TEATRO & TEATRO «Spettacoli a due voci con Melville e Misery» di Masolino D'amico

F F TEATRO & TEATRO =1 Spettacoli a due voci con Melville e Misery LMENO por -questo cronista il '96 si r aperto con spettacolini a due personaggi. Il primo e più ambizioso è un testo nuovo di Antonia Brancati intitolato Preferirei di no, secondo la frase di Bartleby lo scrivano protagonista dell'immortale racconto di Melville, che si era autoescluso dal mondo. Qui l'autoesclusa è una signora Teresa che da una ventina d'anni vive sola in un impervio paesino di montagna dove si occupa di faccende di casa, rileggendosi vecchi libri di ricette. Durante una sera di tempesta costei riceve la visita di una giovane rampante, Diana (anche vestita e pettinata come la principessa di Galles), dietro ai cui modi aggressivi e un po' nevrotici fatica a riconoscere la propria figlia che non vede da moltissimo tempo. Poteva essere una situazione da piccolo scontro domestico giocato in minore, intorno alla torta da sfornare, di quelle in cui Natalia Ginzburg trovava tante risonanze sotto l'apparentemente banale. Qui però c'è più carne al fuoco, perché apprendiamo che Teresa lasciò la famiglia per l'ospedale psichiatrico, dopo avere addirittura sparato al marito; che questo marito adesso è addirittura in corsa per diventare presidente del Consiglio; e che Diana, alleata del padre, è qui per estorcere alla madre una intervista con foto con cui giovare all'immagine dello statista, il quale a differenza dell'onorevole D'Alema nutre evidentemente fiducia nella carta stampata. Inoltre dallo scontro fra le due donne emergono le insicurezze di Diana, che ha un discutibile fidanzato amico del crack, nonché il cinismo del leader, non si sa di quale partito. La pièce ha pregi e difetti, i secondi derivanti in particolare dall'eccesso di temi, generoso, ma risultante fatalmente in cliché: è un cliché per esempio la figura del padre di cui tanto si parla; e alla lunga risulta un cliché anche il personaggio di Diana, cui la brava Fiorenza Marchegiani tenta di dare qualche spessore (quando non lotta contro una gonna troppo stretta) prima di arrendersi, alla lunga, alla sua mancanza di risvolti. Il dialogo è a tratti • brillante, ma tutte le battute vincenti sono di Teresa, a favore della quale l'autrice si sbilancia, e questo stanca, anche perché il regista Piero Maccarinelli fa durare 100' filati un'azione che poteva essere assai più compatta, compiacendosi delle esitazioni sornione di Anna Proclemer, beata come una gattona al calduccio. Ottimi consensi comunque, e repliche al Flaiano di Roma fino al 28. Sempre a Roma, alla Cometa (fino al 21) c'è poi Misery non deve morire, riduzione e regia di Ugo Chiti dal testo teatrale di Simon Moore tratto dal romanzo di Stephen King già filmato con successo. Nel passaggio da pagina e schermo al palcoscenico la claustrofobica storia dello scrittore di romanzetti rosa sequestrato da una sua fan pazza e omicida che lo raccoglie con le gambe spezzate dopo un incidente automobilistico e che quindi lo tortura per farle scrivere quello che vuole lei, perde realismo di dettagli, e quindi paurosità; in compenso Chiti ha inventato eleganti momenti di incubo con mimi che si stagliano nella scena semplice ma duttile di Sebastiano Romano, una vetrata che si apre per dare spazio ai terrori della mente. Saggiamente egli ha anche ridotto al massimo la monotonia dell'assunto, producendo due svelti tempi di 40' l'uno; e ha ottenuto una eccellente interpretazione da parte di Marina Confalone, aguzzina più svagata, capricciosa e vulnerabile che veramente minacciosa, ma sempre piacevolissima da vedere, mentre dal canto suo Massimo Venturiello si getta con molto spirito nella parte più ingrata della vittima sofferente. Esercizio forse un po' inutile; ma eseguito in modo impeccabile, e in ogni caso gradito dai destinatari. Masolino d'Amico ìcoj • • •

Luoghi citati: Galles, Roma