Herzog richiama i tedeschi «Troppi i giovani nazisti» di Emanuele Novazio

«Dell'estremismo è responsabile tutta la società» Il Presidente interviene sulla Bild am Sonntag dopo gli scandali che hanno coinvolto l'esercito Herzog richiama i tedeschi «Troppi i giovani nazisti» BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Se nella Bundeswehr si moltiplicano le manifestazioni neonaziste la responsabilità è anche della società tedesca, e sarebbe sbagliato considerare un problema tanto scottante un problema della sola Bundeswehr: il giudizio, amaro e sferzante, è del Presidente federale Roman Herzog, che in una intervista alla «Bild am Sonntag» di ieri prende per la prima volta posizione sui recenti scandali che hanno coinvolto l'esercito tedesco. A differenza del cancelliere Kohl, tuttavia, che ha stigmatizzato l'accaduto per difendere l'onore della Bundeswher da accuse generalizzate, Herzog ha scelto un registro più vasto e coinvolgente: non una semplice riflessione su una serie di episodi clamorosi che «devono essere con tutta franchezza chiariti per evitare che possano ripetersi», dunque; ma un interrogativo inquietante. «Quando penso ai giovani soldati che hanno girato delle videocassette a sfondo neonazista - dice Herzog - e quando penso che tutti hanno una famiglia e tutti sono andati a scuola, mi chiedo: "Ma che cosa hanno imparato a casa, questi giovani, che cosa hanno imparato a scuola?"». A differenza del cancelliere Kohl, inoltre, il Presidente pone un secondo interrogativo preoccupato, a proposito della conferenza tenuta all'Accademioa militare di Amburgo da un noto neonazista, Manfred Roeder, sul destino dei tedeschi nella Prussia orientale, un territorio che Hitler aveva incluso nel Terzo Reich e che animava la sua visione della Grande Ger- mania: «In proposito - riflette Herzog - non posso fare a meno di chiedermi che cosa abbia spinto la nostra principale accademia militare a occuparsi di un tema del genere. Ma finora non sono riuscito a darmi una risposta». L'intervento di Herzog è interessante per almeno tre ragioni: per il vigore con cui il Presidente prende posizione su fenomeni che troppi, in Germania, continuano a considerare «casi isolati», fingendo di ignorare l'allarmante catena che li collega e che dà loro un significato obiettivo, per quanto marginale nel panorama politico tedesco. Perché non rinvia la denuncia a un automatico riconoscimento della «democraticità della Wehrmacht», né alla necessità di difenderne comunque l'onore di fronte al montare delle accuse, ma preferisce mettere il Paese di fronte alle responsabilità, individuali e collettive, che episodi del genere sollevano. E perché conferma un'importante evoluzione della massima carica dello Stato tedesco, come già la presidenza von Weizsaecker aveva lasciato intravedere, e come lo stesso Herzog ha altre volte mostrato di volerla intendere: non un ruolo di mero protocollo ma di «coscienza critica del Paese», svincolata dagli obblighi politico-elettorali che troppo spesso imbarazzano Helmut Kohl. Le riflessioni di Herzog del resto sono l'ultimo, autorevole intervento in un dibattito che si fa ogni giorno più acceso. L'altro ieri il presidente socialdemocratico della Bassa Sassonia, Gerhard Schroeder, possibile candidato alla Cancelleria nelle elezioni del prossimo autunno, ha duramente attaccato il ministro della Difesa Volker Ruehe per l'atteggiamento tenuto nel caso Roeder: se davvero Ruehe non era a conoscenza della lezione tenuta due anni fa all'Accademia militare dall'esponente neonazista, • sottolinea Schroeder, «questa sua ignoranza non sarebbe segno di competenza professionale». Ruehe inoltre, secondo l'esponente socialdemocratico, dovrà trarre al più presto le dovute conseguenze sull'insegnamento nelle accademie delle Forze Armate federali. Hanno ragione, probabilmente, quanti considerano le provocazioni neonaziste all'interno della Bundeswehr - dai video con aggressioni a finti bosniaci, alle conferenze di esponenti neri - una manifestazione delle tendenze estremistiche che covano nella società tedesca, e non il segno di una «corruzione neonazista» dell'esercito. Ma tutto questo non attenua l'allarme: dopo una rassicurante pausa seguita all'ondata di aggressioni a stranieri che hanno fatto numerose vittime, il fuoco dell'estremismo di destra si riaccende. Non si tratta ancora di un rigurgito politico organizzato: ma sarebbe sbagliato sottovalutare la quotidianità spicciola di un radicalismo neonazista che, ancora una volta, ha scelto la strada della violenza e della tracotanza prepotente, della sfida. Emanuele Novazio «Dell'estremismo è responsabile tutta la società» Sopra il presidente tedesco Roman Herzog A sinistra un corteo di neonazisti in Germania

Luoghi citati: Amburgo, Bassa Sassonia, Germania