L'ultimo oltraggio del killer di Rabin di Aldo Baquis

I/ultimo oltraggio del killer di Rabin Dalla prigione l'assassino attacca anche Noa, che cantò l'Ave Maria davanti al Papa I/ultimo oltraggio del killer di Rabin Amir: vendo i diritti d'autore per un film o un libro TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO Ygal Amir, il killer di Rabin, è interessato a vendere i diritti d'autore per un film o un libro con la sua versione dei fatti per finanziare - spiega - la difesa legale. In vendita anche un'intervista ai mass media: singola oppure doppia, assieme al fratello Haggai, che è pure dietro le sbarre per aver preparato i proiettili dirompenti che hanno squarciato gli organi interni del premier. Anche adesso che è ridotto in totale isolamento, tremante di freddo - dice - e insoddisfatto del cibo che non è stato approvato dal Badatz (Suprema corte rabbinica di giustizia), Amir non è mai a corto di risorse. La settimana scorsa ha telefonato più volte a Margalit Har-Shefi, la giovane coIona con cui conversava di attentati e di una vita clandestina. Hanno parlato a lungo dell'inchiesta e del ruolo politico che la attende nel campus dell'università di Bar Ilan (dove è tornata a studiare) grazie a un telefono cellulare provvidenzialmente «caduto» (oppure «dimenticato», oppure «carpito») a una compiacente guardia carceraria, che dell'episodio ha poi fornito una raffica di versioni contrastanti. Da allora il terrorista è custodito da guardie druse, meno inclini a tenerezza verso il fondamentalista ebreo. Come molti introversi, Amir è uno stupefacente manipolatore in grado di disorientare chi gli sta di fronte lanciando in aria frasi ad effetto. Nelle brevi apparizioni all'interno del tribunale distrettuale di Tel Aviv ha riconosciuto di aver compiuto da solo l'attentato, ma ha allo stesso tempo insinuato il sospetto di essere stato usato dallo Shin Bet, il servizio di sicurezza interno. «Se rivelassi quello che so - ha detto in una delle prime udienze - farei tremare il Paese». «Lo Shin Bet - ha affermato durante un interrogatorio - sapeva da Avishay Raviv (un estremista di destra risultato poi essere un informatore) che volevo uccidere Rabin. Perché non mi ha fermato per tempo? Perché - ha proseguito, salendo sul banco degli accusatori - non sono stato ucciso dalle guardie del corpo di Rabin che invece, inspiegabilmente, si sono messe a gridare che i miei erano proiettili a salve? Succedono cose poco chiare ha concluso -. Prima o poi qualcuno mi farà fuori». Nel timore che venga avvelenato, i suoi pasti sono scelti a caso fra i vassoi dei detenuti e subito portati nella sua cella. Vedendo, nel sensazionale filmato di un cineamatore israeliano, Ygal Amir con le gambe incrociate e le mani in tasca attendere al varco - il 4 novembre scorso - Rabin e Peres, molti sono rimasti impressionati dalla sua glaciale freddezza. «E' la calma - ha spiegato poi - di chi sa di compiere un preciso dovere religioso». In quell'occasione il terrorista - che pure aveva elaborato fantasiosi attentati a Rabin mediante nitroglicerina, autobombe, aeromodelli, fucili telescopici, registratori esplosivi - ha dato prova di una grande capacità di dissimulazione confabulando familiarmente con gli agenti e lasciandoli liberi di pensare che fosse lui stesso un agente in borghese. Nel mondo ossessivo di Amir c'è risentimento anche verso due cantanti pop, Ofra Haza e Noa (Achinoam Nini), come lui di origine yemenita e diversamente da lui fautrici del processo di pace. «Fanno male - ha detto - ad esibirsi di fronte a Gentili», ossia non ebrei. Se e quando il film su Amir, 0 grande manipolatore, si farà, non saranno certo loro a curarne la colonna sonora: in particolare Noa che, cantando un anno fa l'Ave Maria di fronte al Pontefice, si è rovinata definitivamente la reputazione con Igal Amir. Aldo Baquis Cinque depositi con ventimila proiettili d'artiglieria, 2 vasche d'elettroforesi che rischiano d'esplodere «I serbi non possono smontare la fabbrica e trasportarla altrove Prima o poi dovranno far saltare tutto» Ygal Amir l'assassino di Rabin continua nelle sue provocazioni

Luoghi citati: Bar Ilan, Tel Aviv