LEZIONI DI STORIA di Sergio Romano

È LEZIONI DI STORIA È LEZIONI DI STORIA / leader, le scelte e i sogni del '900 E Gasperi, chi era costui? Quasi tutti i giovani e parecchi fra i meno giovani, c'è da scommetterlo, avranno avuto un sussulto di stupore alle parole di Scalfaro che invitava i cattolici a impegnarsi in politica e a prendere esempio dal fondatore della de. De Gasperi: soltanto un nome (se va bene...) per le nuove generazioni. De Gasperi: persino troppi ricordi contrastanti, spesso polemici, per chi ha vissuto quel momento della nostra storia. Ecco perché, a più di quarant'anni dalla morte, vale la pena di leggere Alcide De Gasperi la nuova biografia ben documentata - e ben scritta, cosa da non sottovalutare visto che stiamo parlando di strenne - che Enrico Nassi pubblica nelle edizioni Camunia-Giunti (L. 28.000, pp. 314). Vale la pena di leggerlo perché ognuno di noi - chi non ne sa nulla co¬ me chi s'illude di sapere tutto - possa farsi un'idea seria dell'uomo e della sua azione nell'Italia del Dopoguerra. Il sottotitolo del volume (L'utopia del centro) insinua pure il sospetto che la documentazione non sia fine a se stessa. La Prima Repubblica, e l'uomo che più di ogni altro ha contribuito a plasmarla, hanno qualcosa da insegnare all'attuale stagione politica, contrassegnata da quella che è stata definita «corsa al centro». E poi, a parte le ideologie, è il personaggio in sè che può scatenare una reazione a catena nelle nostre convinzioni politiche. Prendiamo la classica definizione: «statista trentino». E concentriamo l'attenzione su quello «statista», per comprendere la differenza fra De Gasperi e i leader del giorno d'oggi. «Statista», basta la parola. IL DOPOGUERRA Alcide contro Palmiro CHE anni quegli anni immediatamente successivi alla fine della Seconda Guerra Mondiale! Per noi italiani anni di ricostruzione, e di grandi speranze; ma anche anni di violenti scontri e di insanati rancori. De Gasperi, ancora lui, è il primattore. Ma, di fronte, ha un degno antagonista: Togliatti. L'Italia del 1948 di Marco Innocenti (Mursia, L. 25.000, pp. 210) - eloquente sottotitolo «Quando De Gasperi batté Togliatti» - è l'occasione di affascinante amarcord. Come il volume di Hans Woller I conti con il fascismo (il Mulino, L,50.000, pp. 603) serve invece a ricordare la «faccia triste» del Dopoguerra: l'epurazione che colpì grandi e piccoli gerarchi, attivisti o semplici fiancheggiatori. Operazione vasta ma anche - come ricostruisce Woller rapidamente abbandonata con la cosiddetta «amnistia Togliatti». I COMUNISTI UWibra di Stalin • rc-il ' sulle Botteghe Oscure TUTTI li conoscono, anche chi non li ha visti a suo tempo incollati sui muri di tutte le città italiane nel corso della campagna elettorale del 1948: i manifesti di Giovanni Guareschi: Baffone Stalin che fa capolino dietro al Garibaldisimbolo del Fronte popolare, l'Armata Rossa che fa da sfondo all'avanzata delle sinistre... Tutti hanno percepito, o almeno hanno sentito raccontare, la lacerazione del mondo comunista dopo l'invasione sovietica dell'Ungheria, dopo le rivelazioni di Krusciov al congresso del '56 sui crimini dello stalinismo. Ma che cos'era davvero l'universo comunista? Quali i rapporti tra italiani e sovietici negli anni della Guerra fredda? Una risposta interessante - anche perché viene da colui che è stato per circa vent'anni segretario di Togliatti - è quella di Massimo Caprara Quando le botteghe erano oscure (il Saggiatore, L.25.000, pp. 234): 1944-1969, uomini e storie del comunismo italiano. E, sull'eterno, scottante problema dei rapporti con la «casa madre», ecco il Togliatti e Stalin di Elena Aga-Rossi e Victor Zaslavsky (il Mulino, L. 38.000, pp. 312), accuratamente documentato sugli archivi di Mosca. I fatti d'Ungheria, il pei e l'autonomia del sindacato sono invece il fil rouge del volume di Adriano Guerra e Bruno Trentin Di Vittorio e l'ombra di Stalin (Ediesse, L. 25.000, pp. 214). ITALIANI Siamo davvero brava gente? ITALIANI brava gente? Certo, ci fa piacere pensarlo. Ce lo ripetiamo tutte le volte che qualche rivelazione storiografica (vera o presunta) mette in dubbiò il mito nazionale. Avremo i nostri difetti, siamo disposti ad ammetterlo, forse manchiamo un po' di carattere. Ma non toglieteci questa convinzione (o illusione?): in fondo siamo «brava gente». Ma sarà vero? Mettiamoci allo specchio, soprattutto se lo specchio è questo splendido Gli italiani di Luigi Barami jr. (Rizzoli, L. 17.000, pp. 449), non a caso scritto originariamente in inglese per un editore americano oltre trent'anni fa: un classico che racconta senza peli sulla lingua «virtù e vizi di un popolo». Un popolo che ritrova il proprio passato autentico, senza il belletto della retorica, nelTAntistoria degli italiani di Giordano Bruno Guerri (Mondadori, L. 33.000, pp. 427). Per chi vuole saperne di più, e non ha paura di affrontare la Storiografia con la «S» maiuscola: Storia d'Italia 5. La Repubblica a cura di G. Sabbatucci e V. Vidotto (Laterza, L. 58.000, pp. 682); la Storia dell'Italia repubblicana - Voi. 3° (Einaudi, L. 135.000, pp. 908), la Geografia politica delle regioni italiane a cura di Pasquale Coppola (Einaudi, L. 44.000, pp. 515); la Breve storia dell'Italia meridionale di Piero Bevilacqua (Donzelli, L. 18.000, pp. 171). 50 ANNI DOPO Eroismi ed atrocità del popolo in armi SONO passati più di cinquantanni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Ma non riusciamo a togliercela dalla testa. Ha lasciato cicatrici troppo profonde. Ci ha lasciato un veleno nel sangue che agisce a ancora a distanza di tanto tempo. Fatti e misfatti, un intreccio di eroismi e di atrocità: e sopra tutto - per noi, oggi - un legittimo desiderio di sapere, di andare a fondo, di superare con la documentazione il primo legittimo stupore «ma com'è possibile che siano successe certe cose?». Silvio Bertoldi in II sangue e gli eroi (Rizzoli, L. 30.000, pp. 303) rievoca con stile giornalistico e tono epico uomini e battaglie che decisero il terribile conflitto. Hugh Thomas in I giorni del bunker (Editori Riuniti, L. 32.000, pp. 349) ricostruisce la vera storia della fine di Hitler. Isabel Vincent in L'oro dell'Olocausto (Rizzoli, L. 30.000, pp. 341) mette in luce la storia segreta dei beni rubati agli ebrei d'Europa. Con l'evidenza spaventosa dell'immagine la Storia fotografica della Repubblica Sociale Italiana a cura di G. De Luna e A. Mignemi (Bollati Boringhieri, L. 90.000, pp. 410) ci mette faccia a faccia con la più terribile esperienza che un popolo possa affrontare: la guerra civile. IL VENTENNIO Papà, che cos'è il fascismo? B pranzando, intorno tutta la famiglia, da donna Rachele a Edda, dal generissimo Galeazzo al piccolo Romano. Il quale - beata innocenza - si permette di chiedere: «Papà, cos'è il fascismo?» Il genitorissimo lo fulmina con lo sguardo: «Mangia e taci!». Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti. Abbiamo avuto storie di destra e di sinistra. E storie autentiche, come quelle di De Felice. Ma possiamo dire di sapere sul Fascismo molto più di quella battuta estorta dal piccolo al grande Mussolini? Una risposta, anzi due, in un solo libriccino. E' la Polemica sul fascismo di Gaetano Salvemini e George Bernard Shaw (Ideazione, L. 14.000, pp. 159), confronto-scontro fra grandi della cultura contemporanea: risale al 1927, ma non ha perso nulla della sua efficacia. A proposito del tema che più pesa sulla coscienza del fascismo,' e1 sul giudizio che ne danno gli storici, L'università1 italiana e le leggi antiebraiche di Roberto Finzi (Editori Riuniti, L. 18.000, pp. 142). In tema di fascismo e protofascismo, allarghiamo lo sguardo: in La destra rivoluzionaria (Corbaccio, L. 48.000, pp. 497) Zeev Sternhell illustra «le origini francesi del fascismo 1885-1914». Come scrive Sergio Romano nella prefazione, «una risposta non convenzionale ("né destra né sinistra") ai problemi del secolo». LE UTOPIE Lasciateci sognare le città del sole LA vita è sogno, diceva Calderon. E qualche volta, possiamo aggiungere, anche la politica. Che si chiami Città del sole o Utopia, Repubblica platonica o Freeland, o in uno dei numerosi altri modi escogitati dai sogni dei pensatori: questa è l'«altra via» dell'umanità, dove è possibile risolvere in modo radicale i problemi della convivenza sociale. Questa è, in fondo, la vera rivoluzione. Interiore. La racconta, tappa per tappa, Lewis Mumford in Storia dell'Utopia (Donzelli, L. 18.000, pp. 190). La analizza - come progetto della «società di giustizia» che muove la storia intera - Arrigo Colombo in L'Utopia (Dedalo, L.45.000, pp. 445). UNITA' D'ITALIA Come rileggere il dopo Cavour AMMETTIAMOLO: senza essere né un pensatore, né un ideologo, né uno storico, Umberto Bossi ha lanciato un sasso in piccionaia che ha scombussolato non solo gli assetti parlamentari. Per esempio, ha rimesso il Risorgimento sul banco degli imputati. Ha riproposto in chiave critica l'unificazione nazionale, così come è stata realizzata nell'Ottocento dalla monarchia sabauda. Un dibattito che, in poche pagine ma ad altissimo livello, troviamo in L'Unità d'Italia - Pro e contro il Risorgimento (Edizioni e/o, L. 8000, pp. 124): si ripropongono gli interventi pubblicati nel 1935 su «Giustizia e libertà», la rivista parigina degli esuli antifascisti. Tra le firme di questo appassionante (e talvolta dissacratorio) confronto anche Gobetti, Gramsci, Rosselli, Salvemini. Al di là della storiografia ufficiale, soprattutto per la ricchezza di documentazione, Cavour e l'altra Italia di Michele Ruggiero (Rusconi, L. 45.000, pp. 404). E - guardando anche dall'altra parte della barricata - Radetzky a Milano di Franco Fucci (Mursia, L. 29.000, pp. 230). CONTEMPORANEI Quando l'attualità non è più cronaca GUARDIAMOCI attorno. Nella scuola si sta giocando tutto sulla contemporaneizzazione dell'insegnamento storico. Proposta diffiefle da realizzare, soprattutto per la difficoltà di conservare rigore scientifico e imparzialità di fronte a eventi non sedimentati, eventi che ancora bruciano nella nostra coscienza. Ma abbiamo scoperto che bisogna provarci. In viaggio, dunque, nel mondo d'oggi. Come primo baedeker per (non solo) i ragazzi la Breve storia del mondo di Gombrich (Salani, pp. 332? L. 25.000). E per i grandi, Storia contemporanea, un manuale Donzelli ( L. 58.000, pp. 685). Da leggere consultando, i ragazzi, l'Atlante della storia d'Italia De Agostini (pp. 270, L. 79.000); e i grandi l'Atlante dela storia d'Europa Zanichelli (pp. 352, L.88.000). Da accompagnare alla Storia del capitanano, curata da Fabri(Donzelli, pp. 634, L. svolte dell'economia da a quelle della politica internazionale (ad esempio: Nazioni e nazionalismi in Europa di Guy Hermet, il Mulino, L. L'occhio si lascia ipnotizzare dalla merlatura del truciolo. E il naso dal suo odore. Quando il truciolo si spezza mettendo fine airincantamento, si estrae la matita e si soffia nel buco di metallo 36.000, pp. 304) della sociologia (si vedano Le trasformazioni della famiglia nell'Europa