni. Ma il cda insiste: «L'abbiamo messo a verbale». E Letizia Moratti arriva a telegrafare personalmente a Marco Taradasli, presidente della Commissione di vigilanza che sta per sentire il direttore generale. Il quale, entrando a San Macuto, ripete la sua versione: la discussione accesa durante l'ultimo cda a Milano, la minaccia di lasciare l'incarico «qualora non fossero chiare le modalità operative per poter svolgere il mio mandato». Insomma, è scontro aperto ai vertici Rai. E un conflitto più ampio, con inediti rovesciamenti di campo, si preannuncia sui reali poteri di un cda: scaduto, come asserisce Minicucci e sostiene da tempo l'Ulivo, o non scaduto, come interpreta Moratti e ribadisce oggi il Poio per bocca di Dotti e Storace. Quella del cda «in prorogatio» o meno non è cosa da poco, perché riguarda i poteri reali in Rai oggi e nei mesi a venire. E Minicucci ne ha dato un saggio, spiegando il tipo di «pressioni» a cui è stato sottoposto: «sostituzione di 4 direttori di reti e 4 di testate», «acquisti e impegni produttivi per 4-5 anni». Azioni a suo parere «non indispensabili» e, soprattutto, non adatte a un cda «in prorogatio». E come prova della sua buona fede il direttore generale sbandiera la lettera di assunzione, dove si legge che «la durata del rapporto non potrà essere inferiore alla data di scadenza dell'attuale cda (31 dicembre '95), ma potrà continuare lino alla nomina del direttore generale da parte del successivo consiglio». Musica per le orecchie di progressisti e popolari, che da mesi non vorrebbero altro che cacciare Moratti & soci dalla Rai con una legge che, approvata alla Camera, si è impantanata al Senato. L'Ulivo fa orecchie da mercante alle lusinghe morattianc. «Qualche premio di consolazione al centro sinistra in cambio dell'attuale assetto», le definisce Mauro Paissan. Mentre i capogruppo progressisti di Camera e Senato, Berlinguer e Salvi, dichiarano che «sarebbe francamente incredibile che decisioni di grande rilievo per l'azienda, dal piano di investimenti pluriennali alle nomine variamente indicate, fino alle dimissioni del Direttore generale venissero assunte da un cda in regime di auto-prorogatio». Come dire strascaduto. Esattamente quel che ribadisce Rosy Bindi. Che in più chiede di «fare subito la legge». Così, per uno strano gioco, l'Ulivo si trova a far quadrato su Minicucci, fino a ieri considerato uomo di An e Forza Italia. Mentre il Polo, che sembrava poco entusiasta di tante scelte morattiane, si butta dalla parte della presidente. «Un atto formale di dimissioni non c'è mai stato», sottolinea infatti il capogruppo azzurro Vittorio Dotti. E sembra cadere dalle nuvole. «Regime di prorogatio? Mi pare che siano in tanti a sostenere che l'esercizio scadrà a giugno, con la presentazione del bilancio. Quanto alla legge, credo che i partiti l'abbiano accantonata». Mentre per Storace la Moratti è «bravissima». «Minicucci dice che il cda è scaduto? Ma lui di cose ne dice tante». Maria Grazia Bruzzone «Non mi sono dimesso, questo Consiglio è scaduto ma prende impegni produttivi per 4-5 anni» La presidente della Rai Letizia Moratti A destra: il direttore generale Raffaele Minicucci

Luoghi citati: Milano, Roma