Voglia di comiche nell'Italia del caos di Lietta Tornabuoni
Voglia di comiche nell'Italia del caos Voglia di comiche nell'Italia del caos DA quasi mezzo secolo i film comici, o meglio gli attori comici, costituiscono il primo, il più forte, a volte il solo legame degli italiani con il cinema italiano. Succede nei Novanta: nel 1995 «Il mostro», di e con Roberto Benigni, è stato in testa all'elenco dei dieci maggiori incassi, tra i quali ha pure figurato «SPQR» di Carlo Vanzina con Massimo Boldi e Christian De Sica. Nel 1994 il primo film italiano tra i maggiori incassi era, al tredicesimo posto, «Anni 90. Parte seconda» di Enrico Oldoini, con Massimo Boldi e Christian De Sica. Nella stagione 1991-'92 «Johnny Stecchino», di e con Benigni, era il film italiano di maggiore incasso, seguito al terzo posto da «Vacanze di Natale '91» di Enrico Oldoini, con Massimo Boldi, Christian De Sica, Alberto Sordi. Nella stagione 1990-'91, tra i dieci maggiori incassi risultava ancora «Vacanze di Natale '90», sempre di Enrico Oldoini, sempre con Massimo Boldi e Christian De Sica. Boldi e De Sica, il cinquantenne bambino e l'ex giovanotto ribaldo, sono unici, ma il fenomeno non è nuovo e neppure recente. Nel 1946'47,subito dopo la seconda guerra mondiale, il film di maggiore incasso in Italia non fu «Roma città aperta» ma «Come persi la guerra» con Macario, diretto da Carlo Borghesie Seguirono i massimi successi commerciali di Totò: «Totò cerca casa» di Steno e Monicelli, «Fifa e arena» di Mario Mattoli, «Totò le Mokò» di Bragaglia. Negli Anni Sessanta, la serie Benigni in «John y Stecchino» di successi di Franchi e Ingrassia furono senza precedenti per il genere comico italiano: in un anno, il 1964, la coppia sgangherata interpretò tre film che incassarono ognuno più di un miliardo e vennero visti ciascuno da oltre 4 milioni di spettatori, «Due mafiosi nel Far West» di Giorgio Simonelli, «002 agenti segretissimi» e «I due evasi da Sing Sing» di Lucio Fulci. I successi di Alberto Sordi, dal 1953 di «Un giorno in Pretura» di Steno, sono innumerevoli, per non parlare d'altri amatissimi comici d'epoca quali Aldo Fabrizi, Nino Taranto, Rascel, Walter Chiari, Peppino De Filippo, Nino Manfredi, Ugo Tognazzi, Raimondo Vianello. Si capisce che i miliardi di incassi o i milioni di spettatori non rappresentano né potrebbero rappresentare un giudizio sui film e neppure sui loro interpreti. Sono però la testimonianza del rapporto esistente tra un cinema e il suo pubblico. Magari riflettono anche una vocazione nazionale più antropologica che cinematografica (se gli americani prediligono il cinema d'azione, noi preferiamo il comico), magari rispecchiano una tradizione culturale antica, magari rivelano un mutamento dei comici divenuti sempre meno maschere e sempre più sosia degli spettatori: o magari sono la spia del fatto che, nell'egemonia democristiana come negli anni del centrocraxismo come nel caos contemporaneo, agli italiani non resta che ridere. Lietta Tornabuoni Benigni in «Johnny Stecchino»
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