«Ilaria Alpi, un agguato dei trafficanti d'armi»

«Ilaria Alpi, un agguato dei trafficanti d'armi» «Ilaria Alpi, un agguato dei trafficanti d'armi» BRESCIA. Un attentato rimasto finora senza colpevoli e senza spiegazioni accettabili. Un mistero nascosto dietro i sei caricatori di Kalashnikov dai quali Ilaria Alpi e Miran Hrovatin non hanno potuto avere scampo. Teatro, l'inferno di Mogadiscio del marzo 1994. Un doloroso calvario alla ricerca della verità, quello dei genitori dell'inviata del Tg3, che ieri hanno avuto un'audizione con il pm Guglielmo Ascione in merito all'inchiesta su un presunto traffico d'armi tra Italia e Somalia. All'uscita i genitori di Ilaria Alpi sono apparsi stanchi, ma soddisfatti. «Non eravamo venuti a portare verità, ma a cercarle. Per la prima volta - ha dichiarato la mamma di Ilaria - abbiamo avvertito un vero interesse da parte di un magistrato per la fine di nostra figlia e di Miran». Quanto ai documenti presentati per l'inchiesta, Giorgio Alpi e Luciana Riccardi hanno detto di «non avere trovato quaderni di appunti tra le carte di Ilaria ma alcuni documenti che potrebbero aiutare a fare luce sull'accaduto». Questi documenti sono al momento coperti dal segreto istruttorio. L'attentato si era verificato mentre i due giornalisti Rai erano a bordo di un'auto (con autista e un uomo di scorta) e si stavano recando all'hotel Amana di Mogadiscio dove era stato installato un impianto satellitare per contattare la redazione centrale a Roma. L'auto era stata seguita e quindi affiancata da una Land Rover blu. I sei somali a bordo, dopo aver fatto scendere l'autista e l'accompagnatore, avevano scaricato sulla troupe del Tg3 una pioggia di proiettili. L'uomo che avrebbe dovuto proteggerli, non sparò nemmeno un colpo. In un primo momento si era pensato al racket legato alla «mafia delle scorte». Qualcuno aveva poi parlato di un agguato ad opera di un commando di fondamentalisti. Oggi la pista che porta al traffico di armi come movente dell'attentato acquista sempre più valore. I genitori hanno confermato che si tratta, secondo la loro convinzione e secondo le carte che hanno potuto rintracciare, di omicidio premeditato. «Su questo non ci sono dubbi. Non è stata - ha detto la madre una vicenda casuale, ma un'esecuzione senz'altro riferita a fatti e episodi che Ilaria aveva potuto scoprire». «Era la settima volta - ha aggiunto - che Ilaria si recava laggiù, in Somalia. In uno di questi viaggi era riuscita a scoprire senz'altro, a Bosaso, qualcosa di determinante. A noi ha sempre raccontato parecchie cose, di come si viveva in Somalia, del folclore, delle tradizioni delle donne, ma mai un cenno al contenuto dei servizi che stava realizzando». Stando alle dichiarazioni che aveva reso a suo tempo il sultano Moussa Bogol, il traffico di armi tra Italia e Somalia passava da Brescia, oltre che da Torino e Gaeta. [e. st.] I genitori a Brescia dal magistrato «Pista italo-somala» L'inviata del Tg3 Ilaria Alpi era stata uccisa il marzo scorso a Mogadiscio da un commando di somali Con lei era stato freddato anche l'operatore triestino Miriam Hrovatin

Persone citate: Amana, Giorgio Alpi, Guglielmo Ascione, Hrovatin, Ilaria Alpi, Luciana Riccardi, Miran Hrovatin