Da Vichy all'Eliseo

Da Vichy all'Eliseo Da Vichy all'Eliseo Ottant 'anni di amori e delusioni UN «FIORENTINO» A PARIGI PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «La parola "mitterrandismo" ha il potere d'irritarmi); amava ripetere. Vezzo o retile fastidio? Difficile pronunciarsi. In ogni caso, il controverso termine non sopravviverà al suo modello. Malgrado le definizioni abbondassero - «un potere feudali!» spiegò un giorno il «suo» ambasciatore in Italia Gilles Martinet, mentre Jacques Chirac preferiva scorgervi il «regio nepotismo» rosa evidenziato dagli intrighi africani del figlio Jean-Christophe - il sistema muore con l'uomo. 11 gollismo sublimo Charles de Gaulle. Gli eredi Mitterrand praticarono invece il parricidio sin dal crepuscolo del II settennato. Abbandonando al suo declino l'unico ledaer - dopo Leon Blum - che abbia fatto battere a gauche il cuore della Francia. A differenza del Generale, Frangois Mitterrand non era peraltro utilizzabile in formato sant ino. Il suo itinerario trasversale ricapitola facendola assurgere a machiavellica grandeur tutta l'ambiguità politica francese, laddove il fondatore della V Repubblica ne incarnava la guerriera negazione. Fatta di luci e ombre, la Storia sarà debitrice a entrambi. Celebrando in Mitterrand, a fianco del grande statista europeo, un principe rinascimentale non lo soprannominavano forse «il Fiorentino»? Controprova, un amore morboso per Venezia - il cui gusto per la congiura e l'esercizio felpato del Potere sposa con estrema naturalezza l'amore per scrittura 12 libri al suo attivo - arte, filosofia, religione. «Credo alle forze dello Spirito: non vi abbandonerò» disse il 31 dicembre '94 a una Francia attonita che ne scrutava sul teleschermo magrezza e pallore. Quanto al lascito terreno, Francois Mitterrand lo riassunse non troppi mesi fa con sereno fatalismo. «Ho fatto ciò che credevo occorresse fare» spiegò, aggiungendo: «Ogni opera, per definizione incompiuta, finisce per tradire aspettative e speranze». Quasi un epitaffio. Su cui il popolo di Gauche, innegabilmente orfano, rimugina in queste ore atone non meno della Francia gollista, liberale, persino conservatrice. Sembrava non dovessero finire mai, gli Anni Mitterrand: 7X2, un regno che non sarebbe spiaciuto a Luigi XIV, e quel perfido nomignolo - «Dieu», da alternare con il più affettuoso «tonton», zietto - a proiettarlo verso l'eternità. «Ci sono ragazzi di 15-20 anni che non hanno conosciuto altro Presidente. Solo me. Al loro posto, sarei un po' stufo» ammicco nelle ultime settimane di mandato. A dire il vero, tutta la Francia lo era. E parlare oggi di nostalgia sarebbe troppo, un doping emotivo fuorviarne. Non lo si rimpiange, Mitterrand. Forse neppure i fedelissimi. Ma il vuoto che lascia e grande. Tre lustri che hanno cambiato Francia, Europa, mondo. Da quel remoto, enfatico ma irresistibile «mano nella mano» con Helmut Kohl dinanzi agli ossari di Verdun, all'involontario - ma fino a che punto? - regalo avvelenato per Chirac tramite una scaltra moratoria atomica da Finis Regni, a quel 28 giugno '92 in cui sbarcò (dopo mesi d'assedio) in una Sarajevo prostrata e ancora incredula. «Arrivare a 80 anni, un'età da "mostro sacro"» era il sogno, confesso, di Re Frangois. Che mai avrebbe immaginato i Francesi potessero scoprire tardivamente, appassionandosene, la sua giovinezza Eppure quando lo storico Pierre Péan pubblicò un ampio volume sul «giovane Mitterrand», il Paese fremette. Sin dalla fotografia di copertina - il cliché, inedito, lo immortalava nell'atto di stringere la mano al maresciallo Pétain - era il torvo passato vichysta frettolosamente rimosso nell'immaginario nazionale a emergere con forza attraverso il percorso esemplare di un francese non proprio ordinario. La famiglia benpensante, un'infanzia rurale sulle terre del Cognac, l'inurbamento a Parigi, il duro tirocinio scolastico dai Padri Maristi a Saint-Gérmain (che gli forniranno i primi rudimenti d'un gesuitismo rivelatosi utilissimo nella carriera), le simpatie per la reazionaria Action Frangaise, una profetica quanto effimera notorietà sui giornali grazie alle istantanee che lo ritrassero