Hillary: Oliver Stone non farà un film su di me di Paolo Passarini

In una nuova intervista la first lady passa all'attacco. Ma due terzi degli americani dubitano che dica la verità In una nuova intervista la first lady passa all'attacco. Ma due terzi degli americani dubitano che dica la verità Hillary: Oliver Stone non farà un film su di me «Non andrò a testimoniare, si cerca uno scandalo inesistente» WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Intervistata per la televisione, Hillary Clinton era apparsa disponibile e sorridente venerdì sera, ma ieri è stato il turno della carta stampata e, forse sentendosi più protetta, la First Lady ha ritiralo fuori le unghie in un'inteivista al «Los Angeles Times». L'indagine condotta dal Congresso su di lei e il marito per la speculazione Whitewater non sarebbe altro che «un'investigazione in cerca di scandalo». Anche se una simile affermazione non appare tra virgolette, il quotidiano attribuisce a Hillary l'intenzione di non fornire testimonianza, qualora venga richiesta. «Le domande continuano a cambiare - sostiene la First Lady - e quelli che le pongono non vogliono conoscere i fatti, soprattutto se contraddicono le loro accuse». Se l'intervista è precisa, si tratta di un netto cambio di tono da parte di Hillary, che a Barbara Walters aveva detto il giorno prima di essere pronta a «fare tutto quanto è necessario» per chiarire le vicende che la riguardano. O si è trattato di uno sfogo di rabbia, oppure Hillary tenta di provocare i senatori repubblicani, che sono comprensibilmente riluttanti, a trascinarla per cosi dire alla sbarra, trasformandola in vittima. Sia quello che sia, le oscillazioni e le mezze ammissioni della First Lady segnalano uno stato di formidabile difficoltà da parte sua. Ha ammesso a Barbara Walters di avere espresso la sua «preoccupazione» per la gestione dell'ufficio viaggi, che è come dire: «Sì, sono stata io a suggerire quei licenziamenti». E ieri, sul «Los Angeles Times», Hillary ha ammesso che alcune risposte fornite da lei e dal marito sul caso Whitewater in passato possono essere state «imprecise». A un certo punto, l'intervistatrice chiede a Hillary di rispondere all'accusa del giornalista William Safire di essere «un bugiarda congenita». Hillary risponde che le viene da ridere solo al pensiero che Safire possa aver scritto una cosa del genere, trattandosi di quello stesso Safire che lavorava con Bichard Nixon all'epoca dello scandalo Watergate, mentre lei invece lavorava con la commissione congressuale che voleva incriminare il Presidente. «Io penso - ha detto la Irirst Lady - che Safire lavori ancora per Nixon». Ma, mentre tutti sanno che Safire era l'uomo che per qualche tempo scrisse i discorsi di Nixon, la risposta di Hillary non ha fatto nuova luce sulle contraddizioni che le vengono attribuite. Una battuta fatta dalla First Lady a proposito di Oliver Stone ha lasciato intuire lo stato di assedio psicologico in cui si trova. Rifiutando ogni parallelo tra lo scandalo Watergate e la vicenda Whitewater, Hillary ha detto che, se Stone ha fatto il film «Nixon», «non ci sarà certamente un film intitolato "Rodham"». Rodham era il cognome di Hillary prima di sposare Clinton. C'è una parte dell'intervista in cui la First Lady si lamenta di quanto sia difficile vivere a Washington, città del «pettegolezzo e dell'intrigo». Era lo stesso concetto espresso in una nota scritta da Vincent Foster e trovata dopo il suo suicidio. Foster era l'amico di infanzia di Bill, il collega di Hillary e il grande amico di famiglia dei Clinton, che morendo lasciò un diario con poche annotazioni, quasi tutte su Hillary, una delle quali dice: «Hillary e felice e io sono felice perché lei è felice». Sia vero oppure no che Foster e Hillary fossero legati da un lungo rapporto sentimentale, adesso Foster è morto e Hillary non è più felice. L'ultimo sondaggio realizzato dalla rivista «Time» dimostra che metà degli americani crede che la First Lady abbia commesso delle illegalità e i due terzi dubitano che dica la verità. Paolo Passarini «Safire dice che mento, ma lui lavorava per Nixon» Il regista americano Oliver Stone e, nella foto a destra, Hillary Clinton

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