«L'assassino di mio figlio mi aveva stretto la mano»

«L'assassino di mio figlio mi aveva stretto la mano» «L'assassino di mio figlio mi aveva stretto la mano» IL DRAMMA DELLA MADRE PTORINO IANGE da due settimane. Eppure adesso, di fronte al dramma del figlio, vuole parlare. E rompere così un silenzio che si era imposta sin dal ritrovamento del corpo di Filippo. Caterina Cepparano, 50 anni, operaia alla Fiat Mirafiori, ha lo sguardo allucinato di chi non riesce a capire, e non sa darsi un perché. Si tormenta le mani seduta in tinello, all'ultimo piano di un palazzo popolare, alla periferia di Chivasso. «Quel Gianluca - mormora - non l'ho mai visto volentieri per casa. Avevo un presentimento. E l'ho ripetuto anche a mio figlio. Ma lui era generoso, ottimista, credeva nel prossimo. Diceva che era solo un ragazzino, che non poteva far male a nessuno». Invece sarebbe stato proprio Gianluca, nonostante i suoi 17 anni, a progettare con Salatino l'assassinio di Filippo. Cosa pensa, adesso, del ragazzo che ha ucciso suo figlio? «Ne ho orrore, ma non riesco a provare odio, rancore. Penso piuttosto al dramma della sua famiglia, che conosco bene. Non hanno perso un figlio come me, ma è una disgrazia immane anche la loro». Ha subito pensato che Gianluca potesse avere parte nel delitto? «Quando è venuto a trovarmi, una settimana dopo il ritrovamento del corpo, e mi ha dato la mano, ho avvertito un senso di grande freddezza. Quel gesto mi ha colpito. Perché la mano e non un bacio, come gli altri?». Era il suo amico più caro. Ha provato a chiedergli notizie di Filippo? «Ha cominciato a parlare lui, ancora prima che parlassi io. Per cinque volte ha ripetuto: "Filippo era diventato stranissimo". Non capivo il perché di quella frase, ma ne ho comunque parlato ai carabinieri. Adesso so che stava cercando di costruirsi un alibi. Facendo balenare qualcosa che non c'era». Perché Filippo si era legato così tanto a lui? «Sono amici da quando erano bambini. Ma Filippo, dopo che la fidanzata l'aveva lasciato, aveva trovato in Gianluca un confidente, qualcuno che lo ascoltava. Giravano sempre insieme». Filippo, perché tante ingenuità? «Stava attraversando un momento difficile. Le dimissioni dal lavoro gli avevano dato insicurezza. Fra liquidazione ed incentivo aveva messo in banca 35 milioni, che aveva investito in Bot. Un piccolo capitale che, non lavorando, aveva cominciato però ad assottigliarsi. Ecco perché è caduto nella trappola di quell'offerta dei suoi amici». Filippo e la droga... «Si conoscevano. Filippo fumava qualche spinello, me ne sono accorta una sera, quando l'ho visto strano. 11 giorno dopo l'ho costretto a fare l'esame delle urine, a Settimo. Le analisi hanno confermato che c'erano tracce di hashish». L'ha rimproverato, minacciato? «Non più di tanto. La mia paura era l'eroina, non certo un po' di fumo. Non ho però mai smesso di tenerlo d'occhio. Le ultime parole che gli ho detto, quando mi ha telefonato la sera in cui è stato ucciso, sono state: "Bada a te stesso". Ma non mi è stato a sentire». [a. con.] A destra, la madre della vittima, Caterina Cepparano: «Quel Gianluca non mi piaceva. Avevo un presentimento»

Persone citate: Caterina Cepparano, Salatino

Luoghi citati: Chivasso