nord-occidentale di Wally Seccombe, La Nuova Italia, L. 55.000, pp. 523. E, a proposito di intreccio tra storia, politica e ideologia: chi lo rappresenta meglio di Ernesto Che Guevara? Mito contemporaneo per intere generazioni, simbolo di speranze sessantottine, ma anche figura controversa e - per alcuni tratti della sua vita - ancora inesplorata. Troppo facile liquidarlo trasformandolo un una sorta di santo laico, di mitico liberatore. In Comparvero (Mondadori, L. 33.000, pp. 508) Jorge G. Castaneda analizza l'uomo e le sue azioni, senza cadute di tono, senza lasciarsi abbagliare dalla retorica rivoluzionaria. a cura di Gian Luigi Savio LA LETTERA A UN AMICO EBREO QUANDO ci si addentra in un argomento sovraccarico di tabù e interdetti il pericolo è che ne scaturisca un linguaggio allusivo e obliquo, reticente ed elusivo. In questo riuscitissimo esercizio di «saggismo breve» che è la Lettera a un amico ebreo pubblicato dalla Longanesi (pp. 152, L. 25.000) la scrittura, pur inerpicandosi per sentieri impervi e culturalmente scottanti, conserva invece quel tratto di linearità, di freschezza e insieme di densità che è proprio degli articoli e dei libri di un «europeo» integrale qual è Sergio Romano. Un autore coraggioso, che non rinuncia all'idea che la missione dello storico sia quellqa di ricercare, interpretare, connettere fatti e concetti senza soggezione per tesi prefissate e sentenze che l'opinione corrente considera inappellabili. In particolare, in un libro che prende di petto una delle più immani tragedie che abbiano colpito e umiliato la «civilissima» Europa, lo sterminio degli ebrei perpetrato dal nazismo. Romano spiega perché sia indispensabile «desacralizzare» la memoria del genocidio per restituire alla storia, ai suoi nessi e alla sua complessa causalità, eventi che vanno studiati «ponendo domande talvolta, almeno in apparenza, sgradevoli e imbarazzanti» anche a costo di attirarsi, come già sta accadendo, le ingiuste accuse di quelli che Romano forse definirebbe i «canonizzatori» della storia. Pierluigi Battista IL CONTINENTE EMERSO DAGLI ARCI IIVI SOVIETICI UANDO cadde il muro di Berlino molti scrissero che le due Europe si erano finalmente riunite. Ma il muro e il sipario di ferro sono soltanto «metafore». La vera divisione dell'Europa fu anzitutto ideologica e religiosa. Siamo stati divisi perché molti europei credettero lungamente e ciecamente che il comunismo fosse la salvezza dell'umanità, che l'Urss fosse la sua incarnazione terrena, che Stalin e i suoi successori fossero i redentori dei popoli oppressi. Per rimuovere questo muro, molto più alto e profondo di quello che attraversò Berlino per quasi trent'anni, occorre ricostruire i fatti e comprenderne i protagonisti. L'apertura degli archivi sovietici equivale, per molti aspetti, alla scoperta di un nuovo continente. Elena AgaRossi e Victor Zaslavsky vi hanno trovato la traccia dei quotidiani contatti che la dirigenza del partito comunista italiano ebbe con l'ambasciata sovietica e con i dirigenti del Pcus dalla fine della guerra sino alla morte di Stalin. I temi dei contatti, su cui l'ambasciatore mandava a Mosca continui rapporti, sono quelli che dominavano allora la vita politica italiana: la partecipazione del Pei al governo, i prigionieri italiani in Urss, Trieste, il piano Marshall, le elezioni del 1948. Questa qotidiana familiarità tra il Pei e l'Urss fu per morti anni anni il «muro di Berlino» della politica italiana. Il libro di Elena AgaRossi e Victor Zaslavsky (Togliatti e Stalin, Il Mulino, PP.312, L 38.000) contribuisce a rimuovere quel muro con l'unico strumento di cui dispongano gli storici: la ricerca della verità. Sergio Romano