«Non era un cinico»
Sua Maestà complotta contro «herr Wodehouse» «Non era un cinico» / ricordi di Nilde lotti ROMA ELL'ESTATE del 1946, come ricorda la sua biografia, Palmiro Togliatti incontrò per la prima volta «quella che diventerà la compagna della sua vita»: Nilde lotti, 26 anni, laureata in Lettere all'Università Cattolica, deputata di Reggio Emilia alla Costituente, ex partigiana e dirigente dell'Udì, futuro presidente della Camera dei deputati. Presidente lotti, quale fu l'atteggiamento di Togliatti nei confronti del centrosinistra? E' vero che lo considerava una possibile apertura? «La mia opinione del tutto personale è che Togliatti avesse un grandissimo interesse per il centrosinistra. Lo considerava un esperimento assai difficile ma che avrebbe dovuto essere tentato. Ricordo un suo inter¬ vento, in un momento delicato del dibattito, all'interno del gruppo dirigente del partito, in cui disse esplicitamente che si poteva pensare a un partito della classe operaia al governo, anche se l'altro, il nostro, non lo era. Il suo non appariva, almeno nella fase iniziale, un atteggiamento di preclusione». Non c'era dunque in Togliatti la tendenza a demonizzare il centrosinistra? «No. Non lo credo proprio». Da quanto scrive Aldo Agosti, si può ritenere che nella prima fase dell'esperienza di centrosinistra, più o meno fra il 1959 e il 1962, Togliatti cullasse l'idea di un ritorno dei comunisti al governo. Lei pensa che sia un'ipotesi storiografica fondata? Considerava il centrosinistra una specie di passepartout per ripor- tare il pei nell'area di governo? «Proprio questo non lo so. Devo dire che il 1962 è una data in cui il centrosinistra è già sostanzialmente in atto. Quello che mi sento di dire con una qualche sicurezza è che Togliatti manifestò un grande interesse per il centrosinistra soprattutto nella fase di ipotesi, di progetto, quella del congresso de di Napoli e del discorso di Aldo Moro». Agosti dipinge un Togliatti, negli ultimi paragrafi, molto amareggiato dopo il cen- trosinistra; c'è stata effettivamente una fase di ripensamento critico sul ruolo di un partito comunista nelle democrazie occidentali? «Guardi, io non ho ancora letto il libro di Aldo Agosti e quindi non so risponderle, a proposito di queste domande che sono molto importanti». Ma c'è stata una fase di ripensamento sul ruolo di una grande forza che si chiamava partito comunista? Ci fu allora qualcosa che anticipava l'oggi? «Se uno legge con attenzione già il suo Rapporto all'Vili congresso del partito nel 1956, ci si accorge di una riflessione abbastanza profonda sul modo come si erano mossi i partiti comunisti, ivi compreso il partito italiano. E penso che fino al X congresso, nel dicembre 1962, che ci sia un ripensamento e una linea politica anche critica nei confronti del passato mi pare che fosse evidente». Quale fu il momento più difficile nella vita di Togliatti? «Sono domande a cui non si può rispondere». Lei ricorderà la famosa battuta di Indro Montanelli, secondo il quale Togliatti doveva al suo cinismo l'essere sopravvissuto nella Mosca delle purghe. Ma Agosti mette in luce un Togliatti molto problematico anche sul piano umano. Qual è il suo giudizio? «Io non credo alla tesi di Togliatti cinico, sostenuta per l'appunto anche da Montanelli. E' difficile non essere uomini anche in mezzo a vicende così drammatiche e lui non era sicuramente una persona che abbandonava facilmente la sua umanità». C'è ancora qualcosa da scoprire su Palmiro Togliatti? «Penso che un personaggio di quel genere non si è mai finito di scoprirlo». [a. p.J «Disse: si può pensare a un partito della classe operaia al governo e l'altro all'opposizione» Palmiro Togliatti nella immagine grande; in alto, Aldo Agosti; qui accanto, Nilde lotti
Luoghi citati: Mosca, Napoli, Reggio Emilia, Roma
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