Sarajevo gli Apache contro i cecchini

Abortisce il negoziato fra croati e musulmani a Mostar I bosniaci: la Nato intervenga a bloccare gli scontri Ma per l'Ifor «devono vedersela tra loro le due polizie» Elicotteri americani vegliano sull'aeroporto dopo gli attacchi ai cargo dell'Alleanza Sarajevo, gli Apache contro i cecchini Soldati inglesi rispondono alfuoco SARAJEVO. Continuano in Bosnia le provocazioni contro le forze di pace della Nato - ieri fra Travnik e Vitez due soldati inglesi hanno risposto al fuoco di ignoti cecchini - e all'aeroporto di Sarajevo la forza multinazionale per la Bosnia (Ifor) ha deciso di far pattugliare il cielo della capitale da due sofisticati elicotteri da combattimento americani «Apache», per evitare che aerei in atterraggio vengano bersagliati da misteriosi colpi d'arma da fuoco come nei giorni scorsi. Gli Apache, muniti di armi sofisticatissime e di mezzi in grado di individuare immediatamente da dove provenga il pericolo, serviranno come deterrente anche per la visita del presidente Bill Clinton, il cui arrivo è previsto a Sarajevo questa settimana. Nel frattempo la Federazione croato-musulmana voluta dagli Stati Uniti e formalizzata dagli accordi di Dayton e di Parigi sta mostrando tutta la sua fragilità: già avversari, poi alleati per convenienza contro i serbi, i due gruppi etnici sono sull'orlo di un'altra guerra (nei giorni scorsi si sono contati i primi morti) per disputarsi la città di Mostar. Adducendo ragioni di sicurezza, ieri il sindaco musulmano di Mostar Safet Orucevic non si è presentato all'incontro con la controparte croata Mijo Brajkovic previsto nel settore croato. Organizzato dai mediatori internazionali, l'incontro doveva costituire un primo passo verso la riconciliazione dopo l'uccisione di due poliziotti, uno croato e l'altro musulmano, nell'ultima settimana. Orucevic aveva chiesto rinforzi alla Nato ma l'organizzazione incaricata di vigilare sull'applicazione del piano di pace ha respinto la richiesta. La televisione indipendente di Belgrado «Bktv» ha riferito che il sindaco croato di Mostar, Mijo Brajkovic, ha ammonito dai microfoni di radio HerzegBosnia che «se i musulmani continueranno le loro provocazioni, i croati (bosniaci! sapranno come rispondere». 11 portavoce dell'Ifor a Sarajevo, Herve Gourmelon, ha precisato che «per il momento le forze multinazionali eviteranno di farsi coinvolgere, è una questione che riguarda le due forze di polizia». Anche l'amministratore dell'Unione europea (che amministra la città), Hans Koschnick, aveva chiesto alla Nato l'invio di una forza con mansioni di polizia da affiancare a quella di 180 uomini della Ile. «Se non si trova una risposta per Mostar - ha avvertito -> non si troverà una risposta per la Federazione e di conseguenza non si troverà neanche l'equilibrio necessario per controbilanciare la terza entità, ciucila serba». Il presidente bosniaco Alija Izetbegovic ha chiesto l'aiuto del ministro degli F.steri tedesco Klaus Kinkel, in visita a Sarajevo, per risolvere la pericolosa crisi di Mostar. In risposta a queste richieste, il contingente spagnolo dell'Ifor ha schierato decine di soldati e sei mezzi blindati lungo il Boulevard, la strada principale di Mostar che traccia il fronte croato-musulmano. Intanto, anche se continuano a sostenere che la missione di pacificazione dell'Ifor sta andando bene, i comandi della Nato non nascondono l'irritazione per il numero crescente di atti di ostilità bellica nei con¬ fronti dei militari della forza di pace, ed ammoniscono che ai loro uomini è stato impartito l'ordine di sparare per uccidere contro qualsiasi eventuale attentatore. «Se continua così, è evidenti! che non passerà molto tempo prima che ci scappi il morto. Noi invitiamo tutti a smetterla», ha dichiarato il portavoce; dell'Ifor, ten. col. Mark Rayner. Il comandante dell'I¬ for, ammiraglio Leighton Smith, ha incontrato Momcilo Krasjisnik, alto esponente dei serbo-bosniaci, per fargli presente la pericolosità degli spari esplosi dai serbi in questi giorni per celebrare le feste natalizie. «Se i nostri uomini giudicassero pericolosi per loro quegli spari di festa, avrebbero tutto il diritto e il dovere di colpire la fonte» degli spari, ha dichiarato Smith a Pale, sede del comando politico e militare dei serbo-bosniaci. Krajisnik si è impegnato a fare in modo di tenere sotto controllo quelle sparatorie. L'altra sera soldati britannici sono stati attaccati a colpi di armi da fuoco in Bosnia centrale, fra Travnik e Tuzla, e hanno risposto sparando contro gli aggressori. Da un'automobile posteggiata sono stati sparati cin¬ que o sei colpi. Uno dei soldati ha risposto sparando due colpi di arnia leggera. Nessuno dei duo britannici è stato ferito. Un portavoce della Nato ha dotto che l'attacco è avvenuto lungo una strada che collega le zone in mano ai croato bosniaci a quelle controllate dalle forze musulmane. Il portavoce ha detto che non è chiara l'identità degli aggressori. [e. st.] Abortisce il negoziato fra croati e musulmani a Mostar I bosniaci: la Nato intervenga a bloccare gli scontri Ma per l'Ifor «devono vedersela tra loro le due polizie» Bersaglieri italiani della brigata «Garibaldi» nel CI30 che li porta verso la Bosnia e un elicottero americano «Apache» di quelli che sorvolano Sarajevo come deterrente anti-cecchini jfOTO ANSA]

Luoghi citati: Belgrado, Dayton, Parigi, Sarajevo, Stati Uniti