Sul bestione una nuvola d'ira

Sul bestione una nuvola d'ira Sul bestione una nuvola d'ira Ai dieci all'ora, accanto a un padroncino IL CAMION DELLA PROTESTA SULLA VARESE-MILANO DAL NOSTRO INVIATO Scivoliamo sull'asfalto lentissimi di gas e di marmitta. L'Andrea Bortolato - 30 anni il mese prossimo, occhi spalancati, anello col diamante, zazzera nera, barba, sigaretta, baffi, bicipiti se ne sta obliquo sul grande volante quando a spostargli il fumo dell'ultima tirata arriva, via radio, l'urlo di un collega: «Fate passare, cornuti!». Dibattito via etere: «Chi sei?». «Sono il Mario». «E vorresti?». «Che te sposti la bestia: devo andare in Inghilterra». «O bella». «Ho il carico...». Interferenze: «'fanculo te e il tuo carico.vj». Interferenze: «Calma giovani...». «Devo passare anche se sto con voi». «E com'è che stai con noi?». «Ci sto nello spirito». Interferenze: «'fanculo te e il tuo spirito». Sono le 10,15, cuore del giorno della Lumaca nazionale, autostrada Varese-Milano, vista da tre metri d'altezza, auto che provano a zizzagare sulla corsia d'emergenza. Inutile. Tutti ingolfati dal disordine dei lamieroni che arrancano in forma di camion, bilico, furgoni, jeep, cisterne, panda col sopralzo, pullman, autoarticolati. Rotoliamo in avanti a dieci all'ora, annunciati dai clacson bitonali, tutti con le bandiere bianche annodate alle antenne come fossero federe sul grande letto dell'autostrada. Frenata: fermi. Buonanotte. L'Andrea, autista di seconda generazione, è nato nel 1968 e ha cominciato a guidare quando è venuto giù il Muro di Berlino. Questo per dire che fa parte di una storia («cioè, in effetti, io sono di sinistra») e la storia lo ha portato fino a qua, dentro alla sua nuvola di fumo a protestare contro la Finanziaria, le tasse sul gasolio, il rincaro pedaggi, le buche che ti spezzano le balestre. E pure per la pensione, anche se adesso fa lo smagato: «Eh, la pensione! Quando toccherà a me la pappa sarà finita». Giusto un'ora fa, più o meno davanti alla stazione di Varese, l'Andrea era uno dei cento artigiani, autisti, padroncini arrivati a prender freddo per organizzarsi la partenza verso queste tre ore di interferenza autostradale. Come tutti si è incollato il manifesto bianco sul retro del cassone: «Scusate il ritardo». Anche se ha detto ridendo: «Scusate un cavolo, la prossima volta ci metto una batteria di Patriot». Il presidente Confartigianato di Varese, Alberto Volontè, detta il viatico: state fuori dalla terza corsia; non affiancatevi, date la precedenza a tutti i mezzi di soccorso, al caseUo non usate né il telepass né il viacard, pagate con il 100 mila che ci mettono di più a darvi il resto, appuntamento al rondò di Busto Arsizio per il carosello finale. «Tutto chiaro?». Chiarissimo. L'Andrea sale sulla bestia e fa le presentazioni. Con precedenza alla bestia: «Trattasi di un Mercedes 2644, motore diesel, 14 mila di cilindrata, 440 cavalli, lunghezza 11,5 metri, 390 quintali di carico, 18 gomme, 16 marce comprese le moltipliche». Accende e tiene al minimo. «Mi spiego?». Affacciati sulla strada, aspettando il turno per immettersi nel corteo gommato, smanetta nel box musica: partono le Spice Girls a volume Rimini. Gli suona il cellulare. Grida: «Ehi Paglia, dai che andiamo a ballare! Mettiti sul canale 5 che ci parliamo comodi». Stacca. Arrotola le maniche. Si stufa di aspettare il turno e perciò fa rombare i pistoni e il clacson mammuth. Un colpo e il corteo s'arresta: passa l'Andrea. «Non è che la mia storia sia un romanzo - dice spingendo sul manubrio - te la faccio in breve. Mio padre è venuto via dal militare che aveva 