«Baraldini deve restare in cella» di Fra. Gri.

La commissione d'appello: «Nega qualsiasi cooperazione». Resta la trattativa tra governi, Flick: vedrò i suoi avvocati La commissione d'appello: «Nega qualsiasi cooperazione». Resta la trattativa tra governi, Flick: vedrò i suoi avvocati «Baraldini deve restare in cella» Nuovo no degli Usa alla libertà condizionale ROMA. Silvia Baraldini resta in carcero. Anche in appello le è stata negata la libertà condizionale. Lei un po' ci sperava, ma dieci giorni fa hanno rigettato la sua seconda istanza. Silvia Baraldini deve restare in cella, scrive la commissione nazionale d'appello, perché serve «un deterrente contro il terrorismo politico organizzato che ricorre all'assassinio come tattica deliberata e regolare». E poi perché la donna continua a negare «qualsiasi cooperazione» con l'Fbi. Se ne può parlare, concludono, tra altri dieci anni, nel 2008, a meno che le sue condizioni di salute (ha già subito due interventi chirurgici per un cancro) non peggiorino. Perché possa espiare la sua pena in un carcere italiano, non resta che la via del rapporto diretto tra governi. Verdi e rifondazione già premono su Prodi. E il ministro di Grazia e Giustizia, Giovanni Maria Flick, fa sapere che ha intenzione di incontrare presto gli avvocati difensori. La prima decisione del «Parole board», che ò l'istituto negli Usa che rivede lo pene e concode la libertà condizionale, risale al 14 luglio scorso. Negativa. Silvia Baraldini aveva fatto appello. Risposta negativa di nuovo, il 18 dicembre, di cui s'è saputo solo adesso. C'è da considerare che la donna, condannata nel 1983 a quarantatre anni di carcere per «cospirazione», ha già scontato sedici anni in un carcere di massima sicurezza. Nel frattempo, ben quattro istanze di trasferimento in un istituto italiano sono state respinte. Ce n'è una quinta pre¬ sentata a maggio. «La decisione non è stata favorevole - commenta il professor Giovanni Conso, ex ministro Guardasigilli che sta seguendo da vicino la questione per conto del governo italiano - ma almeno è stata rapida. Secondo me, visto il tipo di accuse mosse alla Baraldini, la risposta era praticamente scontata. Ora la questione passa a livello diplomatico. L'aspetto positivo è che, chiudendosi quel capitolo, che era in certo modo preliminare, ora si possono concentrare gli sforzi sulla procedura prevista dalla convenzione di Strasburgo». La parola, insomma, passa ai governi. Romano Prodi ha promesso da tempo il suo interesse. L'ha ribadito a Armando Cossutta e Lucio Manisco che sono andati a trovarlo di recente. L'ha detto anche nella conferenza stampa di fine anno: «Non smetterò neanche un minuto di occuparmi del caso di Silvia Baraldini». Ma già verdi e rifondazione sollecitano un suo intervento. Sostiene Athos De Luca, senatore dei verdi: «E' una grave violazione dei diritti umani. Chiediamo un intervento deci¬ so da parte del presidente del Consiglio. Le condizioni di salute di Silvia giustificherebbero ampiamente un'azione umanitaria da parte degli Usa. E' stata condannata a quarantatre anni di carcere senza mai menzione di uso delle armi da fuoco o atti di violenza contro terzi. Non si può continuare a negarle in modo arbitrario la libertà condizionata a causa delle sue idee, del suo credo politico». Lucio Manisco, eurodeputato di rifondazione comunista, ex giornalista televisivo e corrispondente dagli Usa, dice: «Prodi ci ha promesso il suo interessamento. Adesso aspettiamo i fatti. E' evidente l'intento persecutorio degli americani nei confronti di Silvia. 1 motivi per un passo umanitario ci sono tutti: prendono atto che è stata malata di cancro, che ha perso la sorella in un attentato terroristico (un aereo esploso in volo), che ha espresso il suo rammarico per delle morti innocenti. Però non basta - conclude Manisco -. Siccome non è diventata informatrice dell'Fbi, la porta della cella non la aprono». [fra. gri.]

Luoghi citati: Roma, Strasburgo, Usa