Kìzliar ultimo inferno di Russia

Quattrocento guerriglieri beffano l'esercito: lasciate questa Repubblica o sarà strage Quattrocento guerriglieri beffano l'esercito: lasciate questa Repubblica o sarà strage Kìzliar, ultimo inferno di Russia Una città e tremila ostaggi in mano ai ceceni MOSCA NOSTRO SERVIZIO Tremila ostaggi e un'intera città in mano ai guerriglieri ceceni. Questo è stato per i russi il risveglio dalle festività natalizie. A sette mesi dalla tragedia di Budionnovsk, che aveva troncato 150 vite e scosso l'intero Paese, tutto si ripete nei dettagli in un'altra città russa, fino all'altro ieri sconosciuta. Kizliar era solo un anonimo centro provinciale del Daghestan, al confine ceceno, con 45 mila abitanti, prevalentemente russi. E' entrata nella storia ieri alle 6 del mattino con una telefonata alla pohzia. Un'assonnata voce femminile ha detto di aver visto ceceni armati prendere in ostaggio una quindicina di persone. Un quarto d'ora dopo la città era diventata un campo di battaglia. I guerriglieri ceceni - almeno 400, armati fino ai denti - hanno sferrato l'attacco contro tutti i punti strategici della città: la stazione ferroviaria, la caserma, l'aeroporto, il ponte. Dopo due ore Kizliar è passata di fatto in mano ai guerriglieri. Ma il vero dramma stava ancora per cominciare. Alle 8,30 i terroristi si sono spostati nel quartiere residenziale Ceriomushki e hanno fatto irruzione nell'ospedale locale. Dentro c'erano almeno mille persone, 470 ammalati e 500 membri del personale. Squadre di terroristi si sono poi sparse per il quartiere, catturando civili per strada per portarli all'ospedale. Una famiglia che si è rifiutata di seguire i terroristi è stata trucidata sul posto. E infine i ceceni si sono impadroniti di due grossi palazzi vicini all'ospedale, facendo prigionieri i loro inquilini. In tarda mattinata finalmente il capo dei terroristi si è messo in contatto con le truppe russe: «Sono arrivati i "lupi"». Poi si è presentato: Salman Raduev, 28 anni, comandante del battaglione «Lupo solitario» noto per il suo fanatismo e la sua cru¬ deltà, ex prefetto di Gudermes, e soprattutto genero del presidente ceceno Dzhokhar Dudaev. Ha avanzato una sola richiesta: il ritiro immediato delle truppe russe dalla Cecenia e da tutto il Caucaso. In caso contrario Raduev ha promesso di uccidere uno a uno i 3 mila ostaggi in mano sua. E nel pomeriggio ha tenuto fede alla parola uccidendone due. Ma stavolta sembra chiaro che Boris Eltsin non scenderà a trattare con i ribelli, come aveva fatto il premier Cernomyrdin all'epoca di Budionnovsk. A pochi mesi dalle elezioni il Presidente russo non può permettersi debolezze. Ieri mattina, quando ha convocato d'urgenza i suoi ministri al Cremlino, era letteralmente fuori di sé: «Come è possibile che sia successo? A che gioco stiamo giocando, generali?». I generali - i ministri della Difesa e dell'Interno .Graciov e Kulikov, il capo delle guardie di frontiera Nikolaev, il capo dell'Fsb (ex Kgb) Barsukov - tenevano gli occhi bassi come bambini sgridati dalla maestra. In effetti, è difficile spiegare come 400 uo¬ mini armati abbiano potuto superare decine di posti di blocco in una zona che pullula di truppe russe. Ma forse Eltsin non sa che solo due giorni fa un gruppo di guardie di frontiera è stato arrestato per aver venduto una partita di razzi anticarro ai ceceni. Nel pomeriggio Raduev ha fatto entrare nell'ospedale una troupe televisiva. Le riprese parlano chiaro: un assalto all'ospedale provocherà una carneficina. Le corsie sono piene di gente, ammalati con la flebo attaccata, donne e bambini seduti per terra, con occhi pieni di terrore. Il capo dei terroristi ha spiegato che non voleva prendere ostaggi, il vero obiettivo sarebbe stato l'aeroporto. Ma sicuramente bara. Lo spionaggio militare russo ha fatto una rivelazione inquietante: il 23 dicembre tutti gli organi competenti russi erano stati informati che i «lupi» stavano preparando l'assalto a Kizliar. Nessuno ha mosso un dito. I due tentativi di avviare le trattative non hanno portato frutti. I combattimenti sono ripresi e i 4 mi¬ la militari russi faticano a tenere testa ai ceceni. Ma il vero problema è l'ospedale: i ceceni hanno costretto gli ostaggi a circondarlo con uno scudo umano. Dal tetto dei due palazzi viciiù, i più alti della zona, i terroristi rovesciano sui militari piogge di pallottole. Il bilancio delle vittime è per ora modesto: una quindicina di persone, tra cui 6 ceceni, 2 poliziotti e 5 civili. Ma purtroppo sembra solo l'inizio. Raduev, apparso in tv - barba rossiccia, denti d'oro, un sorriso inquietante e la fascia verde con i versetti del Corano del kamikaze - ha promesso con voce calma di chi è deciso a tutto di fare di Kizliar un «inferno». Anche Mosca non pare disposta a trattare. A Kizliar sono già arrivate le teste di cuoio e l'esercito è pronto ad appoggiarle con i cannoni e l'aviazione. Comanderà l'operazione il generale Barsukov, uno dei «duri» di Eltsin, che nel '93 aveva guidato i tank a bombardare il Parlamento. Anna Zafesova ti capo dei guerriglieri che da ieri tengono in mano Kizliar è il genero del presidente ceceno Dzhokhar Dudaev (nella foto)

Luoghi citati: Cecenia, Daghestan, Kizliar, Mosca, Russia