L'ombra di un falso dietro l'utopia
In Vaticano fiorivano le finte rivelazioni per ingannare i servizi segreti In Vaticano fiorivano le finte rivelazioni per ingannare i servizi segreti L'ombra di un falso dietro l'utopia QROMA UANDO, dopo la presa di Roma, Vittorio Emanuele II si decise ad andare a risiedere al Quirinale, Pio IX, prigioniero in Vaticano, si arrabbiò. «Ci vorranno barili d'acqua santa per riconsaciarlo», disse. Pio IX si era arrabbiato soprattutto perché gli avevano preso lo Stato pontifìcio. Scomunicò il re e, con l'enciclica «Respicientes», stabilì che quella occupazione della Roma papale era «ingiusta, violenta, nulla e invalida». Mentre il Papa a Roma si arrabbiava, a Cremona uno dei vescovi più aperti alle idee risorgimentali, Geremia Bonomelli, godeva che «fosse stato levato da sotto i piedi del Papa lo sgabello, sì piccolo e malfermo, della signoria temporale». In fondo quella «liberazione», nonostante le impuntature ufficiali di Pio IX, fu considerata un gran sollievo anche dagli stessi pontefici. Il successore di Mastai, Leone XIII, Papa latinista, amante di Orazio, cercò di smorzare le rivendicazioni degli stessi cattolici intransigenti e di tro¬ vare con il governo italiano una via per la conciliazione, anche se ufficialmente anch'egli dovette sostenere la necessità «per i romani pontefici di mantenere la civile sovranità». Pio X, occupatissimo a combattere il Modernismo, abituato a vivere povero da prete, da vescovo e da cardinale, non era certo un Papa desideroso di ristabilire un regno temporale. Benedetto XV aveva afflizioni con la prima grande guerra mondiale e doveva difendersi dalle pretese delle potenze belligeranti di tirarselo ognuna dalla propria parte. Fu Pio XI. prima ancora di sistemare gli accordi con lo Stato italiano tramite la Conciliazione, a voler benedire l'Italia, il giorno della sua elezione, dalla loggia esterna della basilica di San Pietro. Dopo la presa di Roma, i Papi erano stati incoronati al chiuso, nella Cappella Sistina, e avevano impartito la benedizione solo all'interno della basilica. Che, infine, Pio XII avesse in mente di allargare il dominio del territorio vaticano estendendolo fino al mare di Ostia, di crearsi un porto e un aeroporto, probabilmente fa parte di quelle costruzioni di fantasia che fiorirono abbondantemente a Roma negli ambienti dello spionaggio prima a favore dei tedeschi e poi degli americani, durante e subito dopo la Seconda guerra mondiale. C'è ormai una letteratura ben documentata di falsi costruiti in quegli anni da personaggi che, in questo modo, sbarcavano il lunario, approfittando della golosità di notizie delle centrali spionistiche. In quegli anni, Pio XII. più che desideroso di avere un porto sul mare di Ostia, sembrava maggiormente preoccupato di salvare prima Roma dai bombardamenti, poi il Campidoglio dalla scalata dei comunisti. Può darsi, tuttavia, che qualche ecclesiastico, all'ombra della Cupola di San Pietro, covasse utopie di ritorno a uno Stato della Chiesa e le confidasse agli informatori segreti. Di sognatori tradizionalisti ne sono sempre fioriti anche in Vaticano. Domenico Del Rio
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