18 anni. E' salito sul camion e non è ancora sceso adesso che di anni ne ha 60. Quando mi è toccato di studiare a me ho capito che sarei diventato autista. Perché il destino è destino e a scuola facevo più schifo della norma. Perciò ho aspettato l'età della patente dentro a un'officina meccanica a fabbricare morse modulari e nel tempo libero facevo le impennate con la Vespa. «Nato e vissuto sempre a Ferno, provincia di Varese, che non è un gran posto ma è meglio di nulla, anche se c'è la nebbia. Passo le mie nove ore al giorno dentro a questa bestia. Carico sabbia, ghiaia e ghiaione giù alle Cave del Ticmo dalle 7,45 del mattino fino alle otto di sera. Cinque viaggi al giorno nel triangolo Como, Varese, Milano. Cinquecento chilometri al giorno per venti giorni al mese. Totale fanno 2 milioni di lire al mese compresi gli straordinari e tolte le tasse che ti ammazzano, come fanno queste sigarette qua e i nervi che ti si spezzano. Di bello c'è che fai la nanna a casa e che il sabato e la domenica sei libero come un ragazzo». Entriamo come lava nella circonvallazione di 'Varese. I vigili, tutt'intorno si affannano a deviare minuscole macchine e saltellanti pedoni. Gracchia il Paglia via radio: «Uè, Andrea, ci sono un sacco di scosciate», intendendo ragazze. E l'Andrea, che è svelto, abhassa il finestrino, fa tuonare il clacson puntando il dito su una biondina: «Bimba!» le grida. E lei alza il pugnetto in segno di saluto aggiungendoci un sorriso. «Paglia! - grida allegro al microfono -, Andiamo sempre così che cucchiamo». Svincolo. Contro al cielo ferroso sventolano bandiere lungo tutto il muro semovente. Ma dall'alto si vede che il muro finisce in fretta perché all'ora X il traffico si è come sfaldato in vista del grande ingorgo che non c'è e non ci sarà. Salvo questo temporaneo che si allunga alle nostre spalle. Sulle corsie d'emergenza passano le luci blu della polizia: «Ecco i puffetti» fa l'Andrea. E via radio: «Puffetti in vista, ragazzi». Perché poi puffetti? «Sono tutti azzurri e blu, no?». Si affianca un automobilista ignaro: «Si può sapere che cazzo succe¬ de?». Andrea lo fronteggia, dall'alto in basso, con il sorriso della festa: «Cos'è, aspetta la Cnn per informarsi? Noi siamo la lumaca, ha saputo niente?». E all'automobilista gli viene una faccia da ascensore bloccato: «Gesù, e quanto dura?». Centottanta minuti. Il tempo di fare sui gomiti i 20 chilometri d'asfalto fino al mitico rondò dove spunteranno fotografi, telecamere, microfoni. Si arriva a clacson spiegati. Affiancati su qualunque corsia. Traversati, frenati. L'Andrea si carica: «Siamo forti, va' che roba». Forti, ma non tantissimi. «Questo è solo un segnale... E' l'inizio della lotta, no?». Sarà. Anche se sembra una fine. Via radio arrivano i saluti, si sgomma per recuperare la giornata o per tornare a casa. L'Andrea si bilancia: «Abbiamo lottato anche per chi non ha lottato perché ancora non capisce. Dobbiamo stare uniti, metterci la passione, difendere i nostri diritti. Piantarla di costruire case sull'erba dei prati, come fanno tutti in Italia, e cominciare a scavare le fondamenta». Però anche a lui gli scappa il tempo. «Ho un carico tra mezzora - dice -. Adesso chiamo il Paglia e ci sganciamo». E lo sciopero? «Mezza giornata è abbastanza». A 65 all'ora già sembra di volare. Stazione di servizio: via le bandiere («Così non mi faccio ridere dietro») e poi i saluti. Da fuori si sentono i 440 cavalli pronti al galoppo, il clacson dell'addio e (naturalmente) le Spice Girls. Pino Corrias

Persone citate: Alberto Volontè, Andrea Bortolato, Gesù, Girls, Paglia, Pino Corrias, Spice