in prima fila a una manifestazione xenofoba contro i «méteques»: greci, italiani, iberici e altri immigrati dalle fattezze mediterranee. Poi la guerra, a 23 anni. Addio sogni da avvocato. I Tedeschi lo fanno prigioniero in Turingia. Al terzo colpo l'evasione riesce. Rieccolo in Francia. Convinto «è idiota, lo so, ma non ero mica l'unico a persarla così» - che «de Gaulle e Pétain fossero d'accordo», un amico di famiglia lo farà assumere a Vichy nel gennaio '42. Il suo ufficio scheda i comunisti. Ma quando non scrive lettere appassionate duemilaquattrocento - a MarieLouise Terrasse (prima fiamma d'una lunga serie che il matrimonio con Danielle Gouze diraderà senza interrompere, come testimonia la figlia naturale Mazarine), tresca con la Resistenza. E le onorificenze pétainiste che premiano i suoi servigi non gli impediranno di incontrare ad Algeri il suo futuro rivale. Con de Gaulle l'atmosfera è gelida, il disprezzo reciproco. Parlamentare «indipendente» ma con i voti della Destra agraria e clericale - a Nevers (la Nièvre rimarrà per mezzo secolo il suo feu¬ do), strappa un portafoglio ministeriale sin dal '47. Nel '51 inizia la riconversione a sinistra. Laboriosa. All'Assemblée Nationale il 4 febbraio '55 gli sentono dire: «L'Algeria è la Francia, ecco il dogma della mia politica». Cambierà avviso. Ma non senza aver autorizzato quale Guardasigilli - dopo alcuni mesi agli Interni nel gabinetto radicalsocialista di Mendès-France - decine di esecuzioni capitali. Il 1" giugno '58 lo vede votare - sarà inutile - contro i pieni poteri a de Gaulle. Non avrà miglior fortuna nel giugno '65 quando, a sorpresa, mette in ballottaggio il settantacinquenne General. Ma è un primo segnale di leadership a sinistra. Buon oratore, fotogenico («Elle» 10 selezionò, nei primi Anni Cinquanta, fra i «10 uomini più sexy di Francia») stratega nato, non gli mancava che un trascurabile dettaglio per centrare la Presidenza: il «suo» partito. Epinay, 16 giugno '71. Nasce il ps. E Frangois Mitterrand, segretario della fragile creatura, la tiene a battesimo cantando l'Internazionale. Fronte tattico con 11 pcf - si vara il «programma comune» - e nuovo rovescio (ma d'un soffio appena) contro Giscard. Con 1*81 arriva l'ultima spiaggia. Alla terza chance, un solo imperativo: «vincere». Mitterrand è pronto. Gli sorridono le nazionalizzazioni, ma tiene a rassicurare la Francia borghese. Svolta sì, trauma no. Lo slogan che un pubblicitario di rango - Jacques Séguéla - gli cuce su misura recita «La Forza Tranquilla». Ma nella sulfurea notte del 10-5'81 (un altro Maggio Francese, edulcorato solo in parte dalla realpolitik mitterrandiana) sono la frenesia e - tra i vinti - il panico dell'ineluttabile a divorare la Francia. Per un biennio almeno, Mitterrand cavalcherà come un surfista provetto l'onda lunga dell'entusiasmo, esauritasi in neppure sei mesi per il suo successore. Rosa in mano lo vedono sbarcare al Panthéon sotto lo sguardo amorevole del gran cerimoniere Jack Lang, piccolo-grande uomo cui nulla - ormai - è precluso. Dal '34 si era sempre rifiutato di lasciare la Rive Gauche. Ma l'Eliseo vai bene un piccolo trasbordo. Occupa i saloni negletti da Giscard ma cari a de Gaulle. Assaporando le prerogative semillimitate di cui gode, l'ex oppositore accantona la prevista riforma costituzionale. Detronizzare il Sovrano sarebbe puro masochismo. Quanto al governo, s'inizia con Pierre Mauroy. E dentro 4 ministri pcf, una première nell'Occidente del tardo Dopoguerra. Non ci resteranno a lungo: Mitterrand li usura Diceva: «Un'intera generazione ha avuto un solo Presidente, me Ora saranno un po' stufi» 1945. Mitterrand lascia Vichy per la Resistenza fonda l'associazione degli ex prigionieri di guerra ma i rapporti con de Gaulle restano freddi 1943. La storia di Francois Mitterrand (a destra nella foto) comincia a Vichy, dov'è funzionario del governo filotedesco di Pétain (a sinistra) 1944. Il 28 ottobre sposa Danielle Gouze a Parigi 1951. Ministro della IV Repubblica a pranzo da «Lipp» con Francois Mauriac 1947. Nasce il primo figlio di Danielle e Francois, Jean-Christophe Quattro anni dopo verrà un altro maschio, Gilbert