Margherita il nome delle streghe di Maurizio Lupo

Margherita/ il nome delle streghe Un antropologo ha ricostruito in un libro le storie delle donne mandate al rogo Margherita/ il nome delle streghe Tra Rinascimento e '600 il più diffuso in Piemonte Dal Rinascimento al Seicento il nome più diffuso fra le «streghe» piemontesi è stato «Margherita». Lo ha accertato l'antropologo e scrittore torinese Massimo Centini, che ha analizzato oltre cento processi di stregoneria celebrati nella nostra regione dal 1200 fino agli albori del Settecento. «Ho esaminato - dice Centini tutti i casi documentati all'Archivio di Stato di Torino, alla Biblioteca Reale e in raccolte minori. Come era facile aspettarsi la maggior parte delle persone inquisite era donna. Circa la metà di loro si chiamava Margherita». E' sempre stato un nome diffuso in Piemonte, ma più comuni erano e sono Maria, Giovanna e Giuseppina. Perché tante «streghe» di nome Margherita? Vi è una relazione con il mito medievale di Faust, che vende l'anima a Mefistofele per riconquistare la gioventù e la sua amata Margherita? Centini cita dati storici, riversati in un volume: «Streghe, roghi e diavoli», appena edito dall'Arciere. Chi si aspetti di trovare le solite favole su Torino satanica sbaglia. «Anche perché - spiega Centmi i processi celebrati a Torino non distinguono l'eresia dal "culto del diavolo". L'accusa esplicita di stregoneria è formulata dal 1200 per lo più in provincia. Il caso più antico è quello di Pasquetta di Villafranca Piemonte, rea di "fare sortilegi osservando le stelle"». Finì sul rogo? «No, pagò una multa di 40 soldi. Finché non nacque il tribunale dell'Inquisizione le fattucchiere erano considerate medicone abusive». Centini ha scoperto alcuni riti. «Come quello di due streghe confesse, canavesane: durante il "sabba" mangiavano manzi rubati. Poi, radunati i resti, dicevano le parole: "Sorgi e razzola". Giuravano che le bestie risorgevano, pronte per una nuova cena». E ciò bastava per una condanna a morte? «Spesso se la cavavano con diffide, purché confessassero». Sotto tortura? «Anche, ma era più minacciata, che esercitata». E i roghi? «Si facevano, ma molti meno di quanto si pensi. Il Piemonte ha bruciato due o tremila persone in 4 secoli, per lo più eretici o valdesi. Da noi non c'è stata la furia del rogo che ha pervaso Germania o Francia». Comunque i Savoia anche in fatto di roghi erano precisi: il boia, secondo norme pubblicate nel 1575, era pagato 16 lire per bruciare una strega. Le tariffe erano state aumentate perché nessuno se la sentiva di uccidere una strega. A Cherasco il 6 marzo 1495 era stato difficile trovare un carnefice per la «masca Margherita Rubatosa». Il rogo non era l'unica pena. La «strega biellese Giacomina Tizzona» nel 1320 ebbe il naso mozzato. Altre venivano annegate. Nei casi di lesa Maestà, la pena era lo squartamento, orribile e anche costoso: 36 lire. Maurizio Lupo

Persone citate: Centini, Faust, Giacomina Tizzona, Massimo Centini, Savoia, Sorgi

Luoghi citati: Francia, Germania, Piemonte, Torino, Villafranca Piemonte