Soprano passaporto per l'estero di Sergio Trombetta

IL CASO. Tiziana Fabbricini accusa: «In Italia mi sento messa da parte» IL CASO. Tiziana Fabbricini accusa: «In Italia mi sento messa da parte» Soprano, passaporto per l'estero In trionfo a Bruxelles, richiesta in tutta Europa ma i nostri teatri d'opera non la fanno cantare EBRUXELLES ACCONTANO che Gerard Mortier, il direttore del Festival di Salisburgo, abbia fatto irruzione nel suo camerino dopo lo spettacolo, rosso in volto, occhi luccicanti, entusiasta: «E poi dicono che in Italia non ci sono più soprani! E lei che cos'è? Lei è meravigliosa!». E dietro a lui Hugues Gali, direttore dell'Opera di Parigi insieme con quello dell'Opera di Berlino. Visite che hanno fatto piacere al soprano Tiziana Fabbricini. Tanto quanto gli applausi scroscianti che l'hanno salutata al termine della prima del Turco in Italia al Théàt.re de la Monnaie a Bruxelles, prima di Natale. Per non parlare poi dei quotidiani della capitale belga che il giorno successivo non si sono risparmiati ad elogiarla nel molo protagonista di Fiorilla. «Se è vero che sono così brava, allora perché non mi fanno cantare in Italia?», sbotta la Fabbricini. La sua storia infatti è ben curiosa. Incomincia subito con un successo, nel 1990, quando, con la complicità di Riccardo Muti, riporta trionfalmente Traviata alla Scala di Milano, dove l'opera mancava da decenni, ancora abitata com'era dal fantasma della Callas. Dopo quel successo, puntualmente ripetutosi nelle tournées del teatro, ultima quella di settembre in Giappone, poche altre cose italiane. «Ho cantato nel Viaggio a Reims con Abbado a Ferrara, ho fatto una Lucia alla Scala, La muta di Portici a Ravenna e praticamente basta. Poi molto lavoro all'estero». E lei questo come lo spiega? «L'Italia è un Paese che non lascia crescere i propri artisti. Li vuole immediatamente divini, subito fantastici, anche se sono giovani con poca esperienza. Piuttosto preferisce gli stranieri. E' un fenomeno che francamente non capisco. E intanto ci sono molti italiani all'estero che cantano non bene, ma egregiamente. E da noi vengono regolarmente scartati. Mi sento un po' messa da parte». Il «Turco in Italia» di Bruxelles, le cui repliche sono appe¬ na terminate, è piaciuto moltissimo non solo per la sua interpretazione, ma anche per l'allestimento poco ortodosso. «E' uno spettacolo felicemente complicato, ambientato negli Anni 30 di questo secolo. Con delle invenzioni continue. Mi hanno messo una parrucca bionda, perché Fiorilla viene da Sorrento ed è una ragazzina di paese che vuole emanciparsi; si mette addosso delle cose che non combinano, si tinge bionda anche se sta malissimo perché è una bruna». Le critiche sono state molto elogiative nei suoi confronti anche per quel che riguarda il canto. «Soprattutto. Ed è una cosa che mi permette di ribadire la mia polemica con l'Italia. Perché, visto che di artisti su cui contare non ce ne sono poi tantissimi, è un gran peccato che si debba sempre andare all'estero». Dopo Bruxelles il «Turco» andrà a Parigi al Théàtre des Champs Elysées. «E' il mio debutto a Parigi. E' molto importante. Intanto qui a Bruxelles mi hanno già offerto il Tancredi per il '97». Dopo il debutto con «Traviata», ora canta molto Rossini. Come intende sviluppare il suo repertorio? «L'anno prossimo canterò a Monaco di Baviera Trovatore. Vocalmente è molto pesante, ma la parte di Leonora è più breve. Oggi sento di poter sostenere la vocalità di Leonora. In Trovatore l'orchestra non è così possente da soverchiare la voce che ha la libertà di rimanere leggera. Poi è il mio amato Verdi». Sergio Trombetta Le lodi di Mortier direttore di Salisburgo, il debutto a Parigi

Persone citate: Abbado, Callas, Fabbricini, Gerard Mortier, Hugues Gali, Mortier, Riccardo Muti, Rossini, Tiziana Fabbricini