SOS di Foscolo: ignorate i critici che mi bocciano

Si rivolse ai giornali Si rivolse ai giornali SOS di Foscolo: ignorate i critici che mi bocciano u VERONA GO Foscolo mal tollerava le critiche, specialmente quelle amplificate dalla stampa, al punto che non esitò a «convincere i giornalisti e chi li paga» a ignorare una polemica che era stata scatenata contro di lui da ambienti cattolici francesi. Il particolare curioso è rivelato da un documento inedito dell'autore delle Ultime lettere di Jacopo Ortis, conservato nell'archivio dei manoscritti della biblioteca civica di Verona e portato alla luce dalla ricercatrice Isolde Quadranti. Nel luglio 1807 Foscolo inviò in dono al poeta veronese Ippolito Pindemonte una copia della sua Lettera a Mr. Guillon su la sua incompetenza a giudicare i poeti italiani, unitamente a un biglietto molto affettuoso. Il poeta intendeva così replicare all'abate francese Aimé Guillon che aveva stroncato I sepolcri sulle pagine del Giornale italiano del 22 giugno 1807. All'amico Pindemonte, Foscolo esprimeva tutta la sua amarezza per essere stato «censurato ma non inteso». E poi così si sfogava contro l'abate: «Vedete a che mani è commessa la censura de' nostri libri? Né ho provveduto a me solo, ch'io per lodi né biasimi di Gazzette né dentro sento né di fuor gran caldo». Poiché Foscolo riteneva ingenerosa quella stroncatura che tanta eco aveva avuto nei salotti letterari, faceva sapere a Pindemonte di essersi raccomandato ad alcuni giornalisti lombardi e veneti per tentare di mettere la sordina alla polemica, perché «alla nostra letteratura bisognavano altri aristarchi», cioè migliori critici letterari. Ma i suoi appelli confidenziali a tacere di quelle critiche non sortirono effetti, e sconsolato Foscolo faceva sapere a Pindemonte che la sua era stata una «vox clamantis in deserto». [AdnKronos]

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