« Gli usurai mi hanno distrutto »

Aveva debiti per 300 milioni. A chi lo ricattava ha scritto: «Vergognatevi» Aveva debiti per 300 milioni. A chi lo ricattava ha scritto: «Vergognatevi» « Gli usurai mi hanno distrutto » Orafo di Pompei si uccide con il cianuro NAPOLI. Era rannicchiato su una panchina con una smorfia di dolore sul volto pallidissimo. Nei giardini della piazzetta, un ragazzo lo ha notato, si è accorto che respirava a fatica e ha avvertito la polizia. E' morto in ospedale e non ha fatto in tempo a dire neppure una parola. Ma lui no, non voleva essere salvato: in quel posto che ha scelto por andarsene via, è rimasta una bottiglietta di vetro, rotolata accanto ad un'aiuola. Dentro, le tracce del cianuro. E quel che voleva si sapesse sul suo suicidio, lo ha affidato ad una lettera in cui invita gli strozzini a pentirsi, chiede scusa a moglie e figlie e di se stesso scrive: «Pochi amano la vita come me». E' morto di debiti e ricatti, Luigi Rivieccio, 55 anni, orafo a Pompei. Due anni fa si è infilato in una spirale che lo ha portato a fondo e si è ritrovato con 300 milioni da restituire a gente che non dà tregua. Vittima degli usurai, incapace di liberarsi dal peso delle minacce, costretto a vendere alcuni immobili acquistati con il lavoro, ha deciso di uccidersi, di avvelenarsi. Lo ha fatto dopo l'ultima richiesta di aiuto, che il caso ha voluto cadesse nel vuoto. Due giorni prima di ammazzarsi, ha chiamato al telefono padre Massimo Rastrelli, il parroco napoletano che ha creato un fondo di garanzia a favore di quanti finiscono nelle grinfie degli strozzini. Per il gioco delle coincidenze che decide a volte anche della vita e della morte, il sacerdote non c'era. Gli hanno detto di richiamare, ma lui non aveva più tempo. La sua storia è venuta fuori quando lo hanno soccorso inutilmente in piazzetta Mariconda, alla periferia di Pompei, non lontano da casa. Accanto alla panchina dove si era seduto, hanno trovato il cianuro e nelle tasche dei pantaloni la lettera in cui spiega tutto: «Purtroppo ho consumato ogni residua forza: sono un uomo piegato, distrutto, impotente». Lì, in quelle righe c'è l'addio alla vita, il rimpianto per non aver potuto partecipare a «Tari», la cittadella dell'oreficeria che sta sorgendo nel Casertano, ma anche la condanna degli usurai che - scrive Luigi Rivieccio - «dovrebbero pentirsi e vergognarsi». E la polizia è riuscita a trovare uno degli uomini con i quali, sostengono gli investigatori, l'orafo si era indebitato. Lo hanno identificato dopo aver interrogato la moglie dell'artigiano, Clelia Grimaldi, le due figlie e gli altri familiari. E' un commerciante di oro, Principio Zanni, di 47 anni. Lui è stato arrestato con l'accusa di concorso in usura e riciclaggio di denaro di provenienza illecita, la moglie, Anna Maria Galliano, 40 anni, ritenuta sua complice, è stata denunciata per gli stessi reati. Grossista di preziosi, Zanni abita a Torre del Greco e secondo gli inquirenti avrebbe pressato denaro a tassi annui oscillanti tra il 60 e il 120 per cento, stringendo nella rete decine di persone, molte delle quali orafi corno Rivieccio, quasi tutte residenti nei Comuni della fascia vesuviana. Il sistema scoperto dalla polizia per recuperare le somme anticipate forse è lo stesso che ha portato alla rovina l'artigiano che si è tolto la vita. Secondo l'accusa, quando i debitori non erano più in grado di restituire i soldi seguendo il ritmo incalzante degli interessi, Zanni li avrebbe obbligati a lavorare gratuitamente, a trasformare in gioielli i lingotti d'oro. In questo modo, a chi era costretto a cedere, veniva a mancare l'unica fonte di reddito. E' finita male per Luigi Riviec¬ cio, che ha deciso di morire. E adesso per padre Massimo Rastrelli, il parroco che nel Napoletano lotta contro un esercito di almeno 15 mila strozzini e tratta una ventina di casi alla settimana, resta l'amarezza di non essere riuscito ad aiutarlo: «Chi può dire se quel poveretto avrebbe desistito dal suo proposito se mi avesse trovato? Ogni giorno mi arrivano decine di telefonate di persone disperate, molte le salviamo. E' certo, però, che lo Stato non fa abbastanza per aiutarle: basti pensare che la nuova legge contro l'usura è ferma in Parlamento dall'ottobre del 1994». Mariella Cirillo LA LETTERA D'ADDIO Carissime, il passo che sto per fare mifarà apparire vigliacco e poco responsabile, ma non è così. Purtroppo ho consumato ogni residua fona: sono un uomo piegato, distrutto e impotente, in preda ad uno stupidissimo oìgoglio. Non vivo più. Vi chiedo scusa, se mai potrà bastare. Mi dispiace, è molto tempo che pensavo a questo insano gesto. Mi dispiace immalinconirvi in questi giorni di festa. Facevo guai su guai e speravo di tenervi fuori... Pochi amano la vita come me. Mi sento sconfitto.

Persone citate: Anna Maria Galliano, Casertano, Clelia Grimaldi, Luigi Rivieccio, Mariella Cirillo, Massimo Rastrelli, Zanni

Luoghi citati: Napoli, Pompei, Torre Del Greco